FREE FALL JAZZ

Questa volta a Glasper il gioco riesce meno bene del solito. L’obiettivo è lo stesso del fortunato ‘Black Radio’, che buoni consensi ha riscosso un anno e mezzo fa: aprire gli occhi del pubblico “casuale” sul jazz rendendoglielo sufficientemente digeribile e “pop” attraverso l’ibrido con la musica “urban” contemporanea (hip hop, neo-soul, R&B).

Il pianista texano prosegue dunque nel medesimo solco, sebbene il differente dosaggio degli ingredienti (l’importanza del jazz nell’equazione diminuisce un po’) evidenzi la volontà di raggiungere un successo crossover che farà forse storcere il naso ai puristi: a tratti sembra di ascoltare un disco R&B che punta ad atmosfere più rilassanti e meno danzerecce grazie all’innesto di qualche sfumatura jazz, ma questo, nonostante un ovvio calo di personalità, non è di certo il problema peggiore. Almeno non quanto la lista sterminata degli ospiti, che sciorina nomi altisonanti come Norah Jones, Faith Evans, Brandy e persino Snoop Dogg (e c’è anche Malcolm-Jamal Warner alias Theo Robinson). Il pericolo più concreto in cui un album infarcito di personaggi così ingombranti rischia di cacciarsi è suonare come una compilation, in cui ogni brano è fastidiosamente cucito addosso al guest di turno e si fatica a trovare un filo conduttore. Non qui, però. Forse terrorizzato da questo rischio, Glasper cade malamente nell’eccesso opposto e produce un lotto di canzoni sin troppo omogenee (più originali e meno cover stavolta), tanto che spesso diventa arduo distinguerne l’una dall’altra. Anche ‘Black Radio’ puntava tutte le sue fiches su atmosfere “notturne” e rilassate, è vero, ma aveva dalla sua un songwriting più vario e dall’ampio respiro a far la differenza.

Non mancano episodi che, presi singolarmente, entusiasmano (‘I Stand Alone’, ‘Persevere’, ‘Worries’ o ‘What Are We Doing’ non avrebbero sfigurato sul predecessore, ad esempio), ma l’ascolto complessivo racconta di un disco che ogni volta che sembra sul punto di decollare alla fine resta lì. L’appuntamento, questa volta, non è imperdibile. Ma neanche da evitare come la peste. (Nico Toscani)

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