FREE FALL JAZZ

banchetti luculliani's Articles

Ci sono luoghi comuni nella critica jazz nostrana che paiono servire più a farsi accettare dal “branco” che a qualificarsi per competenze in materia. Ciò succede per diverse ragioni che qui non possiamo seriamente analizzare, ma la principale delle quali pare andare oltre il jazz ed essere legata alla diffusa abitudine nel nostro paese di conformarsi a certo sentire comune, se non ad un vero e proprio pensiero unico. Curioso atteggiamento questo da mostrare verso una musica che ha fatto storicamente dell’anticonformismo una sua ragion d’essere. La radice autentica del problema temo però che sia da ricercare in un ambiente intorno a questa musica decisamente invecchiato, divenuto troppo ristretto, autoreferenziale e fermo a schemi critici che paiono ormai abbondantemente superati e sostanzialmente fallaci, nonostante si pretenda di farli sembrare ancora “aggiornati”. (Continua a leggere)

A differenza di molti musicisti americani che, quale che sia la loro provenienza, si sono spostati a New York, Kamasi Washington continua a far base nella natia Los Angeles. Il grosso della sua attività, negli ultimi anni, si è svolto nell’ambito dell’hip-hop e del soul, sia sul palco che in studio. Ha lavorato infatti con Lauryn Hill, Snoop Dog, Chaka Khan, Flying Lotus, e di recente ha arrangiato gli archi del celebratissimo ‘To Pimp A Butterlfy’ di Kendrick Lamar. Ora Kamasi Washington debutta con un triplo cd, chiamato non a caso ‘The Epic’; pubblica Brainfeeder, etichetta hip-hop ed elettronica fondata dal summenzionato Flying Lotus, produttore e musicista di grande talento nonché nipote di Marilyn McLeod, autrice della Motown la cui sorella si chiamava Alice, notissima come valida pianista jazz nonché… seconda moglie di John Coltrane. (Continua a leggere)

Il vulcanico batterista Gerald Cleaver non è un tipo da starsene fermo troppo a lungo, e difatti eccolo qui con una nuovissima band che parte dal jazz per poi spingersi in altre direzioni. Black Host è il nome del suo nuovo collettivo, un quintetto di cui fanno parte Darius Jones (contralto), Brandon Seabrook (chitarra), Cooper-Moore (piano e synth) e Pascal Niggenkemper (contrabbasso) in cui convivono diverse anime: oltre al jazz infatti trovano posto math-rock, noise, psichedelia ed elettronica che si combinano in una serie di lunghi brani, per  settantasette minuti di musica spigolosa e imperscrutabile. Ogni pezzo è stato scritto da Cleaver, che però lascia ampio spazio ai suoi compagni per esprimersi ed interagire secondo modalità non sempre chiare nè evidenti. (Continua a leggere)