Di Tex Allen si era già detto qualche tempo fa, in occasione del recupero di ‘Blue Autumn’ a firma Nat Adderley, album nel quale uno dei pezzi migliori, ‘The Fifth Labor Of Hercules’, portava proprio la firma di questo compositore di Houston dal background poco pubblicizzato ma valoroso: anni di studi, dozzine su dozzine di concerti macinati prima nel suo Texas (quasi sempre alla tromba, pur essendo anche abile pianista), poi nell’adottiva New York City, dove ebbe la prima grande occasione nell’orchestra di Gil Evans (sull’ottimo ‘Svengali’, 1973). La partecipazione prestigiosa non si rivelò il trampolino sperato, complice anche un carattere poco incline a compromessi (“Non ho mai sacrificato la mia musica nel nome del business”, diceva) con il quale, sgomitando sgomitando, riuscì tuttavia a ritagliarsi un’onestissima carriera da mediano, sia componendo per altri, che sui palchi della grande mela. (Continua a leggere)
Che ogni scusa sia buona per dedicare un po’ di spazio a Bill Cosby ormai lo avrete capito. Come spiegavamo qualche mese fa, l’ex Dottor Robinson continua a girare in tour per l’America con i suoi spettacoli di stand up comedy. Proprio questa sera ne terrà uno, un benefit, presso il SFJazz Center: si tratta della nuova sala da concerti della SFJazz Organization di, appunto, San Francisco, nella quale Bill Cosby ha presentato la serata di inaugurazione lo scorso Gennaio. In occasione di questo nuovo appuntamento, lo showman americano ha rilasciato un’interessante intervista “a tema jazz” sulle pagine di MercuryNews nella quale spazia in lungo e in largo tra passato e presente, cercando persino di argomentare il suo supporto alla controversa campagna di Nicholas Payton per sostituire il termine “jazz” con la definizione “black american music”. Di seguito ve ne proponiamo la traduzione in italiano.
Parlaci di qualcuno dei tuoi musicisti preferiti.
Miles ce l’ho nel cuore, così come Philly Joe Jones. E anche Freddie Hubbard: lo amavo. Amavo quel che pensava e ciò che stava cercando di fare. Ho sempre pensato che se non avesse bruciato le sue capacità sarebbe potuto diventare per la tromba ciò che Coltrane rappresenta per il sax tenore. (Continua a leggere)
Tra pochi giorni, per la precisione il 15 e il 16 Giugno, sul palco dell’Hollywood Bowl di Los Angeles sfileranno, come di consueto, gli artisti dell’edizione 2013 del Playboy Jazz Festival. Rispetto agli altri anni, però, mancherà lo storico presentatore. Bill Cosby, in carica nel ruolo dal 1979, lo scorso anno ha deciso di farsi da parte: al suo posto ci sarà George Lopez (voce di Puffo Brontolone nei film americani, tra le altre cose). “Il signor Cosby mi ha dato la sua benedizione - spiega - Mi ha chiesto di essere presente, attento e di dare il giusto riconoscimento ai musicisti che si distinguono per le migliori performance, ma anche di dar loro una mano a trascinare lo show e intrattenere la gente. Credo di potercela fare”. (Continua a leggere)
No, non è una notizia musicale, ma lo sapete: Bill Cosby è un po’ il nostro padre spirituale, non possiamo far passare il tutto sotto silenzio. Voialtri affezionati avrete senz’altro ben presente i sobrissimi maglioni sfoggiati in TV dall’ex Dr. Robinson: il nuovissimo sondaggio (round 1, a eliminazione) presente sul sito ufficiale dell’attore americano chiede proprio di votare il migliore tra ben 24 nomination. Tutto bello, tutto giusto, non fosse che in mezzo a tanto ben di Dio hanno cercato di insabbiare alcuni veri capolavori (Continua a leggere)
