FREE FALL JAZZ

In un recente articolo si parlava di come la nuova generazione di musicisti jazz italiani veda i suoi esponenti migliori in nomi dinamici, aperti alle contaminazioni e dalle influenze molteplici. Il contrabbassista laziale Dario Germani, fresco d’esordio in proprio, rappresenta l’altra faccia della medaglia: ‘For Life’ è una dichiarazione d’amore verso il jazz degli anni ’50 e ’60, che si avvicina a quell’epoca con un rigore di rado riscontrabile in musicisti così giovani (classe 1984, per la precisione). Un approccio corroborato anche dalla felice scelta d’incidere il disco live in una sala della suggestiva Villa D’Este (Tivoli), che conferisce all’insieme un suono “caldo” e con caratterizzanti riverberi naturali, che lo rende ancora più affine a certe incisioni dell’epoca.

Non si faccia tuttavia l’errore di scambiare Germani per uno dei tanti calligrafici tributi che infestano l’ambiente jazz nostrano. Non andrà a cercare l’ispirazione oltre gli steccati del genere, ma dinamico lo è eccome: perché sì, brani come ‘Little Willie Leaps’ (Miles Davis) e ‘Crepuscule with Nellie’ (Monk) vengono riproposti con fedeltà e rigore, ma anche (e soprattutto) con un lavoro di arrangiamento importante, visto che la formazione non comprende gli strumenti dei compositori originali. Circostanza, quest’ultima, che presenta in scaletta un caso ancor più eclatante: ‘Bud On Bach’, in origine torrenziale cascata di note eseguita sui tasti d’avorio da un Bud Powell ispirato da Bach figlio (non da Johann Sebastian, come talvolta frainteso), viene qui trasformata in due minuti per solo basso, per giunta senza uscirne snaturata. Attorno a Germani dunque non troviamo né piano, né tromba, bensì il contralto di Stefano Preziosi, la batteria di Luigi Del Prete e il sax tenore dell’ospite Max Ionata: procedono in maniera così affiatata che l’esperto Ionata suona tutt’altro che come un guest. Bene anche i tre originali in programma, che si muovono tra bop e cool jazz seguendo quello che sembra il filo conduttore dell’intero lavoro. Promossi senza riserve. (Nico Toscani)

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