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“Del maiale non si butta via niente” è la regola aurea della discografia. Ogni occasione è buona per immettere sul mercato materiale d’archivio dell’artista famoso e/o intoccabile, che può sempre contare su un pubblico fedele e numeroso. In quest’ottica rientra appieno pure ‘No End’, il nuovo-vecchio doppio album di Keith Jarrett, inciso nello studio domestico del musicista nel 1986 e subito accantonato. Il perché lo si intuisce presto: chiunque avrebbe potuto fare almeno altrettanto! La sola particolarità sta nel fatto che Jarrett non tocca quasi mai il piano, preferendogli chitarra elettrica (indiscussa protagonista), basso, tablas, batteria e flauto. Stilisticamente, e basta, siamo un po’ a cavallo fra il Pat Metheny di ‘Watercolors’ e certo Bill Frisell: blandi temi folk e orientali, questi ultimi soprattutto nel secondo cd, ruminati senza costrutto in venti brani tutti uguali. (Continua a leggere)