FREE FALL JAZZ

Caliendo è un ristorante ubicato in fondo a una strada isolata in cima a una collina. In un posto cosí mi aspettavo l’ennesima serata jazz abbinata a degustazioni enogastronomiche di qualche genere, e invece una volta tanto la location non si piega alla “cancrena” che sta prendendo sempre più piede nell’ambiente musicale nostrano: alle 22:30 precise tutti i tavoli sono completamente sgombri e l’attenzione è rivolta solo al quartetto di Caterina Palazzi, che – massima stima – attacca a suonare con una sorprendente rielaborazione del ‘Laura Palmer’s Theme’ dalla colonna sonora di Twin Peaks. É l’inizio di una prova maiuscola: i ragazzi (indisponibile Maurizio Chiavaro, sostituito egregiamente da un batterista napoletano)  suonano con l’entusiasmo e la voglia di spaccare il mondo tipica dei giovani, ma allo stesso tempo con la scioltezza e la precisione dei veterani più scafati.

La scaletta pesca a piene mani dal fortunato ‘Sudoku Killer’, ribadendo una volta di più gli “ingredienti” di uno stile composito e personale, che parte pescando ovviamente dal jazz (Mingus, citazione fin troppo facile ma doverosa, ma anche le cose più “cinematografiche” di Haden), passa per atmosfere “da film” e arriva a momenti dall’impatto ben più duro. È proprio quest’ultima caratteristica ad esaltarsi in sede live: la chitarra di Giacomo Ancillotto si abbevera da un vasto campionario di effetti e più di una volta si ritaglia spazi importanti. Sia da esempio uno dei due pezzi nuovi presentati, che parte sornione e funky, tipo colonna sonora poliziesca anni ’70 (con l’ottimo contralto di Danielle Di Majo a fare gli onori di casa), prima di sfociare in una parentesi centrale in cui si alza una coltre di distorsioni memori di certo post rock o certo shoegaze. Queste ultime influenze (che si traducono in un assolo di chitarra che coniuga ancora “rumore” e melodia) vengono a galla anche nell’altra novità, ‘Futoshiki’, già presentata da Caterina su Radio 3 con Guerrini e Bollani al Dottor Djembè, che, eseguita dalla formazione al completo, alza ulteriormente le aspettative verso un secondo album che non sappiamo ancora quando uscirà, ma, se la strada intrapresa è questa, pare avere tutti i crismi per fare ancora meglio del già ottimo debutto. Le meticolose capacità compositive della bassista d’altronde sono comprovate ed eccezionali: spesso le strutture armoniche sono piuttosto elaborate, eppure i pezzi non suonano mai ostici, anzi, grazie all’inserimento di spunti melodici accattivanti al punto giusto riescono a mantenere un’immediatezza non da poco. In definitiva, tra la migliore musica dal vivo che abbia visto quest’anno.

Penso non sia più il caso di parlare di “sorpresa” o “giovani promesse”: quando suonano dalle vostre parti disdite qualunque impegno. (Nico Toscani)

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