Le strizzate d’occhio tra musica jazz e cartoni animati sono qualcosa che parte molto da lontano: si pensi a Benny Goodman che partecipa alla colonna sonora del ‘Musica Maestro’ di Disney (1946) o a Louis Armstrong che, in carne ed ossa, introduce un episodio di Betty Boop (addirittura 1932). Noi, senza pretese esaustive (ci mancherebbe), vogliamo giocare “all’inverso” e, anzichè citare gli innumerevoli jazzisti che si sono prestati ai disegni animati, peschiamo tre cartoni che si sono prestati al jazz. Lo sappiamo, ci sarebbero anche gli Aristogatti: nulla contro di loro, anzi, ma sarebbe stata una scelta fin troppo ovvia. E poi ‘Tutti Quanti Voglion Fare Jazz’ ci ha abbondantemente scorticato le sfere del dragone. (Continua a leggere)
Ancora Bill Cosby? Eh, oh, ci garba. Poi l’alternativa sarebbe guardarvi il concertone del primo Maggio in TV, se proprio ci tenete. Noi non ci teniamo, ed è per questo che vi offriamo un primo Maggio “alternativo”. Siamo andati a ripescare un po’ di puntate dei Robinson con guest star dal mondo del jazz e ve le proponiamo qui di seguito, basta cliccare sui relativi titoli. Sono tutte in lingua originale, ma da una parte meglio così, ché vedere Dizzy Gillespie doppiato in italiano in effetti fa un po’ strano. Di sicuro abbiamo dimenticato qualcuno/qualcosa, d’altronde quando c’è di mezzo il buon Cosby i riferimenti alla musica di cui leggete sulle nostre pagine sono sempre tanti e pescarli tutti sarebbe stato un vero massacro. Gli episodi sono “spezzati” in più segmenti: il link di solito vi porta al primo, gli altri sono poi facilmente raggiungibili dai video correlati. Buona visione. (Continua a leggere)
1986. ‘I Robinson’ è lo show televisivo più seguito d’America (resterà al comando della classifica dei rating per quattro stagioni consecutive. Merito di Kenny?). Giuro che non lo faccio apposta a tirare in ballo Bill Cosby così puntualmente: mai come stavolta il suo telefilm è di fondamentale importanza per la storia che andiamo a raccontare. Il 15 Maggio, l’episodio finale della seconda stagione si apre con una scena del tutto ininfluente ai fini della trama: Cliff e sua moglie ascoltano una canzone e, divergenti, scommettono sull’anno dell’incisione. Si tratta di ‘An Evening In Paradise’ di Little Jimmy Scott. (Continua a leggere)
‘L’album dei Robinson’ è il titolo con cui, mi pare, a metà degli anni ’90 venivano trasmesse in TV le repliche del ben noto telefilm di Bill Cosby. L’album che interessa a noi, però, è qualcosa di più letterale: un disco vero. Che la serie avesse un legame particolare col jazz è risaputo: guest star come Dizzy Gillespie e Nancy Wilson, riferimenti plurimi nelle trame di numerosi episodi, per non parlare della sigla dell’ultima stagione, interpretata da Lester Bowie. Le premesse sarebbero persino buone, resta però un fatto quasi incontestabile: ogni volta che un personaggio più o meno noto, sia esso un attore, uno sportivo o quel che volete, si gioca la carta della musica, i risultati sono da hall of shame. L’elenco è lungo e agghiacciante: da Brian Austin Green (il David di Beverly Hills 90210) e Macho Man Randy Savage che giocano a fare i rapper, al tremebondo pop-rock latino di Abel Balbo, fino ad arrivare al re dei re, l’immarcescibile David Hasselhoff. Ci fermiamo qui per non sconfinare troppo, ma vi basti sapere che scavare in acque ancor più torbide è possibile. (Continua a leggere)
Freghiamo il nome per questa nuova rubrica più o meno regolare a uno dei dischi di Billy Cobham nella sua fase più riccardona (di cui prossimamente vi accenneremo pure in un’altra rubrica, chiediamo scusa in anticipo), nonché a un disco di Gary Burton ascrivibile, seppure in misura minore, alla medesima “categoria concettuale”: spero ci perdonino. Il nocciolo della questione è video seri per gente seria, e iniziamo la rassegna con un giovane Bill Cosby che parla di batteria jazz. Che poi è anche un modo per risarcire moralmente quelli che, come noi, sono rimasti traumatizzati nello scoprire che in America i Robinson facevano di cognome Huxtable.