FREE FALL JAZZ

Caterina Palazzi's Articles

Caterina Palazzi Sudoku Killer si esibiranno Giovedì 24 Marzo al Workout Pasubio Temporary di Parma, serata condivisa con gli ZU. Tutte le informazioni nell’immagine qui sopra (cliccate per ingrandire) e nel comunicato stampa di seguito: (Continua a leggere)

Puntuali come le tasse (o come le farneticazioni di Renzo Arbore sulle profonde radici siciliane del jazz) anche quest’anno eccoci al consueto riepilogo del 31 Dicembre. Le “non regole” sono le solite: numero di preferenze variabile, categorie un po’ a discrezione di ciascuno. Ovviamente chi per un motivo o per l’altro non ha partecipato, è sempre parte della nostra insolita famiglia. (Continua a leggere)

C’era molta attesa per ‘Infanticide’, secondo album della contrabbassista Caterina Palazzi che già si era distinta benissimo col precedente ‘Sudoku Killer’. Il nuovo disco conferma la strumentazione (anche se al sax tenore troviamo oggi Antonio Raia) e il gusto per atmosfere cupe, ambigue, al servizio di una narrazione quasi cinematografica. ‘Infanticide’ però alza il tiro, estremizzando il volume e la brutalità: il suono è fortemente caratterizzato da una chitarra elettrica sporca e fragorosa, molto vicina allo Steve Albini degli Shellac. Noise rock newyorkese sommato a moderno jazz italiano, quindi… e la cosa bella è che funziona. Tanti i momenti energici, dove pure il sax si lancia in fraseggi urlanti e acuti per reggere la forza d’urto dei riff, ma molti pure quelli di quiete, in cui riemerge quel gusto per la melodia oscuro ed inquietante dell’esordio. (Continua a leggere)

No, non stiamo invitando nessuno a uccidere i propri figli, nè lo sta facendo Caterina Palazzi. L’infanticidio che dà il titolo all’atteso secondo album della contrabbassista romana (che le è persino costato un temporaneo ban dal circuito iTunes!) è puramente metaforico (“…inteso quindi come perdita di un’ingenuità ludica e fanciullesca in ragione di una maturità turbolenta e spesso amara”, specificava lei stessa in un comunicato di qualche tempo fa). Per la cronaca, si tratta di una delle migliori uscite dell’anno, clamorosa sintesi di free jazz, prog, noise rock, psichedelia e atmosfere da colonna sonora anni ’70. Chi ha amato le sonorità calme e “notturne” del predecessore ‘Sudoku Killer’ (distante ormai 5 anni) potrebbe restare spiazzato, ma la sterzata stilistica di Caterina e i suoi (i fidi Giacomo Ancillotto e Maurizio Chiavaro, rispettivamente chitarra e batteria, più il nuovo arrivato Antonio Raia al sax tenore) è ricchissima di idee e non deluderà i più avvezzi alle sonorità “di confine”. Troppo rock per il jazz? Troppo jazz per il rock? Per quanto ci riguarda, si tratta di quesiti sterili: ‘Infanticide’ è solo ottima musica. Scusate se è poco. (Continua a leggere)

Ora che è uscitò da un po’ di tempo possiamo dirlo: ‘Infanticide’, il secondo album di Caterina Palazzi, è assolutamente una delle cose migliori ascoltate in questo scorcio di 2015. Presto approfondiremo il discorso su queste pagine, intanto la notizia è che se domenica 3 Maggio voi che leggete siete dalle parti di Roma, potrete prendere i classici due piccioni con una fava. (Continua a leggere)

Esce questa settimana ‘Infanticide’, nuovo disco della brava contrabbassista e compositrice  romana. Di sicuro ne parleremo diffusamente pure qui, fra recensioni e (speriamo) interviste. Oggi vi proponiamo un estratto dal brano ‘Hitori’. Si nota un bel taglio molto hard – al punto che sembra quasi di sentire i Tool con un robusto sax al posto della voce. La curiosità verso il resto del disco, naturalmente, è molta.


Che il secondo disco di Caterina Palazzi e del suo progetto Sudoku Killer avrebbe toccato sonorità più vicine al rock lo si intuiva già dai nuovi pezzi che stanno suonando dal vivo da un paio d’anni, dunque ascoltare l’ottimo teaser diffuso ieri in rete suona come una conferma piuttosto che una sorpresa. L’uscita è tra un mesetto circa (Gennaio 2015), ma questo già lo si sapeva. (Continua a leggere)

Caliendo è un ristorante ubicato in fondo a una strada isolata in cima a una collina. In un posto cosí mi aspettavo l’ennesima serata jazz abbinata a degustazioni enogastronomiche di qualche genere, e invece una volta tanto la location non si piega alla “cancrena” che sta prendendo sempre più piede nell’ambiente musicale nostrano: alle 22:30 precise tutti i tavoli sono completamente sgombri e l’attenzione è rivolta solo al quartetto di Caterina Palazzi, che – massima stima – attacca a suonare con una sorprendente rielaborazione del ‘Laura Palmer’s Theme’ dalla colonna sonora di Twin Peaks. É l’inizio di una prova maiuscola: i ragazzi (indisponibile Maurizio Chiavaro, sostituito egregiamente da un batterista napoletano)  suonano con l’entusiasmo e la voglia di spaccare il mondo tipica dei giovani, ma allo stesso tempo con la scioltezza e la precisione dei veterani più scafati. (Continua a leggere)

Durante la mia chiacchierata di circa un anno fa con Caterina Palazzi, una cosa mi colpì in particolare: la sicurezza con cui spiegò come, secondo lei, i nuovi brani a cui stava lavorando fossero migliori di quelli del pur ottimo debutto. Parole che non trasudavano presunzione quanto semmai vivo entusiasmo, ben distante dal classico “il nuovo disco è il migliore che abbia mai fatto” che, meccanicamente e con sempre meno convinzione, ormai tutti (o quasi) ripetono con sinistra puntualità ad ogni uscita. (Continua a leggere)

Il rischio in questi casi è di venire risucchiati dal gorgo delle frasi fatte e dei luoghi comuni: “un debutto impressionante”, “una sorpresa inaspettata”, “un talento destinato a fare strada”. In tanti anni di musica troppe volte abbiamo sentito queste frasi, molte delle quali a sproposito. Non è il caso del quartetto capitanato da Caterina Palazzi, però. La contrabbassista capitolina con ‘Sudoku Killer’ (pubblicato circa un anno fa da Zone Di Musica) fa centro già al primo colpo, mostrando una padronanza compositiva che le permette di unire sotto lo stesso tetto in maniera coerente un ventaglio di influenze quanto mai sofisticato, che al jazz (sarebbe sin troppo facile citare Haden – col Quartet West e non solo – ma il suo ascendente più d’una volta è tangibile, così come quello di Marc Johnson, almeno nei momenti più dilatati) coniuga impatto e suoni d’estrazione rock e tinge il tutto di atmosfere crepuscolari che sembrano uscire dalla colonna sonora di un film noir.  (Continua a leggere)