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JD Allen's Articles

Il blues lo conosciamo tutti. Il suo ruolo fondamentale nella generazione della musica moderna è fuori discussione: una forma semplicissima che è il seme di mille avventure sonore, sempre attuale in mano agli artisti giusti. La cosiddetta americana invece è un termine meno noto, sorto negli anni ’90 e di definizione ancora controversa. Un termine-ombrello che comprende quelle musiche di derivazione folk, country, rhythm’blues e rock’n'roll in forma genuina, in contrapposizione alle versioni più edulcorate presenti nei circuiti dei grossi media. JD Allen, col suo fantastico trio, sembra oggi interrogarsi sul rapporto fra i due, e non solo. Dov’è quindi il blues? Dov’è l’americana? La flessibilità e la versatilità di questi linguaggi, sembra dirci JD, rende oziosa la domanda e superfluo il confine, perché entrambi sono il nucleo stesso del suono americano. (Continua a leggere)

Ali Jackson è noto innanzitutto per essere il batterista di Wynton Marsalis da oltre dieci anni, nel quintetto come nell’orchestra. Come tutti i musicisti scoperti da Marsalis, si tratta di un grande talento, con uno stile caratterizzato dal sapiente uso di poliritmi e colori che rendono le parti di batteria quasi melodiche, per non dire cantabili. ‘Amalgamations’ è la prima sortita da leader di Jackson, all’insegna della completa libertà. Qualcuno potrebbe pensare, malignamente, ad una parata di assoli su una serie di chorus e tanti saluti. Il pericolo è scongiurato, però, sia per i nomi presenti (oltre a Marsalis, ci sono assi come Aaron Goldberg, Carlos Henriquez, JD Allen, Jonathan Baptiste, Omer Avital e altri ancora), sia per un repertorio estremamente vario, intrepretato di volta in volta da singolari raggruppamenti di strumentisti. (Continua a leggere)

Il grande sassofonista di Detroit non è tipo da starsene con le mani in mano, si sa. A meno di un anno dall’uscita dello splendido ‘Graffiti’, JD Allen annuncia già l’uscita del suo nuovo album, intitolato ‘Americana: Musings On Jazz And Blues’. (Continua a leggere)

Dopo un paio di anni di pausa, JD Allen torna sul luogo del delitto assieme ai vecchi amici Gregg August (basso) e Rudy Royston (batteria). Proprio così, il bel trio del sassofonista di Detroit è tornato insieme per ‘Graffiti’, quinto album della serie. L’impostazione è quella che abbiamo imparato ad amare: una serie di temi concisi ed ipnotici come base di una avvincente esplorazione di gruppo, con il sax a fare gli onori di casa dal punto di vista melodico, mentre basso e batteria occupano una strana terra di mezzo fra l’accompagnamento e il solo simultaneo, in libera associazione. E’ il basso che, spesso e volentieri, accenna il beat principale, mentre la batteria dispensa groove tutto intorno – un plauso al bravissimo Royston, tanto potente e dinamico quanto attento a non invadere gli spazi altrui. (Continua a leggere)

Negli ultimi due album, ‘Grace’ e ‘Bloom’, il grande sassofonista di Detroit aveva registrato in quartetto per evitare che il trio diventasse una routine. Dopo questa breve, e fruttifera, disintossicazione, JD Allen torna assieme agli amici Gregg August e Rudy Royston per un nuovo album in trio: ‘Graffiti’, in uscita su Highnote il 19 Maggio. (Continua a leggere)

Orrin Evans è di casa allo Smoke, uno dei jazz club più vivi e frequentati di New York. Non poteva che essere lui, quindi, uno dei primi musicisti ad incidere per la neonata Smoke Sessions, una nuova casa discografica collegata al locale. Per l’occasione, un quintetto nuovo di zecca: era infatti da ‘Easy Now’ del 2005 che il pianista si era dedicato al trio e, più recentemente, all’orchestra. Chiamando a raccolta vere e proprio stelle contemporanee come Sean Jones (tromba), JD Allen (tenore), Luques Curtis (contrabbasso) e Bill Stewart (batteria), Evans dedica ‘Liberation Blues’ all’amico contrabbassista Dwayne Burno, scomparso poche settimane prima per una malattia ai reni. Ed infatti ‘Liberation Blues’ è pure il titolo della suite omonima – cinque brani, due dei quali originali di Burno, ‘Devil Eyes’ e ‘Juanita’. (Continua a leggere)

Non poteva mancare un episodio di Beyond Category dedicato al grandissimo Orrin Evans, il cui nuovo album ‘Liberation Blues’ recensiremo a breve. Eccolo qui, in quartetto assieme all’amico JD Allen, mentre suona e risponde alle domande di Eric Felten.


Quella che vedete a sinistra è la copertina del numero di settembre di Musica Jazz. Mentre scrivo non è ancora uscito, ma immagino che lo farà a giorni. Non ricevo jpg dal futuro, ovviamente, mi sono limitato a prenderla dal profilo Facebook di JD Allen: il sassofonista di Detroit è ben contento di essere sulla copertina di una rivista assieme al collega James Brandon Lewis. La cosa mi fa un immenso piacere, perché finalmente trovo un giornale italiano che mette in copertina due musicisti di oggi immersi nel jazz contemporaneo che si evolve dalla sua matrice originaria americana e afro-americana. E’ chiedere troppo? No, in realtà no, ma visto che negli anni a nessuno in Italia sembra esser mai fregato un emerito di (citazioni a caso) Christian Scott, James Carter, Jason Moran, Eric Reed, Orrin Evans, Brian Blade, Mary Halvorson, Eric Revis, Rudresh Mahantappa e tutta una marea di altri, relegati sempre ai margini quando va bene, è un gran bel lusso. (Continua a leggere)

Jazz. Blues. Spiritual. Gospel. Rock. Musica indiana. Post-produzione hip-hop. E altro. Combinare tutte queste diverse sorgenti sonore in un tutt’uno coerente non è un’operazione di poco conto, tantomeno strutturarle in una visione narrativa unificata e logica. Il giovane batterista Jaimeo Brown tuttavia si è cimentato nell’impresa e ha vinto. Sono con lui il chitarrista e produttore Chris Sholar e il sassofonista JD Allen, trio base del disco, accompagnati da una serie di ospiti nel corso delle dodici canzoni – non ultima Geri Allen. Ma il contributo più singolare è quello delle Gee’s Bend Quilters, cantanti spiritual dell’Alabama le cui voci sono state registrate nel 1941 e nel 2002 mentre filavano trapunte. (Continua a leggere)

Archiviato in via definitiva l’eccellente trio con Gregg August e Rudy Royston, JD Allen prosegue la sua avventura in quartetto dopo il già ottimo ‘Grace‘. Ad accompagnarlo, una sezione ritmica deluxe con Orrin Evans (piano), Alexander Claffy (basso) e Jonathan Barber (batteria, già sul precedente lp). Come specificato nelle note, Allen ha cercato fonti di ispirazione nuove da sviluppare in sinergia col gruppo: nello specifico, le concezioni armoniche di Olivier Messiaen e Arnold Schoenberg, essenziali per determinare i terreni di caccia di piano e contrabbasso. Tuttavia sempre di jazz parliamo, ed infatti il risultato finale è ben lontano da vetusti accademismi. Infatti armonie non funzionali e moti retrogradi costituiscono un punto di partenza, un linea guida da seguire per sviluppare poi del jazz moderno e fresco. (Continua a leggere)