FREE FALL JAZZ

Jaleel Shaw può vantare una serie di collaborazione eccellenti (la Mingus Big Band, Christian McBride, vari lavori come sideman in svariati contesti, una lunga permamenza alla corte di Roy Haynes) e una carriera in solitario, in proporzione, esigua. ‘The Soundtrack Of Things To Come’ è infatti il suo terzo album da leader, di nuovo autoprodotto per la sua Changu Records. Ed è una sterzata netta dal precedente ‘Optimism’: anziché un elaborato post-bop calato in una dimesione meditativa e per certi versi da camera,  con strumentazione e formazione mutevole, il nuovo disco è un più energico lavoro in quartetto. Quattro dei brani sono il risultato delle commissioni di un museo newyorkese, che voleva musica ispirata ad altrettanti quadri, mentre gli altri sono ispirati ad eventi della vita privata del sassofonista. In ogni caso, si tratta di pezzi spesso e volentieri lunghi, con temi ben definiti e orecchiabili che danno vita ad improvvisazioni fantasiose e intriganti, sempre ben controllate e mai prive dell’elemento melodico. Succede spesso che solista e ritmica sovrappongano metri e suonino ‘out’, ma il tutto avviene con naturalezza, senza strappi nè forzate rotture, come Wayne Shorter ha insegnato. Il gruppo infatti sembra interessato, in primo luogo, ad esplorare ed approfondire l’atmosfera del tema, attenendosi al sempiterno principio di “raccontare una storia” mediante un attentissima gestione della dinamica e dei volumi; in questo senso, davvero esemplari e riusciti i lunghi archi melodici di ‘I Wish I Didn’t Know’, il solare, ottimistico tema folk di ‘The Wheel Of Life’, le tinte urban r&b di ‘The Understanding’ e la magnifica preghiera finale ‘Faith’, che accelera e cresce come un gospel. Tutto l’album si mantiene su livelli di eccellenza, vista anche la grande intesa dei quattro dopo due anni di concerti, e l’energia sale e scende come una marea. Magnifico come sempre Jonathan Blake, batterista di grande inventiva con un talento speciale per i colori, ma da segnalare anche il versatile pianista Lawrence Fields e il basso discreto di Boris Kozlov.

Jaleel Shaw conferma tutte le sue buone qualità, affinate in anni e anni di pratica sul palco e in studio. Non stupirà il fatto che sia uno dei contraltisti sulla piazza. Disco consigliatissimo… semplicemente a chiunque voglia della bella musica. E potrebbe piacere pure a chi mastica poco jazz.
(Negrodeath)

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