Il dramma vero è che quest’anno non c’è in TV il capodanno con Gigi D’Alessio. La tristezza però passa in fretta, poiché su Italia1 ci saranno in sequenza i primi due film di Fantozzi, e quindi tutto sommato è un upgrade: non ce ne voglia il buon Gigi, ma il maestro Canello e Pasquale Coppola sono un’altra cosa. Un posticino per le tastierone anni ’80 del nostro Final Countdown, però, come di consueto c’è sempre. ‘And Then There Were Three’ cantava uno dei gruppi più amati dal nostro egregio Negrodeath, e quest’anno proprio in tre siamo rimasti a compilare questo piccolo riepilogo di fine anno. Free Fall Jazz, però, è l’unico posto in cui gli assenti non hanno mai torto, e quindi anche chi, per un motivo o l’altro, oggi è missing in action resta sempre una persona serissima e rispettabile, già lo sapete. (Continua a leggere)
Non si scappa: anche quest’anno il 31 Dicembre su FFJ dobbiamo celebrare al ritmo di tastierone anni ’80 suonate da platinati capelloni svedesi. Anche perchè personalmente, per una serie di interminabili impegni collaterali, quest’anno ho imbrattato pochissimo queste pagine virtuali, dunque a scrivere almeno queste righe consuete ci tenevo particolarmente. Le “non regole” su cui ci basiamo per la compilazione delle classifiche dei nostri dischi preferiti sono le solite e probabilmente le avrete imparate, ma è bene ribadire: numero di preferenze variabile, categorie un po’ a discrezione di ciascuno. Ovviamente chi per un motivo o per l’altro non ha partecipato, è sempre parte della nostra insolita famiglia. (Continua a leggere)
Puntuali come le tasse (o come le farneticazioni di Renzo Arbore sulle profonde radici siciliane del jazz) anche quest’anno eccoci al consueto riepilogo del 31 Dicembre. Le “non regole” sono le solite: numero di preferenze variabile, categorie un po’ a discrezione di ciascuno. Ovviamente chi per un motivo o per l’altro non ha partecipato, è sempre parte della nostra insolita famiglia. (Continua a leggere)
Da quando siamo online (ormai tre anni e rotti, il tempo è volato!), questo è stato il Final Countdown più difficile da compilare. Non perché l’annata sia stata particolarmente negativa, anzi, pur non facendoci gridare al miracolo, abbiamo ascoltato diversi ottimi dischi, bensì per mere regioni tecnico/logistiche. Non starò qui a tediarvi con la storia della mia vita, ma sono nel mezzo di un trasloco (che si concluderà tra una settimana) e quando mi sono seduto al PC per compilare questo post ho scoperto che era appena avvenuto lo switch della connessione internet dal vecchio indirizzo a quello in cui mi trasferirò a breve, ecco quindi spiegato perché non le avete viste online già questa mattina. Ovviamente le poll seguono le nostre consuete “non regole”: minimo 5 massimo 12 preferenze, più nomination facoltative per i peggiori, le ristampe o quant’altro. Come sempre, chi non si è espresso (per scelta, per indigestione di panettoni e quant’altro) resta comunque parte della nostra scombinata famigliola di amanti del jazz.
