FREE FALL JAZZ

Milton Aubrey “Brew” Moore (nato il 26 marzo 1924 a Indianola, Mississippi – morto a Copenhagen, il 19 agosto 1973), è stato uno dei maggiori tenorsassofonisti bianchi emersi nell’immediato dopoguerra, insieme a Stan Getz, Al Cohn, Zoot Sims, Allen Eager e Warne Marsh. Ha declinato, come gli altri citati, lo stile di Lester Young in una propria visione del moderno  linguaggio be-bop, assorbito tra il 1943 e il 1947, stabilendosi poi nel 1948 a New York e lì registrando il suo primo album da leader (Brew Moore and His Playboys, – Savoy ). Ha lavorato con le orchestre  di Machito e Claude  Thornill, con il sestetto di Kai Winding , per Stan Getz e George Wallington, tra gli altri. Nel 1949 entra a far parte dei ” brothers” in una sessione omonima per l’etichetta Prestige.

Moore è stato un vagabondo, un “perdente” nato, un eroe della beat generation ma anche un brillante sassofonista. Ha lasciato New York nel 1954 per la West Coast, stabilendosi infine a San Francisco, dove ha trovato un ambiente congeniale, inserendosi nella beat generation impersonata da uno dei suoi ammiratori riconosciuti, lo scrittore Jack Kerouac. Brew ha lavorato anche con l’amico Tony Fruscella, un bel trombettista del periodo, anch’egli oggi misconosciuto.

Nel 1959 seri problemi di alcolismo lo costrinsero a ritirarsi dalla scena musicale. Successivamente e ad eccezione di tre anni ancora a New York (1967-70), si rifece un nome in Europa trasferendosi nel 1961. Con sede fissa a Copenhagen, in Danimarca, ha continuato a svolgere per il resto della vita la sua attività di musicista, spesso assieme a notevoli compagni espatriati come Kenny Drew e Sahib Shihab, così come sostenitori europei come Niels-Henning Ørsted Pedersen e Alex Riel. Nel mese di agosto del 1973, tornato a Copenaghen da un viaggio a casa per risolvere gli affari di suo padre, cadde da una rampa di scale ai Giardini di Tivoli dopo una notte di bagordi, subendo lesioni che hanno poi causato la sua morte.

Il noto critico jazz, Ralph J. Gleason, ha riportato delle interessanti note nel booklet di una delle migliori registrazioni di Brew - The Brew Moore Quintet [Fantasy]:


 

“L’idea principale è quella di tornare alla semplicità”, dice Brew Moore del suo lavoro. ”Mi piace un piccolo gruppo, ad esempio il quintetto che abbiamo su questo album, dove posso lasciarmi andare. Il più grande stimolo per me nel suonare  è swingare  in libertà e movimento. E con un piccolo gruppo posso farlo più facilmente. La musica deve essere un’ espressione personale del proprio mondo e lo stile di vita.,,L’idea del suonare per me è quella di comporre una diversa melodia sulla melodia di base della canzone originale, piuttosto che costruire una serie di progressioni di accordi. Sento che in diversi punti con questo set di brani raggiungiamo l’interplay necessario per produrre buona musica jazz. Lo spero “. Brew ha due doti assolutamente d’oro: swinga come un matto e ha anima. Queste sono cose che non si possono imparare. Devi essere nato con loro. Brew le aveva entrambe e ha anche un dono inestimabile per il fraseggio.

I suoi album in quartetto e quintetto per la Fantasy, fatti durante i suoi anni in California , furono le sue ultime registrazioni commerciali negli Stati Uniti. Queste assieme alle sue registrazioni da sideman con Cal Tjader ( Tjader Plays Tjazz- Fantasy), trovano Moore in forma assolutamente top, che si esplica su standard di impressionante inventiva melodica e ritmica.


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