FREE FALL JAZZ

Gerald Cleaver's Articles

Fra i molti bravi musicisti contemporanei di cui NON abbiamo ancora mai parlato figura pure Aruan Ortiz, pianista e compositore cubano trapiantato a New York con già un bel numero di collaborazioni e incisioni in carniere – non ultimo il bel ‘Hidden Voices’, in trio con Eric Revis e Gerald Cleaver, pubblicato lo scorso anno e di cui parleremo prossimamente. Intanto, un assaggio dal vivo.


Chris Lightcap è contrabbassista e compositore poco conosciuto in Italia, ma a New York è considerato tra gli strumentisti più raffinati, oltre che leader in ascesa.
Bigmouth è un gruppo incantevole, che unisce cinque fuoriclasse della scena odierna, in grado di miscelare post-bop, forma canzone, lirismo senza etichette, repertorio originale che guarda ai temi di Ornette Coleman e Charlie Haden come fonte di ispirazione, rock-cover (Beatles e Lou Reed, tra gli altri).  (Continua a leggere)

Il pianista cubano Aruan Ortiz, ancora poco noto da queste parti, è un perfetto esempio di musicista moderno. Si è distinto in molteplici contesti (jazz maintream latino e non, composizione contemporanea, ensemble dal taglio più sperimentale, composizione e improvvisazione), da leader e da sideman, affinando nel processo tutte le sue doti dopo averle affinate alla corte di maestri come Greg Osby, Terri Lyne Carrington, Oliver Lake, Rufus Reid, Don Byron e altri ancora. (Continua a leggere)

Il vulcanico batterista Gerald Cleaver non è un tipo da starsene fermo troppo a lungo, e difatti eccolo qui con una nuovissima band che parte dal jazz per poi spingersi in altre direzioni. Black Host è il nome del suo nuovo collettivo, un quintetto di cui fanno parte Darius Jones (contralto), Brandon Seabrook (chitarra), Cooper-Moore (piano e synth) e Pascal Niggenkemper (contrabbasso) in cui convivono diverse anime: oltre al jazz infatti trovano posto math-rock, noise, psichedelia ed elettronica che si combinano in una serie di lunghi brani, per  settantasette minuti di musica spigolosa e imperscrutabile. Ogni pezzo è stato scritto da Cleaver, che però lascia ampio spazio ai suoi compagni per esprimersi ed interagire secondo modalità non sempre chiare nè evidenti. (Continua a leggere)

Dopo un album eclettico come ‘Moments’, uscito in sordina nel 2010, il giovane sassofonista James Brandon Lewis inaugura il suo contratto con la rinata Okeh (avete letto bene) con ‘Divine Travels’, un nuovo lp nel classico formato sax-basso-batteria. Gli esempi illustri in tal caso si sprecano, e certo confrontarsi coi nomi di Sonny Rollins, Joe Henderson, Branford Marsalis o Joe Lovano, per esempio, non è la cosa più facile del mondo. Tuttavia James può contare su una sezione ritmica strepitosa formata da due suoi mentori, ovvero William Parker (contrabbasso) e Gerald Cleaver (batteria); affermare che a questo punto il disco si fa da solo è ingeneroso e scorretto, ma allo stesso tempo la chimica speciale fra i tre si sente. (Continua a leggere)

Il Seeds è uno spazio privato messo a disposizione dal proprietario per happening musicali e, più in generale, artistici, in pieno spirito newyorkese. Tra i clip caricati, segnaliamo questo concerto dei Black Host, ovvero l’ultima band di Gerald Cleaver, fra i maggiori batteristi viventi. Si dice un gran bene del loro album, speriamo di poterne parlare a breve. Nel frattempo ascoltiamo questa oretta di jazz, sì, ma come lo potrebbe concepire Morton Feldman.