Nicola Gaeta è l’autore di ‘BAM, il Jazz Oggi A New York’, un libro interessantissimo che si tuffa nell’attualità del jazz di New York (appunto) con un taglio incredibilmente vivido e avvincente. Un testo importante, che getta luce su una scena tanto fertile e ricca quanto criminalmente ignorata dalle nostre parti. Da queste considerazioni a contattare Gaeta per un’intervista il passo è stato breve, e il risultato lo potete leggere qui sotto! (Continua a leggere)
BAM è l’acronimo di Black American Music secondo la definizione del trombettista Nicholas Payton: per lui il termine BAM dovrebbe sostituire jazz, perché in un momento in cui l’identità di questa musica viene stiracchiata a destra e a manca senza gran rispetto, bisogna rimettere in evidenza la cultura originale e insostituibile che gli ha dato vita. Nicola Gaeta, medico e giornalista, è forse meno radicale sulla questione, ma condivide con Payton la convinzione che il jazz sia musica americana e in cui è centrale il ruolo delle concezioni musicali africano-americane per articolarne estetica e storia. Da lì l’avventuroso impulso di passare un mese a New York per documentare il qui ed ora del jazz. L’autore parla di e con molti dei nomi che qui dentro abbiamo trattato a più riprese (Orrin Evans, Jonathan Blake, JD Allen, Stacy Dillard, Jaleel Shaw, Ambrose Akinmusire, solo per dirne qualcuno), ma non mancano italiani trapiantati in America e ad adetti ai lavori di vario tipo, fra fotografi, impresari e proprietari di club. (Continua a leggere)