FREE FALL JAZZ

Un titolo come ‘Angelic Warrior’ fa pensare a qualche terribile band AOR di second’ordine, però abbassate le armi, si tratta solo di una notarella stupida per fare una battutina. Perché il quarto album di Tia Fuller è a dir poco eccellente, forse addirittura meglio dei già ottimi predecessori. La ricetta è sempre la solita, il post-bop contemporaneo, dove l’aggettivo “contemporaneo” merita qualche parola in più. Si può parlare da un lato di eclettismo, per le diverse soluzioni adottate nei vari brani (la maggior parte originali), dall’altro di immersione nelle moderne sonorità della musica nera contemporanea (soul, funk, r’n'b, hip-hop, latin). Non è un percorso originale in assoluto, visto che lo praticano altri musicisti della stessa età, da Marcus Strickland a Ben Williams a Russel Gunn a Jason Moran ad altri ancora. E’ però la più praticabile via al rinnovamento sonoro del mainstream, quella che consente una rigenerazione del sound connettendolo con l’attualità senza perdere, allo stesso tempo, il piacere dell’ascolto e il legame con la storia del jazz. In quest’ottica Tia Fuller è ormai una maestra che meriterebbe ben altra considerazione. Assieme a lei e ai suoi sassofoni troviamo collaboratori fidati come la sorella Shamie Royston al piano, suo marito Rudy alla batteria e Mimi Jones al basso, mentre a rimpolpare la frontline su gran parte dei pezzi c’è John Patitucci alle prese con un “piccolo bass” elettrico, molto simile ad una chitarra più corposa; il dialogo solista fra basso, sax e piano crea un sound urbano e al passo coi tempi. Addentrandoci nel disco troviamo il furente brano d’apertura a forza dieci, ‘Royston Rumble’, con un piano percussivo e bluesy in bella evidenza; i groove e le melodie latine di ‘Ralphie’s Groove’ e quelle caraibiche della bellissima ‘Descend To Barbados’; una title track fatta di ritmi militari, cupi accordi di piano e sinuose linee di sax soprano; ‘So In Love w/ All Of You’  che unisce insieme, in maniera molto originale, due standard di Cole Porter, intepretati in trio con Patitucci al contrabbasso e Terri Lynn Carrington alla batteria, quasi monkiana negli spiazzamenti ritmici e con un bellissimo gioco fra piatti e sax; una ‘Body And Soul’ con basso funk e beat hip hop che vede ospite Dianne Reeves per un numero quasi neo-soul; ‘Cherokee’ che si trasforma in una ribollente scorribanda di ritmi jungle che contrastano furiosamente l’improvvisazione aggressiva del sax; ‘Tailor Made’ e ‘Simpli-City’, guizzanti brani post-bop intrisi di moderno soul (il primo) e blues (il secondo).

Su tutto emerge il carattere di leader della Fuller, capacissima di far risaltare al meglio i contributi di ogni singolo musicista con materiale e arrangiamenti sempre all’altezza, oltre che con una prova davvero maiuscola al sax. Per fare una delle sparate che tanto fanno incavolare gli appassionati, è lei la miglior erede contemporanea di Cannonball Adderley, per capacità musicali, accessibilità ed estro comunicativo.
(Negrodeath)

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