FREE FALL JAZZ

steve coleman's Articles

Il dramma vero è che quest’anno non c’è in TV il capodanno con Gigi D’Alessio. La tristezza però passa in fretta, poiché su Italia1 ci saranno in sequenza i primi due film di Fantozzi, e quindi tutto sommato è un upgrade: non ce ne voglia il buon Gigi, ma il maestro Canello e Pasquale Coppola sono un’altra cosa. Un posticino per le tastierone anni ’80 del nostro Final Countdown, però, come di consueto c’è sempre. ‘And Then There Were Three’ cantava uno dei gruppi più amati dal nostro egregio Negrodeath, e quest’anno proprio in tre siamo rimasti a compilare questo piccolo riepilogo di fine anno. Free Fall Jazz, però, è l’unico posto in cui gli assenti non hanno mai torto, e quindi anche chi, per un motivo o l’altro, oggi è missing in action resta sempre una persona serissima e rispettabile, già lo sapete. (Continua a leggere)

Sabato 01 aprile, per l’ultimo appuntamento firmato Crossoroads & Ferrara in Jazz, il Jazz Club Ferrara ospita Reflex, trio di uno dei sassofonisti più avvincenti e affascinanti del jazz contemporaneo, Steve Coleman. Completano la formazione Anthony Tidd al basso elettrico e Sean Rickman alla batteria. (Continua a leggere)

Non sappiamo di preciso a quando risalga questo concerto, azzardiamo la fine degli anni ’90 o l’inizio della decade successiva. In ogni caso, è molto interessante: oltre alla nutrita formazione di Steve Coleman (al piano un giovanissimo Vijay Iyer) troviamo pure il grande Sam Rivers, ospite dell’ultimo quarto d’ora. Maestri di generazioni differenti!


Puntuali come le tasse (o come le farneticazioni di Renzo Arbore sulle profonde radici siciliane del jazz) anche quest’anno eccoci al consueto riepilogo del 31 Dicembre. Le “non regole” sono le solite: numero di preferenze variabile, categorie un po’ a discrezione di ciascuno. Ovviamente chi per un motivo o per l’altro non ha partecipato, è sempre parte della nostra insolita famiglia. (Continua a leggere)

Proprio qualche giorno fa, in un dialogo virtuale tra me e altri due prodi imbrattapagine di FFJ come Negrodeath e Maurizio, si parlava delle esibizioni dal vivo di Steve Coleman, uno che si è ormai consolidato la fama di musicista capace di alternare serate superlative ad altre in cui sembra limitarsi a svolgere il compitino o poco più. Maurizio raccontava di averlo appena visto a Saalfelden in un set dall’approccio piuttosto scolastico, il che mi metteva addosso la giusta dose di ansia, visto che io Coleman avrei dovuto vederlo a Pomigliano Jazz poco dopo. Quale versione mi sarei trovato davanti? (Continua a leggere)

Dopo averlo visto a Mestre nel novembre scorso, ero certo che il nuovo disco sarebbe stato un ulteriore passo in avanti della ricerca creativa. Se il concerto  con i Five Elements riprendeva il discorso iniziale della filosofia M-Base, in questo disco il discorso si allarga, anche dalla presenza, oltre dei Five Elements, di musicisti che ruotano intorno alla cerchia di Coleman, arrivando a sommarne 22. Il disco, che è incentrato sulla Synovial Joints Suite (vedi le note di copertina riportate sotto), rappresenta sicuramente il picco creativo della musica di Coleman, che dopo prove anche troppo prolisse, sembra definire una nuova ricerca del musicista. (Continua a leggere)

Tempo fa abbiamo pubblicato il gruppo di Steve Coleman alle prese con ‘Respiratory Flow’ sul palco del festival di Cully (Svizzera). Oggi invece proponiamo l’intero concerto, un’ora e mezza di grande musica da parte del grande sassofonista di Chicago.


La MacArthur Foundation è uno dei più rinomati enti benefici americani. Ogni anno fa grandi donazioni a singoli individui nei campi della cultura, della scienza, dell’arte, della tecnologia e di tutto quello che, in un modo o nell’altro, contribuisce allo sviluppo e al miglioramento dell’umanità. (Continua a leggere)

Mentre i festival italiani jazz sborsano migliaia di euro per portare musicisti improponibili nella speranza di raccattare pubblico generico, altrove le cose vanno un filino meglio. In Svizzera, per esempio, nel microscopico paese di Cully, c’è un festival in cui lo scorso anno ha suonato pure Steve Coleman. Ed è proprio in quella circostanza che è stata ripresa questa bellissima versione di ‘Respiratory Flow’.


Il Symphony Space è un modernissimo centro culturale multifunzione newyorkese, teatro di numerose attività nei più disparati settori. Fra questi non manca la musica, e nella musica non manca il jazz. E Steve Coleman è uno dei più grandi jazzisti dell’ultimo trentennio. Non stupirà quindi che Steve abbia tenuto un concerto/seminario di oltre due ore al Symphony Space, nè che sia possibile ascoltarlo in streaming! (Continua a leggere)