FREE FALL JAZZ

Tosky's Articles

Quello di Dario Germani, contrabbassista laziale, è un trio pianoless (oltre al titolare: Stefano Preziosi al contralto, Luigi Del Prete alla batteria e l’ospite Max Ionata al tenore) che si muove con disinvoltura tra cool jazz e bop, proponendo, oltre a un pugno di originali, una serie di riletture per nulla ovvie (pescate dai repertori di monumenti come Paul Desmond, Bud Powell, Monk, Yusef Lateef e Miles Davis). Dell’ottimo esordio ‘For Life’ (Tosky Records) vi abbiamo già ampiamente detto in sede di recensione: ora è il momento di porre qualche domanda per conoscerlo meglio.

Ascoltando ‘For Life’ non si direbbe, ma nasci come musicista rock. Raccontaci il tuo percorso musicale: come sei arrivato infine al jazz?
Ho iniziato suonando musica rock con il basso elettrico, strumento che avevo iniziato a studiare con il maestro Gianluca Renzi, per poi passare al contrabbasso, sempre parallelamente agli studi classici. All’inizio il jazz mi interessava solo come studio, poi si è trasformato in una vera e propria passione per la vita. Il jazz è un viaggio infinito senza ritorno, secondo me. (Continua a leggere)

In un recente articolo si parlava di come la nuova generazione di musicisti jazz italiani veda i suoi esponenti migliori in nomi dinamici, aperti alle contaminazioni e dalle influenze molteplici. Il contrabbassista laziale Dario Germani, fresco d’esordio in proprio, rappresenta l’altra faccia della medaglia: ‘For Life’ è una dichiarazione d’amore verso il jazz degli anni ’50 e ’60, che si avvicina a quell’epoca con un rigore di rado riscontrabile in musicisti così giovani (classe 1984, per la precisione). Un approccio corroborato anche dalla felice scelta d’incidere il disco live in una sala della suggestiva Villa D’Este (Tivoli), che conferisce all’insieme un suono “caldo” e con caratterizzanti riverberi naturali, che lo rende ancora più affine a certe incisioni dell’epoca.

Non si faccia tuttavia l’errore di scambiare Germani per uno dei tanti calligrafici tributi che infestano l’ambiente jazz nostrano. Non andrà a cercare l’ispirazione oltre gli steccati del genere, ma dinamico lo è eccome: (Continua a leggere)