L’analisi dei voti non lascia spazio quasi ad alcun dubbio: la “svolta ECM” di Vijay Iyer non è piaciuta quasi a nessuno e lo sberleffo pubblico nasce soprattutto con la speranza di rivederlo presto con un disco che lo riqualifichi ai nostri occhi. Noi ci crediamo: d’altronde, se uno scivolone ci può anche stare, sembra assai più improbabile che uno dei migliori pianisti di nuova generazione si trasformi in un brocco da un anno all’altro. Chi invece trionfa nettamente è Steve Lehman, che fa cappotto e si becca cinque preferenze su cinque, confermandosi tra i migliori compositori attualmente in circolazione. Alle sue spalle si piazza un veterano ancora in formissima come Wadada Leo Smith, che si prende tre preferenze con l’ambizioso ‘The Great Lakes Suite’ e anche due con ‘Red Hill’, in comunione con Jamie Saft, Joe Morris e Balázs Pándi. Tre preferenze anche per l’ottimo Orrin Evans, ormai una conferma più che una sorpresa. Il resto potete leggerlo qui sotto, tra un pandoro, uno spumante e un trenino al ritmo di Meu Amigo Charlie Brown (o del clamoroso Capodanno con Gigi tra poche ore in TV). All’anno prossimo! (Continua a leggere)
Natale, tempo di riunioni familiari e spesso di devastanti abbuffate attorno a tavole imbandite. Non so voi, ma tutti gli anni qualcuno, tra amici e parenti, mi chiede di preparare o suggerire qualche colonna sonora adatta al cosiddetto “spirito natalizio” e di solito lo faccio volentieri, mettendoci l’ingrediente del jazz. Ho suggerito allora agli amici di Free Fall Jazz l’idea di estendere il servizio anche per i lettori del blog, giusto per fornire qualche spunto di possibile utilità. Per l’occasione ho scelto una decina di dischi con qualche link di prova, per poter fare un assaggio, come se si fosse in qualche gastronomia per l’acquisto di qualche leccornia tipica da proporre nel menu natalizio. (Continua a leggere)
Anche stavolta salutiamo l’anno che se ne va citando quei cari capelloni svedesi le cui tastiere questa sera non mancheranno di strombazzare un po’ ovunque (ammesso che le tastiere possano “strombazzare”). E dunque rieccoci qui a celebrare chi si è distinto nel jazz dei 12 mesi appena trascorsi, non solo in campo strettamente musicale, ma anche “dall’altra parte della barricata”. Abbiamo infatti deciso di votare il miglior esperto/critico del settore, e, con un autentico plebiscito di voti, la palma se l’è aggiudicata ovviamente Renzo Arbore, uno che sa parlare della musica che ci piace senza mai cedere alla tentazione del revisionismo spicciolo. (Continua a leggere)
The 6th Floor è un blog presente sul sito del New York Times in cui i vari membri dello staff del celebre quotidiano pubblicano articoli, link, curiosità e quant’altro. In scia all’uscita di ‘Spirit Fiction’, suo primo album per la Blue Note, il “sesto piano” ospita Ravi Coltrane, che propone, snocciolando anche commenti e qualche aneddoto, una playlist dei suoi dieci brani preferiti in cui suonano suo padre e/o sua madre (e, se dobbiamo dirvi chi sono, vuol dire che siete capitati su queste pagine per sbaglio cercando zozzerie o i Robinson su Google). Potete leggere/ascoltare il tutto a questo link.
Playlist succose questa settimana: dal divertente video scelto da Carlo Cimino alla chicca del “recente acquisto” Mau, che propone un video di Neneh Cherry & The Thing girato da lui stesso al festival di Ljubljana. Per il resto, cose ottime come sempre: buon ascolto, se il caldo non vi ha ancora liquefatti. O se siete con il cellulare sotto l’ombrellone.
Carlo Cimino
VICTOR BORGE
Dinahrose
PHILLY JOE JONES - Mo’ Joe (1968)
Lo scorso weekend abbiamo preferito dare spazio ai cartoni animati, quello precedente si era in giro per concerti, e dunque i nostri consigli non richiesti arrivano un po’ in ritardo questo mese. Ecco cosa è girato di più nelle nostre orecchie nei trenta giorni precedenti.
Dinahrose
JOHN MCLAUGHLIN - Devotion (1970)
Le strizzate d’occhio tra musica jazz e cartoni animati sono qualcosa che parte molto da lontano: si pensi a Benny Goodman che partecipa alla colonna sonora del ‘Musica Maestro’ di Disney (1946) o a Louis Armstrong che, in carne ed ossa, introduce un episodio di Betty Boop (addirittura 1932). Noi, senza pretese esaustive (ci mancherebbe), vogliamo giocare “all’inverso” e, anzichè citare gli innumerevoli jazzisti che si sono prestati ai disegni animati, peschiamo tre cartoni che si sono prestati al jazz. Lo sappiamo, ci sarebbero anche gli Aristogatti: nulla contro di loro, anzi, ma sarebbe stata una scelta fin troppo ovvia. E poi ‘Tutti Quanti Voglion Fare Jazz’ ci ha abbondantemente scorticato le sfere del dragone. (Continua a leggere)