FREE FALL JAZZ

“Del maiale non si butta via niente” è la regola aurea della discografia. Ogni occasione è buona per immettere sul mercato materiale d’archivio dell’artista famoso e/o intoccabile, che può sempre contare su un pubblico fedele e numeroso. In quest’ottica rientra appieno pure ‘No End’, il nuovo-vecchio doppio album di Keith Jarrett, inciso nello studio domestico del musicista nel 1986 e subito accantonato. Il perché lo si intuisce presto: chiunque avrebbe potuto fare almeno altrettanto! La sola particolarità sta nel fatto che Jarrett non tocca quasi mai il piano, preferendogli chitarra elettrica (indiscussa protagonista), basso, tablas, batteria e flauto. Stilisticamente, e basta, siamo un po’ a cavallo fra il Pat Metheny di ‘Watercolors’ e certo Bill Frisell: blandi temi folk e orientali, questi ultimi soprattutto nel secondo cd, ruminati senza costrutto in venti brani tutti uguali. Una vera e propria one-man band, insomma, dedita ad un’anemica “muzak” priva di qualsiasi stimolo in grado di catturare l’interesse dell’ascoltatore per più di cinque minuti. Uscisse a nome di un qualsiasi Bobby Stopponcelli per la Sfiga Records di turno, ‘No End’ finirebbe dritto nel meritato dimenticatoio. Così non è, purtroppo, figuriamoci poi durante il periodo natalizio. A proposito, regalatelo solo ad eventuali amici insonni.

‘No End’ ha l’unico pregio di riportare alla luce un Jarrett non ancora mummificato nella figura odierna del Pianista Solitario In Dialogo Esclusivo Con La Sua Musa, o con Peacock e DeJohnette quando va meglio. Ah, probabilmente si piazzerà benone nelle top 10 del 2013. Se vi accontentate… Noi invece torniamo a risentirci i lavori dell’ormai quasi dimenticato Quartetto Americano, magari in vista di un prossimo speciale.
(Negrodeath)

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