FREE FALL JAZZ

Dizzy Gillespie's Articles

Musica colta o popolare? Musica d’arte o commerciale? Musica d’ascolto o da ballo? (Continua a leggere)

Questo scritto è stato pubblicato su Musica Jazz di febbraio dello scorso anno e qui presentato, come già in altre occasioni analoghe, nella sua forma originaria, completo ove possibile di link musicali e riferimenti discografici inseriti nel testo. Ringraziamo il direttore di Musica Jazz Luca Conti per l’assenso informale alla pubblicazione.

Buona lettura

R.F.

Siamo in un periodo storico nel quale spesso si parla, a volte anche abusandone, di “contaminazioni”, per sottolineare una tendenza attuale del jazz e delle musiche improvvisate più in generale, alla fusione di una molteplicità di linguaggi musicali, anche geograficamente distanti e profondamente diversi tra loro. Pensando però bene al significato del termine, ci si rende conto che esso viene utilizzato ad esempio nelle scienze naturali per indicare la presenza di un agente inquinante verso un supposta “purezza” ambientale. Applicarlo ad un linguaggio musicale, e nel caso specifico al contesto jazzistico, può essere quanto meno contraddittorio, poiché il jazz, per sua natura e per sua stessa genesi, è una forma musicale intrinsecamente “spuria”, la cui forza propulsiva e innovatrice si è sempre manifestata proprio dall’incontro non artificioso tra etnie e relative culture musicali. (Continua a leggere)

Questo articolo dedicato alla diffusissima influenza sul jazz dei ritmi latini (con sostanziale esclusione della componente brasiliana che meriterebbe per l’importanza indubbia un saggio a sé), e in particolare di quella afro-cubana, è la revisione e l’ampliamento di quello già comparso un paio di anni fa sulle colonne del portale Tracce di Jazz. Sono stati aggiunti alcuni protagonisti di cui mi ero completamente scordato (sono sicuro che ne mancherà ancora qualcuno) e che andavano come minimo citati. Inoltre in  coda all’articolo ho ampliato il discorso sul “ramo cubano” cercando di dare un minimo di ricostruzione storica circa i protagonisti della musica cubana anche ben prima della fusione col jazz. Anche in questo caso, come per il saggio dedicato a Stevie Wonder, si tratta in realtà di un work in progress che prelude ad altri possibili futuri ampliamenti. L’aggiunta di molti link musicali permette, per chi lo volesse, di associare l’ascolto alla lettura. Per favorire quest’ultima si è pensato di dividere il lungo scritto in due parti, di cui la seconda verrà pubblicata a seguire.

R.F.

Alla seconda parte

Il jazz è una musica che nel suo percorso si è in qualche modo “globalizzata”, mostrando una peculiare capacità di espandersi, fagocitando ed elaborando materiali musicali dalle più varie provenienze, modificandosi progressivamente anche in funzione del luogo geografico in cui si è venuto a sviluppare, inglobando, almeno in parte, le relative tradizioni culturali, caratterizzandosi quindi per una interessante forma di sincretismo musicale.

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E’ stata una bella serata quella che Bologna ha dedicato alla memoria di Marco Tamburini, trombettista molto amato in città e scomparso prematuramente lo scorso 29 maggio in un incidente stradale. (Continua a leggere)

Un cast stellare con Clark Terry, James Moody, Zoot Sims, Dizzy Gillespie, Coleman Hawkins, Benny Carter, Teddy Wilson, Bob Cranshaw, Louie Bellson e T-bone Walker non avrà mica bisogno di un’introduzione, vero?


Il teatro di rivista, o rivista, era una forma teatrale molto in voga nello primo trentennio del ’900. Si trattava di una serie di numeri (musicali, danza, sketch comici) a catena, dal carattere spesso ironico quando non satirico verso gli avvenimenti e le personalità del periodo. Battute mordaci e nudità femminile non erano mai assenti. (Continua a leggere)

Nella seconda metà degli anni ’50 le orchestre jazz sono una specie in via di estinzione, a causa degli alti cosi di mantenimento. Duke Ellington, forse l’unico, riesce a superare la crisi senza dover mai sciogliere la sua big band, mentre gli altri non furono così fortunati. Nemmeno Dizzy Gillespie, uno dei volti più noti e amati del jazz, innovatore tanto del linguaggio trombettistico come di quello orchestrale, e grande comunicatore. In attesa di momenti più propizi, Dizzy pensa ad una formazione estesa e chiama due dei più talentuosi compositori e arrangiatori per piccoli ensemble: Benny Golson e Gigi Gryce. Con altri due fiati (il baritono di Pee Wee Moore e il trombone di Henry Coker), una sezione ritmica swingante e compatta (Ray Bryant al piano, Tommy Bryant al basso e Charlie Persip alla batteria) e un repertorio di brani originali scritti dai due sassofonisti, l’ottetto dà vita ad una nuvola di suono vellutato, non dissimile dai coevi esperimenti di Gryce con Art Farmer e Donald Byrd.  (Continua a leggere)

Dell’importanza della tromba di Dizzy Gillespie per la musica jazz tutta abbiamo già fatto cenno qui e lì, non credo ci sia bisogno di ribadire ulteriormente: se state leggendo queste righe e non avete ben chiaro chi sia, vuol dire che siete capitati su queste pagine cercando su Google “Molly Ringwald nuda” o avete vissuto l’intera vostra vita con la testa sotto la sabbia. Ieri avrebbe compiuto 96 anni, e celebriamo riproponendo uno storico concerto del 1982 al Lincoln Center con la sua “band dei sogni”. Quasi  tre ore di musica che vedono Dizzy in compagnia degli amici di una vita: monumenti come Max Roach, Pepper Adams, Gerry Mulligan, Milt Jackson… Il tutto a un solo clic di distanza: schiacciate play e buon divertimento.

Citiamo un vecchio classico dei videogiochi per introdurre il Picture This di oggi, che, come avrete intuito, raccoglie due video del grande Dizzy Gillespie.

Il primo ce lo mostra giovanissimo con orchestra al seguito: è il 1947, e ‘Salt Peanuts’ è destinata a diventare un classico senza tempo. Di sicuro si tratta di una delle testimonianze filmate più antiche in circolazione del trombettista.

Il secondo video ci porta avanti nel tempo di una dozzina d’anni: ‘Manteca’, pur composta alla fine degli anni ’40, è qui proposta in una ripresa del 1959, quando ormai lo stile “latino” del nostro è già ben riconoscibile. Completano il quintetto Leo Wright (sax), Junior Mance (piano), Art Davis (basso) e Teddy Stewart (batteria).

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Ancora Bill Cosby? Eh, oh, ci garba. Poi l’alternativa sarebbe guardarvi il concertone del primo Maggio in TV, se proprio ci tenete. Noi non ci teniamo, ed è per questo che vi offriamo un primo Maggio “alternativo”. Siamo andati a ripescare un po’ di puntate dei Robinson con guest star dal mondo del jazz e ve le proponiamo qui di seguito, basta cliccare sui relativi titoli. Sono tutte in lingua originale, ma da una parte meglio così, ché vedere Dizzy Gillespie doppiato in italiano in effetti fa un po’ strano. Di sicuro abbiamo dimenticato qualcuno/qualcosa, d’altronde quando c’è di mezzo il buon Cosby i riferimenti alla musica di cui leggete sulle nostre pagine sono sempre tanti e pescarli tutti sarebbe stato un vero massacro. Gli episodi sono “spezzati” in più segmenti: il link di solito vi porta al primo, gli altri sono poi facilmente raggiungibili dai video correlati. Buona visione. (Continua a leggere)