FREE FALL JAZZ

Wynton Marsalis's Articles

Ci sono luoghi comuni nella critica jazz nostrana che paiono servire più a farsi accettare dal “branco” che a qualificarsi per competenze in materia. Ciò succede per diverse ragioni che qui non possiamo seriamente analizzare, ma la principale delle quali pare andare oltre il jazz ed essere legata alla diffusa abitudine nel nostro paese di conformarsi a certo sentire comune, se non ad un vero e proprio pensiero unico. Curioso atteggiamento questo da mostrare verso una musica che ha fatto storicamente dell’anticonformismo una sua ragion d’essere. La radice autentica del problema temo però che sia da ricercare in un ambiente intorno a questa musica decisamente invecchiato, divenuto troppo ristretto, autoreferenziale e fermo a schemi critici che paiono ormai abbondantemente superati e sostanzialmente fallaci, nonostante si pretenda di farli sembrare ancora “aggiornati”. (Continua a leggere)

rosaparks_h0050dei

In questi giorni si è letto davvero uno sproposito di omaggi e articoli per celebrare l’anniversario della nascita di John Coltrane. Tutto molto bello, cioè no, mica tanto, perché se ne sono lette di tutti i colori. Leggendo in particolare un lungo articolo su A Love Supreme (tema peraltro davvero scontato e troppo inflazionato per mettere in rilievo la sua figura), mi sembrava di leggere per il tipo di linguaggio usato uno scritto di 40 anni fa, rendendomi conto una volta di più di quanto la prevalente narrazione italica sul jazz sia ancora condizionata e viziata da argomentazioni obsolete di stampo ideologico, zeppe di pregiudizi, stereotipi e cliché critici ormai desueti. Ad esempio, su come siano da intendere concetti come “tradizione” e “avanguardia” nella cultura musicale africano-americana, che mi pare continui ad essere vista solo sotto uno stantio filtro eurocentrico chiaramente distorcente, condito pure con discrete dosi di inconsapevole razzismo. (Continua a leggere)

Proprio adesso il buon Wynton si accinge a suonare dal vivo a Festival di Marciac, accompagnato dal suo ben noto quintetto. Ciancio alle bande, alzate il volume!


Ali Jackson è noto innanzitutto per essere il batterista di Wynton Marsalis da oltre dieci anni, nel quintetto come nell’orchestra. Come tutti i musicisti scoperti da Marsalis, si tratta di un grande talento, con uno stile caratterizzato dal sapiente uso di poliritmi e colori che rendono le parti di batteria quasi melodiche, per non dire cantabili. ‘Amalgamations’ è la prima sortita da leader di Jackson, all’insegna della completa libertà. Qualcuno potrebbe pensare, malignamente, ad una parata di assoli su una serie di chorus e tanti saluti. Il pericolo è scongiurato, però, sia per i nomi presenti (oltre a Marsalis, ci sono assi come Aaron Goldberg, Carlos Henriquez, JD Allen, Jonathan Baptiste, Omer Avital e altri ancora), sia per un repertorio estremamente vario, intrepretato di volta in volta da singolari raggruppamenti di strumentisti. (Continua a leggere)

Il 12 aprile 2014 Wynton Marsalis e la JLCO hanno suonato un intero set dedicato all’opera di Dave Brubeck, rileggendo la musica del geniale pianista e compositore con nuovi, interessanti arrangiamenti e tanta energia. Possiamo pure noi godere dello spettacolo al Rose Theatre, per fortuna, con questa bella registrazione!


In un periodo dominato in ambito di musiche improvvisate da un termine abbastanza improprio e abusato come quello di “contaminazioni”, utilizzato per specificare, in modo peraltro approssimativo, l’attuale tendenza del jazz verso una commistione di generi diversi, ecco un musicista che davvero riesce a raggiungere in un tale ambito risultati musicalmente interessanti, senza mostrare pretenziosi e velleitari ”evoluzionismi”, o forzature di sorta, agendo con assoluta proprietà dei linguaggi di cui dispone e che, d’altra parte, quasi certamente risulterà misconosciuto alla gran parte dei jazzofili nostrani, per lo più presi oggi da superficiali eclettismi e proposte pseudo-jazzistiche, sempre più distanti dal contesto linguistico di riferimento, soprattutto sul piano ritmico. (Continua a leggere)

Riemergiamo solo per un attimo dall’abbiocco per proporvi un bel filmatino. Il super settetto anni ’90 di Wynton Marsalis, riunitosi per alcuni show intorno al Natale 2013, suonava ‘Brake’s Sake’ di Thelonious Monk esattamente un anno fa: un bel modo di festeggiare il giorno di S.Stefano!


Wynton Marsalis ha dedicato quattro serate dello scorso dicembre a riportare in vita il suo fantastico settetto degli anni ’90, una formazione illuminata che ancora attende la necessaria valutazione critica. La splendida esecuzione di ‘Double Rondo On The River’ che sgue, intanto, potrebbe ravvivare l’interesse dei lettori di passaggio.


Jazz At Lincoln Center. Inizialmente si trattava di una rassegna di concerti al Lincoln Center di New York, cominciata nel 1987. (Continua a leggere)

Nel 2002 il quintetto di Wynton Marsalis, aumentato dai percussionisti Rob Rucker e Orlando Rordriguez, si è esibito nel piccolo spazio dell’House Of Tribes di fronte ad una cinquantina di persone. La performance è stata documentata nell’eccellente disco dal vivo ‘Live At The House Of Tribes’ del 2005, ma esiste pure un altro set, inciso lo stesso giorno, su YouTube – quello che vi proponiamo oggi. Sei standard, reinventati con dosi da cavallo di classe e fantasia.