Christian Scott, lo abbiamo detto e ridetto, è passato dall’Italia proprio ora per tre concerti a cui nessuno di noi, purtroppo, ha potuto assistere. Tuttavia, con un po’ di contatti via email e Facebook, siamo riusciti per lo meno ad organizzare un’intervista telefonica durante una pausa del soundcheck della data bolognese al Bravo Caffé. Dieci minuti scarsi, ma Christian si è dimostrato simpatico ed interessante. Nella speranza di bissare il prossimo luglio, quando tornerà per suonare in un festival (non sappiamo ancora quale), ecco il risultato della chiacchierata. (Continua a leggere)
L’amatissimo jazzista Miles Davis è considerato uno dei musicisti più influenti del ventesimo secolo. Assieme suoi vari gruppi, è stato alla guida di molti dei più importanti sviluppi nella musica jazz. Nel 2006 Davis è entrato nella Rock’n'Roll Hall Of Fame, riconosciuto come “una delle figure chiave della storia del jazz”. Dopo la scomparsa, avvenuta il 28 settembre 1991, la sua famiglia ha fatto in modo di tenerne in vita il nome e l’opera musicale. (Continua a leggere)
No, non stiamo invitando nessuno a uccidere i propri figli, nè lo sta facendo Caterina Palazzi. L’infanticidio che dà il titolo all’atteso secondo album della contrabbassista romana (che le è persino costato un temporaneo ban dal circuito iTunes!) è puramente metaforico (“…inteso quindi come perdita di un’ingenuità ludica e fanciullesca in ragione di una maturità turbolenta e spesso amara”, specificava lei stessa in un comunicato di qualche tempo fa). Per la cronaca, si tratta di una delle migliori uscite dell’anno, clamorosa sintesi di free jazz, prog, noise rock, psichedelia e atmosfere da colonna sonora anni ’70. Chi ha amato le sonorità calme e “notturne” del predecessore ‘Sudoku Killer’ (distante ormai 5 anni) potrebbe restare spiazzato, ma la sterzata stilistica di Caterina e i suoi (i fidi Giacomo Ancillotto e Maurizio Chiavaro, rispettivamente chitarra e batteria, più il nuovo arrivato Antonio Raia al sax tenore) è ricchissima di idee e non deluderà i più avvezzi alle sonorità “di confine”. Troppo rock per il jazz? Troppo jazz per il rock? Per quanto ci riguarda, si tratta di quesiti sterili: ‘Infanticide’ è solo ottima musica. Scusate se è poco. (Continua a leggere)
Autore di uno dei più bei dischi del 2015, EJ Strickland è uno dei più bravi e interessanti batteristi di oggi, tanto richiesto in giro quanto inconfondibile. Assieme al gemello sassofonista Marcus, uno dei nomi su cui puntare per il presente e il futuro di questa musica. E come spesso succede, EJ è pure una persona molto gentile e accetta di buon grado qualche domanda! (Continua a leggere)
Il nome di Jaleel Shaw non sarà nuovo ai lettori più attenti, che hanno potuto ammirare le grandi qualità del sassofonista americano in diverse occasioni e contesti. Nel 2013 è uscito il suo terzo, ottimo album, ‘The Soundtrack Of Things To Come’, fra poco avremo occasione di sentirlo nella nuova formazione di Tom Harrell, quindi quale occasione migliore per scambiarci qualche parola? (Continua a leggere)
I CD stanno in un cartoncino dentro una busta di plastica, semplice…anche troppo! Ma se il packaging non è dei più lussuosi, se il numero di copie è limitato, se non ci si può permettere lo studio di Abbey Road, se oltre alla musica bisogna curare anche la grafica… pazienza. I margini entro cui si muove Luca Pissavini (contrabbassista e fondatore della piccola ma prestigiosa Bunch Records) sono stretti in questi tempi di melma, ma visto che la musica proposta è buona, allora tutti i limiti si tramutano in spezie… e aggiungono sapore a un buon piatto. Ho incontrato e conosciuto quest’omone lombardo al quale mi è sembrato interessante porre alcune domande.
