FREE FALL JAZZ

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Il concetto di All-Star Band non è certo una novità. Si tratta, anzi, di una prassi ben consolidata nel mondo del jazz, iniziata con ogni probabilità dalla Verve come riflesso dei tour Jazz At The Philarmonic organizzati da Norman Granz. Altri tempi e altre platee per questa musica, certo, ma il concetto non è necessariamente da buttar via. Non sorprenderà che sia, oggi, proprio la Mack Avenue a rispolverare l’idea, assemblando una Superband con figure chiave del proprio parterre di artisti: l’etichetta di Detroit è portavoce di un jazz mainstream sofisticato e ricco, ma quasi sempre accessibile, proprio come la Verve. La Superband ne diventa il biglietto da visita, rigorosamente dal vivo, sul palco ovviamente ma pure su disco, come testimoniano i live registrati dal 2012 a oggi. (Continua a leggere)

Negli ultimi anni e dopo decenni di ascolto, ho avuto modo di approfondire le conoscenze jazzistiche (e non solo) anche verso opere di una molteplicità di grandi musicisti (compositori e/o improvvisatori che dir si voglia) generalmente considerati “minori” rispetto ai riconosciuti giganti del jazz, rendendomi conto di quale abbondanza di arte musicale si è sciaguratamente trascurata, sia dal punto di vista del materiale compositivo, che da quello improvvisativo, in nome di un non meglio specificato processo di innovazione, così rapidamente evolutosi nel tempo. (Continua a leggere)

‘Beyond Category’ è una serie di servizi musicali realizzati dall’emittente Voice Of America. Ogni puntata dura mezz’ora e presenta un musicista, alternando esibizione dal vivo e intervista. Immaginiamo di tornarci spesso, e inauguriamo con Tia Fuller, che si rivela estremamente simpatica, oltre che brava.


Tia Fuller ci piace ed è un’idola (o idolessa) personale. Già abbiamo parlato strabene di due album, ma ci erano sempre mancati dei video. Fra i tanti disponibili in rete, colpisce questo, registrato dal pubblico a New York due anni fa con suggestive luci azzurre e ottima qualità sonora. E, ovviamente, musica strepitosa ad alta energia, perfetta per rallegrare un 25 Aprile solitamente funestato da lugubri cantautori.


Da degnissimo allievo di Art Blakey,  Ralph Peterson non sorprenderà troppo se presenta al pubblico una nuovissima versione del suo quartetto (o Fo’tet, come piace dire a lui). Ma c’è di più, perché il Fo’tet suona per cinque pezzi, mentre nei restanti cinque entra in scena un sestetto di giovani stelle: Tia Fuller e Walter Smith III ai sassofoni, Sean Jones alla tromba e i fratelli Curtis al basso e al piano. Le due metà del disco sono unite dalla personalità artistica di Ralph,che non rinuncia mai ad un drive ritmico irresistibile, un fitto tessuto percussivo ricco di influenze latine, e una scrittura attenta al colore strumentale e alla complessità (poli)metrica. Il Fo’tet è la formazione ‘da camera’ di Peterson, dal suono soffuso e controllato ma non per questo freddo o poco coinvolgente. ‘One False Move’, sovrapponendo il funk del basso e il latin groove della batteria in una maniera degna di Steve Coleman, genera un energico moto che infonde grande swing senza turbare il clima raccolto del brano, come faceva il Modern Jazz Quartet. (Continua a leggere)

Un titolo come ‘Angelic Warrior’ fa pensare a qualche terribile band AOR di second’ordine, però abbassate le armi, si tratta solo di una notarella stupida per fare una battutina. Perché il quarto album di Tia Fuller è a dir poco eccellente, forse addirittura meglio dei già ottimi predecessori. La ricetta è sempre la solita, il post-bop contemporaneo, dove l’aggettivo “contemporaneo” merita qualche parola in più. Si può parlare da un lato di eclettismo, per le diverse soluzioni adottate nei vari brani (la maggior parte originali), dall’altro di immersione nelle moderne sonorità della musica nera contemporanea (soul, funk, r’n'b, hip-hop, latin). Non è un percorso originale in assoluto, visto che lo praticano altri musicisti della stessa età, da Marcus Strickland a Ben Williams a Russel Gunn a Jason Moran ad altri ancora. E’ però la più praticabile via al rinnovamento sonoro del mainstream, quella che consente una rigenerazione del sound connettendolo con l’attualità senza perdere, allo stesso tempo, il piacere dell’ascolto e il legame con la storia del jazz. In quest’ottica Tia Fuller è ormai una maestra che meriterebbe ben altra considerazione. (Continua a leggere)

Ci siamo già occupati della sassofonista Tia Fuller con la recensione del bellissimo ‘Decisive Steps’, e torneremo ad occuparcene a Settembre, dopo che sarà uscito il suo nuovo album ‘Angelic Warrior’. Un titolo da band AOR, ne conveniamo, che però promette davvero bene: già, perché le vie di internet tendono a infinito, e abbiamo trovato un’anticipazione fatta di quattro brani completi. Una particolarità: la frontline comprende, oltre ai sassofoni della leader, John Patitucci al ‘piccolo bass’ (e qui la mente vola ai Manowar), un accorgimento simile a quanto proposto con successo da Nat Adderley ai tempi del classico ‘Work Song’ che schierava il violoncello pizzicato in frontline.

Ma bando alle cianche, qui trovate i clip di ‘Angelic Warrior’. Buon ascolto!

Se qualcuno volesse fare il nome di un disco recente per spiegare che il jazz è innanzitutto bella musica comunicativa ed energica, chi scrive potrebbe benissimo consigliare ‘Decisive Steps’, terzo lp dell’altosassofonista TiaFuller. Senza troppi noiosi arzigogoli e giri di parole, questo è un disco che afferra per la gola e procede come un treno fino alla fine, lasciandoci satolli e soddisfatti: si tratta di un esplosivo concentrato di modernissimo post bop, dalle immancabili coloriture funky, soul e r&b, padroneggiato ed eseguito con grandissima classe. La Fuller, tra l’altro, è pure la leader della sezione di fiati della band di Beyoncé, e certe cose le pratica sul serio. Aggiungiamo al profilo una rinomata carriera da insegnante, e avremo completato il ritratto della perfetta via di mezzo fra Cannonball Adderly e Maceo Parker, mutatis mutandis! (Continua a leggere)