FREE FALL JAZZ

Archive for " dicembre, 2013 "

La biografia dei VelvEtnoJazz, gruppo nato su iniziativa del chitarrista Romeo Velluto, parte con una pretenziosità che certo non dispone al meglio. “Il presupposto”, si legge, “è di liberarsi dagli stretti canoni stilistici del jazz ’40 e ’50 e lasciarsi influenzare da ‘altro’”: come se dagli anni ’40 e ’50 fosse rimasto tutto uguale! Polemiche inutili a parte il quartetto, completato da Francesco Piras (tromba/flicorno), Vito Zeno (contrabbasso) e Stefano Lecchi (batteria), elabora un sound levigato e avvolgente che trae il proprio materiale tematico di partenza dal bacino mediterraneo. Non intendendomi di musica folk, non mi avventuro nell’elencazione di questo o quello stile per non sparare stupidaggini – è però evidente, soprattutto nelle escursioni di chitarra acustica e nei suoi intrecci col contrabbasso, il legame con la musica popolare che associamo al sud Italia o alla Grecia, a torto o a ragione. (Continua a leggere)

“Del maiale non si butta via niente” è la regola aurea della discografia. Ogni occasione è buona per immettere sul mercato materiale d’archivio dell’artista famoso e/o intoccabile, che può sempre contare su un pubblico fedele e numeroso. In quest’ottica rientra appieno pure ‘No End’, il nuovo-vecchio doppio album di Keith Jarrett, inciso nello studio domestico del musicista nel 1986 e subito accantonato. Il perché lo si intuisce presto: chiunque avrebbe potuto fare almeno altrettanto! La sola particolarità sta nel fatto che Jarrett non tocca quasi mai il piano, preferendogli chitarra elettrica (indiscussa protagonista), basso, tablas, batteria e flauto. Stilisticamente, e basta, siamo un po’ a cavallo fra il Pat Metheny di ‘Watercolors’ e certo Bill Frisell: blandi temi folk e orientali, questi ultimi soprattutto nel secondo cd, ruminati senza costrutto in venti brani tutti uguali. (Continua a leggere)

Ci lascia pure Jim Hall, uno dei più grandi e noti chitarristi della storia del jazz. L’annuncio arriva dalla figlia, Devra Hall Levy, attraverso la pagina Facebook di Sonny Rollins, che di Jim fu amico e collaboratore. Per ricordarlo, aggiungiamo pure il filmato del bel documentario ‘Jim Hall: A Life In Progress’. Ci mancherà. (Continua a leggere)

Il Seeds è uno spazio privato messo a disposizione dal proprietario per happening musicali e, più in generale, artistici, in pieno spirito newyorkese. Tra i clip caricati, segnaliamo questo concerto dei Black Host, ovvero l’ultima band di Gerald Cleaver, fra i maggiori batteristi viventi. Si dice un gran bene del loro album, speriamo di poterne parlare a breve. Nel frattempo ascoltiamo questa oretta di jazz, sì, ma come lo potrebbe concepire Morton Feldman.


Il 2013 segna pure il ritorno di Joe Lovano, alla guida dei suoi fidati Us Five. ‘Cross Culture’ è il terzo lavoro del quintetto, ormai rodatissimo dopo cinque anni di intensa attività. Tuttavia non pensiate che si tratti di un disco fatto col pilota automatico per riavviare la macchina da tour, perché Lovano è al solito un leader attento e curioso, sempre in cerca di interessanti vie espressive che diano prospettive inedite alla propria musica. In questo senso va intesa la ‘cross culture’ del titolo, cioè l’indagine jazzistica di stimoli culturali diversi, in una sorta di ricapitolazione del jazz contemporaneo. Le fondamenta sono in un avanzatissimo post-bop, infatti, ma da lì a percorrere altri sentieri il passo è breve. (Continua a leggere)

