L’influenza di Wayne Shorter in veste di improvvisatore sulle più recenti generazioni di sassofonisti è vasta ed evidente. Il suono, il senso del ritmo, il fraseggio e la scelta delle note lo identificano facilmente e lo caratterizzano per originalità ed ingegno.
Non da meno è tuttavia valutabile il suo ruolo oggi in termini di composizione, presentando un consistente book di almeno 180 composizioni, alcune delle quali sono divenute veri e propri classici frequentati ormai da una moltitudine di improvvisatori, dediti ai più svariati strumenti solistici. Molti sono già gli interi lavori discografici in circolazione a lui dedicati.
Per quanto nel jazz la separazione tra composizione e improvvisazione presenti un confine relativamente labile (più correttamente forse si dovrebbe distinguere tra composizione scritta e quella “istantanea”, che è propria dell’improvvisazione), non sono poi molti i musicisti del jazz moderno e contemporaneo che possono vantare di essere considerati dei grandi ed influenti compositori. Al di là di Duke Ellington, che ne è il principe per quantità e qualità del materiale prodotto, ma che ha attraversato pressoché tutte le stagioni jazzistiche, sin dagli inizi, i nomi che si possono fare in tal senso emersi nel dopoguerra sono probabilmente solo quelli di Thelonious Monk, Horace Silver, Benny Golson e, appunto, Wayne Shorter.
Nella sua carriera, ha suonato con grandi come Art Blakey, John Coltrane, Miles Davis e Herbie Hancock, ed è stato co-fondatore di Weather Report. Nove volte vincitore del Grammy Award, Shorter è stato nominato nel 1998 Master Jazz dal National Endowment for the Arts.
Qualche tempo fa, in vista della scrittura di un saggio sul tema, mi sono preso la briga di andare a spulciare le sue composizioni che ho in discoteca e che fanno di Shorter un gigante del jazz contemporaneo, la cui grandezza forse non è stata ancora misurata appieno. Vi propongo perciò l’elenco che avevo determinato, con aggiunti i link per l’ascolto dei brani, naturalmente dove è stato possibile rintracciarli in rete. Può essere che mi sia sfuggito qualcosa, comunque non credo moltissimo. In ogni caso quelle riportate penso siano più che sufficienti ad avvalorare la tesi esposta. Si evince abbastanza chiaramente che il suo periodo più fertile è stato quello degli anni ’60, mentre quello degli anni ’80, in particolare quello dopo lo scioglimento dei Weather Report il più debole.
Per il saggio vedremo come e quando col tempo, perché non è uno scherzo andare ad analizzare la sua vasta opera e il suo contributo.
Elenco Composizioni
Esordi in VEE Jay:
Con I Jazz Messengers:
Da Leader BLUE NOTE:
Con Miles Davis:
Con Freddie Hubbard
Con Lee Morgan:
Da Leader nel 1975:
Con Weather Report:
Mlky Way e Umbrellas (co-autore)
Brown Street (con Zawinul)
The Well (con Zawinul)
Da leader dagli anni ’80 in avanti:
Atlantis -1985
Endangered Species (Shorter e Vitarelli)
When You Dream (E. Lee e Shorter)
Phantom Navigator -1987
Joy Rider - 1988
Cathay
Over Shadow Hill Way
Anthem
High Life 1996
Midnight in Carlotta’s Hair
1+1- 1997
Visitor from nowhere (con H. Hancock)
Visitor from somewhere (con H. Hancock)
Manhattan lorelei (con H. Hancock)
Alegria - 2003
Interlude
Beyond the sound Barrier - 2005
As Far as the Eye Can See
Tinker Bell
Adventures Aboard the Golden Mean
Beyond the Sound Barrier
Whitout a Net - 2013