FREE FALL JAZZ

È uscito il secondo album de Lostinwhite, al secolo Vittorio Bianchi, pianista, compositore e produttore bresciano.

Subito s’intuisce la ricerca di un linguaggio che sappia unire e mescolare i diversi stili della musica black.

La tradizione Jazz rimane in sottofondo, soprattutto nella pronuncia delle frasi musicali e nei momenti improvvisati. L’ambiente sonoro è quello dell’ Acid Jazz e del Jazz Soul che si sta affermando sempre di più nel mondo anglosassone e, soprattutto, nella East Coast statunitense.

I suoni sono tipici da club, molto curati e addolciti da scelte timbriche ben studiate, caratterizzate da voci armonizzate con sapienza e dall’inconfondibile suono, dovremmo dire marchio, del fender rhodes.

Punti di forza sono gli arrangiamenti dei fiati, efficaci e mai banali, ben impastati con il piano elettrico e le tastiere, valore aggiunto in tutti i brani.

Motore delle composizioni è la sezione ritmica, ispirata al funk, molto precisa e trascinante, dà la sonorità a tutta l’opera ed è punto di forza sia nei momenti cantati che strumentali.

Le linee vocali sono tipiche del genere, molto sincopate e giocate sugli anticipi e ben si sposano con il groove proposto.

Rispetto al primo lavoro, questo appare più influenzato dalla musica dance, tutte le tracce sono ballabili e non sfigurerebbero in un dance club.

Ottimi i momenti improvvisati, altro punto di forza e che dimostra maggiore maturità del progetto.

Cinque tracce, quattro cantate, una strumentale (la migliore per chi scrive) e un remix: un’ottima contaminazione di stili, generi e approcci musicali.

Il profilo commerciale molto accentuato non inquina la qualità del prodotto e non condiziona il messaggio artistico di Vittorio Bianchi, che ci propone un lavoro dal sapore internazionale e che ci fa conoscere un lato del Jazz e della black music di cui la nostra nazione ha bisogno.

 

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