Un’interessante mostra verrà inaugurata domani sera, 6 Dicembre, presso i locali dell’associazione Diavolo Rosso di Asti (Piazza San Martino 4). Luciano Viotto, curatore dell’evento, ha ritrovato lo scorso anno una serie di immagini da egli stesso scattate durante l’ultima esibizione italiana di Chet Baker, nell’Aprile dell’88 (neanche un mese prima della sua scomparsa) al Teatro Carignano di Torino.  Immagini che, assieme all’esposizione di alcune rarità e alla proiezione di un documentario che analizza il rapporto del trombettista con l’Europa e con l’Italia, rappresentano il fulcro dell’evento, già presentato nei mesi scorsi in Liguria. La mostra è a ingresso libero e dopo l’inaugurazione sarà visitabile nel weekend 7/8 Dicembre e poi da giovedì 12 a domenica 15, sempre dalle ore 19 alle ore 22.

Col jazz c’entra solo di striscio e oggi, ventesimo anniversario della sua scomparsa, vedrete tributi un po’ ovunque in giro rete, ma noi di FFJ gli vogliamo bene e un piccolo post celebrativo se lo merita tutto.

Abbiamo scelto due video: il primo vede Frank Zappa e i suoi Mothers (assieme all’ospite Jean Luc Ponty al violino) su un palco parigino nel dicembre del 1970. Per vederlo dovete cliccare su questo link, perchè l’utente che lo ha caricato non permette di incorporarlo in altre pagine.

Il secondo è il Dub Room Special, video prodotto nel 1982  che presenta materiale live (esibizioni del ’74 e dell’81), interviste e strane sequenze animate.

Questa volta a Glasper il gioco riesce meno bene del solito. L’obiettivo è lo stesso del fortunato ‘Black Radio’, che buoni consensi ha riscosso un anno e mezzo fa: aprire gli occhi del pubblico “casuale” sul jazz rendendoglielo sufficientemente digeribile e “pop” attraverso l’ibrido con la musica “urban” contemporanea (hip hop, neo-soul, R&B).

Il pianista texano prosegue dunque nel medesimo solco, sebbene il differente dosaggio degli ingredienti (l’importanza del jazz nell’equazione diminuisce un po’) evidenzi la volontà di raggiungere un successo crossover che farà forse storcere il naso ai puristi: a tratti sembra di ascoltare un disco R&B che punta ad atmosfere più rilassanti e meno danzerecce grazie all’innesto di qualche sfumatura jazz, ma questo, nonostante un ovvio calo di personalità, non è di certo il problema peggiore. (Continua a leggere)

Kenny Garrett non ama starsene con le mani in mano, ed infatti eccolo già di ritorno con un nuovo disco a meno di un anno dal buon ‘Seeds From The Underground’. Il nuovo album conferma la prodezza sassofonistica del buon Kenny (dote che nessuno si sognerebbe di contestare!), le sue capacità di compositore, la brillante compattezza della sua band, ospiti inclusi, e pure certi difetti ormai endemici. Si parla, per essere chiari, della solita vena etno-world-spiritualista che annacqua, ora più ora meno, la discografia del nostro da una vita, come di certi momenti sin troppo easy-listening. Certo, potrebbe essere un problema strettamente personale, cioè dell’orecchio di chi scrive, ma l’amaro in bocca resta, sebbene per pochi brani: (Continua a leggere)

L’Abyssinian Mass cerca di coprire un sacco di tipi diversi di musica e di metterli insieme per mostrare come essi provengano da una unica espressione,come è la messa di per sé,  dove tutti hanno un posto nella casa di Dio“.

Wynton Marsalis non è nuovo alle imprese gigantesche. Fra queste, la suite ‘Abyssinian – A Gospel Celebration’, commissionatagli nel 2008 dalla Abyssinian Baptitst Church di Harlem e portata in giro quest’anno in un tour trionfale di settanta date. Nella speranza di poterla trovare su disco nel prossimo futuro, ecco intanto una bellissima registrazione che vede la JLCO completata da un coro gospel, in un’opera vibrante e maestosa.


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