FREE FALL JAZZ

I feel safe in New York City's Articles

I più attenti ricorderanno che William Parker, assieme ad altri ospiti, ha già suonato con gli Udu Calls (alias il fiatista Daniele Cavallanti e il batterista Tiziano Tononi) in occasione di ‘Spirits Up Above’ del 2006. ‘The Vancouver Tapes’, che vede coinvolti solo i due musicisti nostrani e il bassista della Grande Mela, non rappresenta però il passo successivo a quella collaborazione, bensì una sorta di prequel. Le registrazioni risalgono infatti al Vancouver Jazz Festival del 1999, frutto di un DAT inaspettatamente ritrovato da Tononi. La qualità audio è, prevedibilmente, abbastanza cruda (ma comunque più che sufficiente), fattore che se da una parte potrebbe scoraggiare certi puristi del suono, dall’altra riesce a rendere bene l’idea dell’impatto e della “ruvidità” che il trio ha sprigionato sul palco quel giorno di Giugno di ormai quasi sedici anni fa. (Continua a leggere)

Nicola Gaeta è l’autore di ‘BAM, il Jazz Oggi A New York’, un libro interessantissimo che si tuffa nell’attualità del jazz di New York (appunto) con un taglio incredibilmente vivido e avvincente. Un testo importante, che getta luce su una scena tanto fertile e ricca quanto criminalmente ignorata dalle nostre parti. Da queste considerazioni a contattare Gaeta per un’intervista il passo è stato breve, e il risultato lo potete leggere qui sotto! (Continua a leggere)

Di Tex Allen si era già detto qualche tempo fa, in occasione del recupero di ‘Blue Autumn’ a firma Nat Adderley, album nel quale uno dei pezzi migliori, ‘The Fifth Labor Of Hercules’, portava proprio la firma di questo compositore di Houston dal background poco pubblicizzato ma valoroso: anni di studi, dozzine su dozzine di concerti macinati prima nel suo Texas (quasi sempre alla tromba, pur essendo anche abile pianista), poi nell’adottiva New York City, dove ebbe la prima grande occasione nell’orchestra di Gil Evans (sull’ottimo ‘Svengali’, 1973). La partecipazione prestigiosa non si rivelò il trampolino sperato, complice anche un carattere poco incline a compromessi  (“Non  ho mai sacrificato la mia musica nel nome del business”, diceva) con il quale, sgomitando sgomitando, riuscì tuttavia a ritagliarsi un’onestissima carriera da mediano, sia componendo per altri, che sui palchi della grande mela. (Continua a leggere)

Che siate fan terminali dell’uomo o semplici appassionati di jazz in generale, il museo dedicato a Louis Armstrong a New York (a Corona, frazione nel nord del quartiere Queens, per la precisione) resta una meta imperdibile, seppur non dietro l’angolo, per il miglior “turismo musicale”.

Allestito nella casa di mattoni in cui per 28 anni, dal 1943 al 1971, il trombettista ha vissuto con la moglie Lucille, il museo esibisce una gran quantità di memorabilia e al contempo lascia intatti gli interni, evitando di modificare l’arredamento e la configurazione delle stanze (la cucina color turchese che vi proponiamo qui sopra resta forse l’immagine più famosa). (Continua a leggere)

Questo concerto documenta un’occasione davvero speciale: un concerto di Louis Armstrong di ritorno in patria dopo due trionfali tour di Africa ed Europa. Per festeggiare il successo di Satchmo, eccolo assieme alla New York Philarmonic diretta da Leonard Bernstein (uno dei direttori e musicisti più progressisti e addentro al jazz) in un imponente arrangiamento di ‘Saint Louis Blues’. Un commosso W.C. Handy, compositore del celebre brano, viene inquadrato in mezzo al pubblico.


Parte dello scorso Udin&Jazz Festival ve l’abbiamo già raccontata, al resto, come al solito, pensa la sempre ottima Radio 3, che mercoledì sera (10 Aprile) a partire dalle 20:30 trasmetterà il concerto della Red Devils Orchestra di Claudio Cojaniz registrato proprio in quel di Udine il 26 Giugno.

Completa la serata una gradevolissima sorpresa: il concerto di quei mattacchioni dei Mostly Other People Do The Killing registrato al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia il 26 Febbraio 2012. E’ da tempo che vorrei scrivere qualcosa su questo quartetto newyorkese, prometto che presto lo farò, intanto, se foste poco familiari, potreste cercare online le copertine dei loro dischi – che già la dicono lunga – oppure dare un’occhiata al videoclip qui sotto.

Il tutto, come sempre, ascoltabile in FM, in streaming o tramite decoder digitale terrestre. (Continua a leggere)

Introdotta durante gli anni del proibizionismo, la cabaret card era un espediente delle autorità newyorkesi per controllare chiunque (musicisti inclusi) avesse intenzione di lavorare nei night club della Grande Mela. In pratica, i titolari venivano schedati in cambio della suddetta licenza, la quale poteva essere revocata a discrezione del dipartimento di polizia locale. Qualcuno rifiutò di piegarsi all’imposizione (Frank Sinatra ad esempio pare abbia evitato di esibirsi a New York fino all’abolizione della card nel 1967), tanti altri la accettarono, e alcuni, come Charlie Parker o J. J. Johnson, dovettero anche combattere dopo essersela vista revocare. (Continua a leggere)