Parlaci un po della Bunch Records. Vorremmo sapere da quanto tempo è attiva, quanti e quali lavori ha pubblicato, se c’è o meno una direzione musicale o un’idea di fondo, chi sono i musicisti presenti in catalogo, come avviene la distribuzione.
Ciao caro Carlo, innanzitutto grazie per la possibilità di parlare di BUNCH Records! L’etichetta nasce all’incirca a Marzo 2013 da un’idea folle: avevo dei dischi miei da pubblicare, ma le proposte artistiche di varie etichette non mi soddisfacevano – la sparo forte – sia per tempistiche che per soldi da investire. Ho deciso così di mettermi in proprio, stare ai miei tempi e alle mie possibilità, decidendo quando e come far uscire i miei progetti. Finora abbiamo pubblicato otto lavori, che potete trovare ed ascoltare sul sito; dico “abbiamo” perché la musica ė di chi la scrive e la suona, e quando si pubblica per BUNCH Records ci si prende le proprie responsabilità. Riguardo ai musicisti ti dico la verità: sono amici, compagni d’avventura, colleghi, matti, sognatori, performer e geni, che come me hanno creduto nell’autoproduzione e nella diffusione dal basso, facendo concerti e macinando chilometri, come si faceva una volta. (Continua a leggere)
Fisico da wrestler e risata dirompente, Arnold Strickland è un chitarrista jazz newyorkese che NON è parente dei gemelli Marcus e EJ, ed è impegnato in moltissimi progetti… ma molto probabilmente non avete mai sentito parlare di lui! Questo, comunque, non è un buon motivo per ignorarlo, visto che il buon Arnold, conosciuto tramite amicizie in comune, ha molte cose interessanti da dire ed è pure molto affezionato all’Italia. (Continua a leggere)
Quello di Dario Germani, contrabbassista laziale, è un trio pianoless (oltre al titolare: Stefano Preziosi al contralto, Luigi Del Prete alla batteria e l’ospite Max Ionata al tenore) che si muove con disinvoltura tra cool jazz e bop, proponendo, oltre a un pugno di originali, una serie di riletture per nulla ovvie (pescate dai repertori di monumenti come Paul Desmond, Bud Powell, Monk, Yusef Lateef e Miles Davis). Dell’ottimo esordio ‘For Life’ (Tosky Records) vi abbiamo già ampiamente detto in sede di recensione: ora è il momento di porre qualche domanda per conoscerlo meglio.
Ascoltando ‘For Life’ non si direbbe, ma nasci come musicista rock. Raccontaci il tuo percorso musicale: come sei arrivato infine al jazz?
Ho iniziato suonando musica rock con il basso elettrico, strumento che avevo iniziato a studiare con il maestro Gianluca Renzi, per poi passare al contrabbasso, sempre parallelamente agli studi classici. All’inizio il jazz mi interessava solo come studio, poi si è trasformato in una vera e propria passione per la vita. Il jazz è un viaggio infinito senza ritorno, secondo me. (Continua a leggere)
JD Allen torna nuovamente sulle nostre webpagine con un’intervista, si spera, interessante, a poco più di una settimana dalla recensione dell’eccellente ‘Grace’. Il sassofonista di Detroit è uno dei migliori musicisti dalla sua generazione, e pure il coraggio non gli manca: non tutti, forse, avrebbero messo da parte un trio così lodato e di (relativo) successo come il suo per la paura di essere entrato in una routine di lusso. JD ha preferito mettere da parte, per il momento, Gregg August (basso) e Rudy Royston (batteria) per concentrarsi su un gruppo e una musica completamente nuovi. Visti i risultati, non gli diremo certo di aver sbagliato! E quindi leggiamo volentieri le parole di questo musicista serio e simpatico, a tratti brusco, che non parla e non suona mai invano. (Continua a leggere)
A poca distanza dalla recensione dell’ottimo ‘Take A Little Trip’, Jason Palmer ha risposto gentilmente alle nostre domande svelando parecchie cose interessanti. Il giovane trombettista è una delle stelle in ascesa del panorama americano e finora non ha sbagliato una mossa – inclusa pure la partecipazione in veste di protagonista al film indipendente ‘Guy And Madeline On A Park Bench’, che ci riproponiamo di visionare. (Continua a leggere)