FREE FALL JAZZ

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Il buon Christian McBride non è capace di starsene con le mani in mano. Quest’anno uscirà con il nuovo disco della sua orchestra, ma nel frattempo ha girato il mondo in lungo e in largo con un nuovo quartetto, i New Jawn – neologismo che, con ogni probabilità, unisce “Joint” e “Dawn”. Nuovo giorno e nuova roba, nuova cosa, nuova band: e che band, un quartetto pianoless con Nasheet Waits (batteria), Marcus Strickland (sax) e il giovane prospetto Josh Evans (tromba). Eccoveli qui sotto, un concerto dello scorso luglio a North Sea Jazz Festival.


Non sappiamo quando sia stato filmato di preciso questo concerto, ma vista la formazione che comprende Cecil Bridgewater e Odean Pope e l’età di Max, possiamo immaginare la fine degli anni ’80 o l’inizio dei ’90. Per il resto, godetevi questo bel concerto – sebbene meno nominato di altri, Max Roach è una figura gigantesca nella storia del jazz e non solo, e meriterebbe posto a fianco dei più noti musicisti-simbolo.


Doppio sogno… Buon segno!

Alludere, rimandare ad un oggetto fuori dal campo visivo, lasciare che l’aria scorra nella musica. Stiamo parlando di ‘Doppio Sogno’ un disco caldo caldo uscito nel 2014 per Dodicilune.

Solo una chitarra acustica e un sax, nulla di più e nulla manca, e il merito è del chitarrista Massimo Garritano: diamo a Cesare ciò che gli spetta, il suo lavoro di sostegno ma soprattutto le atmosfere che crea senza l’aiuto di effettistica (solo nell’ultima traccia si percepisce l’uso discreto della loop-station) sono segno di una maturità musicale che meriterebbe più attenzione nel panorama nazionale; i momenti di chitarra solo all’interno del disco sono davvero notevoli e all’occorrenza sa essere nervoso e stimolante per il solista. (Continua a leggere)

Quello di Dario Germani, contrabbassista laziale, è un trio pianoless (oltre al titolare: Stefano Preziosi al contralto, Luigi Del Prete alla batteria e l’ospite Max Ionata al tenore) che si muove con disinvoltura tra cool jazz e bop, proponendo, oltre a un pugno di originali, una serie di riletture per nulla ovvie (pescate dai repertori di monumenti come Paul Desmond, Bud Powell, Monk, Yusef Lateef e Miles Davis). Dell’ottimo esordio ‘For Life’ (Tosky Records) vi abbiamo già ampiamente detto in sede di recensione: ora è il momento di porre qualche domanda per conoscerlo meglio.

Ascoltando ‘For Life’ non si direbbe, ma nasci come musicista rock. Raccontaci il tuo percorso musicale: come sei arrivato infine al jazz?
Ho iniziato suonando musica rock con il basso elettrico, strumento che avevo iniziato a studiare con il maestro Gianluca Renzi, per poi passare al contrabbasso, sempre parallelamente agli studi classici. All’inizio il jazz mi interessava solo come studio, poi si è trasformato in una vera e propria passione per la vita. Il jazz è un viaggio infinito senza ritorno, secondo me. (Continua a leggere)