FREE FALL JAZZ

Jim Hall's Articles

Ci lascia pure Jim Hall, uno dei più grandi e noti chitarristi della storia del jazz. L’annuncio arriva dalla figlia, Devra Hall Levy, attraverso la pagina Facebook di Sonny Rollins, che di Jim fu amico e collaboratore. Per ricordarlo, aggiungiamo pure il filmato del bel documentario ‘Jim Hall: A Life In Progress’. Ci mancherà. (Continua a leggere)


Il Birdland riaperto da una trentina d’anni a questa parte non sarà proprio l’originale in cui si esibiva il buon vecchio Charlie, ma resta a suo modo un’istituzione. Come istituzione possiamo definire anche Jim Hall, classe 1930, veterano della chitarra jazz mai sufficientemente elogiato, che per questa nuova uscita si affida, come sua consuetudine da qualche anno a questa parte, al sito di crowdfunding ArtistShare (tramite il quale è fresco di produzione anche ‘Live! Vol. 2-4’, box set triplo che raccoglie i brani rimasti fuori dallo storico ‘Jim Hall Live!’ del 1975).
‘Live At Birdland’ (registrato nel Novembre del 2010) gioca sul sicuro a partire dal titolo, ma anche dai musicisti coinvolti: attorno al chitarrista troviamo infatti la collaudatissima sezione ritmica formata da Steve LaSpina (basso) e Joey Baron (batteria), entrambi con lui sin dagli anni ’80, e il sax contralto di Greg Osby (Continua a leggere)

Jim Hall, classe 1930… E che classe! Ricordato sempre, anche dal presentatore della serata, per il disco con Bill Evans (‘Undercurrent’), Hall ha iniziato nelle formazioni di Chico Hamilton, creandosi un suono mai troppo invadente e neanche troppo sommesso, che gli ha permesso di realizzare assieme a Jimmy Giuffre e Bob Brookmeyer un disco straordinario come ‘Western Suite’, dove le tre linee di improvvisazione interagivano contemporaneamente, senza nessun apporto ritmico a tenere il tempo metronomico. Le seguenti collaborazioni con Sonny Rollins e Paul Desmond contribuirono a saldare il suo suono, portandolo fino ai giorni nostri a collaborare con chitarristi della nuova generazione come Pat Metheny (‘Duets’) e Bill Frisell. Fisicamente gli anni li dimostra tutti, ma quando si siede ed imbraccia la chitarra non si può che rimanere affascinati da questo simpatico signore. (Continua a leggere)

Il segno lasciato da Jim Hall nella storia del jazz viene ricondotto sistematicamente ai motivi sbagliati: a) il rispetto “per estensione” a causa dei suoi album in duo con Bill Evans (sul cui insopportabile status post mortem ci siamo già leggermente soffermati in precedenza), b) aver ispirato gente di malaffare tipo Al Di Meola o Pat Metheny (ossia la gioia di tutti gli autori di cruciverba: “9 orizzontale: il Metheny chitarrista” sta alle parole crociate come ‘My Funny Valentine’ o ‘Round Midnight’ stanno al jazz). Che poi si tratti anche (soprattutto) di uno dei migliori interpreti della sei corde per molti è quasi secondario, ma fortunatamente restano i dischi a confermarlo.

Per quanto non se ne parli mai in favore di altri titoli, ‘These Rooms’ è di certo tra le migliori prove nel nutrito catalogo di Jim Hall, penalizzato forse solo da una reperibilità non proprio facilissima (nonostante pare sia in giro una ristampa del 2008 su Disconforme) che ne ha limitato la diffusione tra gli appassionati. (Continua a leggere)

Della storica calata italiana di Jimmy Giuffre datata 1959 vi avevamo già accennato in precedenza. Il fatto clamoroso è che quella sera di Giugno (il 19, per la precisione) al Teatro Adriano di Roma operava anche un’avanguardistica (per i tempi, chiaro) troupe televisiva, intenta ad immortalare l’evento per i posteri. Le telecamere con ogni probabilità erano quelle della RAI, sia perchè ricordo porzioni del concerto trasmesse nel vecchio contenitore di Raitre “Schegge”, sia perchè suppongo nessuno a parte la TV di stato fosse in grado di riprendere professionalmente uno show dal vivo a quei tempi. Tolto Giuffre (sax e clarinetto), il trio era completato dal chitarrista Jim Hall e dal bassista Buddy Clark: abbiamo scelto di proporvi la loro versione (registrata ovviamente quella sera) di ‘Four Brothers’, standard composto proprio da Giuffre durante il suo periodo da arrangiatore nella big band di Woody Herman. Otto minuti di storia.