FREE FALL JAZZ

Archive for " settembre, 2015 "

Questo breve testo nasce da una serie di incomplete annotazioni sull’accoglienza riservata ad alcune strutture linguistiche nate in seno al jazz ma annoverate e criticate come spurie. Trattasi, perciò, di nient’altro che spunti e frammenti che verranno approfonditi in altro scritto.

Mi sono di recente trovato a rileggere un lontano scritto di Franco Pecori pubblicato da Jazz From Italy nella sua pagina Facebook: Nessun’arte, e nemmeno la musica, è mai pura; questo è un equivoco idealistico. Altrimenti, non si capirebbe la nascita e la relativa fioritura della dodecafonia proprio nella Vienna degli anni tra le due guerre; e neanche si capirebbe l’esplosione del free negli anni Sessanta, in un tipo di società impostata sull’imperialismo economico, seriamente minata dall’alienazione dei consumi e lacerata da profondi contrasti razziali. Mi ha provocato non poche perplessità l’idea di “inevitabilità” (un sotto-prodotto del progresso in senso marxiano), come se, in fondo, esista un Fato (o una giustizia storica o una qualsiasi logica ferrea e stringente) che cerchi di controbilanciare con le sue azioni altre azioni ancora, prodotte da se stesso o da un altro Fato avverso, o da altra logica umana o cosmica. (Continua a leggere)

Mentre le date italiane di Kamasi Washington si avvicinano, possiamo guardarci questo bellissimo concerto in cui la variopinta compagine del sassofonista presenta ‘The Epic’ al pubblico, assiepato nel Regent Theater di Los Angeles. Il concerto è preceduto da una serie di brevi interviste in cui i musicisti parlano di sé stessi, della reciproca amicizia e di come sia divertente giocare a Street Figher. Prendetevi due ore, che ne vale la pena.


Milton Aubrey “Brew” Moore (nato il 26 marzo 1924 a Indianola, Mississippi – morto a Copenhagen, il 19 agosto 1973), è stato uno dei maggiori tenorsassofonisti bianchi emersi nell’immediato dopoguerra, insieme a Stan Getz, Al Cohn, Zoot Sims, Allen Eager e Warne Marsh. (Continua a leggere)

C’era molta attesa per ‘Infanticide’, secondo album della contrabbassista Caterina Palazzi che già si era distinta benissimo col precedente ‘Sudoku Killer’. Il nuovo disco conferma la strumentazione (anche se al sax tenore troviamo oggi Antonio Raia) e il gusto per atmosfere cupe, ambigue, al servizio di una narrazione quasi cinematografica. ‘Infanticide’ però alza il tiro, estremizzando il volume e la brutalità: il suono è fortemente caratterizzato da una chitarra elettrica sporca e fragorosa, molto vicina allo Steve Albini degli Shellac. Noise rock newyorkese sommato a moderno jazz italiano, quindi… e la cosa bella è che funziona. Tanti i momenti energici, dove pure il sax si lancia in fraseggi urlanti e acuti per reggere la forza d’urto dei riff, ma molti pure quelli di quiete, in cui riemerge quel gusto per la melodia oscuro ed inquietante dell’esordio. (Continua a leggere)

Esce il 25 settembre per Auand Records, il nuovo album Flow, Home del chitarrista Francesco Diodati con la formazione Yellow Squeeds. Le prime date del tour sono il 15 ottobre a Fano, il 16 al Ricomincio da Tre di Corciano (PG) e il 18 novembre al Panic Jazz Club di Marostica (VI). (Continua a leggere)

‘Wondaland’ è il secondo album con cui Jason Palmer rende omaggio ad una delle sue cantanti preferite. ‘Take A Little Trip’ era dedicato alla figura di Minnie Riperton, mentre oggi è il turno della bravissima Janelle Monae, una star in America ma pressoché sconosciuta da queste parti. Il criterio alla base dei due dischi è piuttosto simile, perché pure qui le melodie portanti dei temi vengono armonizzate in maniera nuova e originale, mentre gli assolo ne sviluppano logicamente le implicazioni melodico-ritmiche in robuste jam a fuoco a lento, con citazioni quasi letterali ben piazzate per rafforzare il gioco di specchi. Si tratta di jazz intriso di soul e funk, come ben evidenziato dall’interazione di piano Rhodes e chitarra, con un attento equilibrio fra i due strumenti armonici e una batteria (il fido Lee Fish) che lavora spessissimo con spazzole e piatti, privilegiando il tocco leggero.  (Continua a leggere)

E’ stata una bella serata quella che Bologna ha dedicato alla memoria di Marco Tamburini, trombettista molto amato in città e scomparso prematuramente lo scorso 29 maggio in un incidente stradale. (Continua a leggere)

Dave Douglas Quintet al Teatro Donizetti di Bergamo

mercoledì 14 ottobre

in esclusiva italiana nell’ambito della XIII edizione di “Bergamo Scienza”

in collaborazione con “Bergamo Jazz” (Continua a leggere)

Oggi le donne si conquistano, con assoluto merito, sempre più spazio del mondo del jazz, ma una volta la situazione era ben diversa – a parte le grandi cantanti, le strumentiste sono sempre state pochissime. (Continua a leggere)

Russell Gunn merita davvero di essere annoverato fra i musicisti più lungimiranti e attenti degli ultimi vent’anni, come già abbiamo scritto in passato. Lo ribadiamo con questa bella esibizione dal vivo in cui la sua band Elektik Butterlfy affronta “Electric Funeral” dei Black Sabbath, dilatandola in un jazz elettrico, funk, psichedelico, espandendo la versione fissata nell‘ottimo ultimo album.


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