FREE FALL JAZZ

A differenza di molti musicisti americani che, quale che sia la loro provenienza, si sono spostati a New York, Kamasi Washington continua a far base nella natia Los Angeles. Il grosso della sua attività, negli ultimi anni, si è svolto nell’ambito dell’hip-hop e del soul, sia sul palco che in studio. Ha lavorato infatti con Lauryn Hill, Snoop Dog, Chaka Khan, Flying Lotus, e di recente ha arrangiato gli archi del celebratissimo ‘To Pimp A Butterlfy’ di Kendrick Lamar. Ora Kamasi Washington debutta con un triplo cd, chiamato non a caso ‘The Epic’; pubblica Brainfeeder, etichetta hip-hop ed elettronica fondata dal summenzionato Flying Lotus, produttore e musicista di grande talento nonché nipote di Marilyn McLeod, autrice della Motown la cui sorella si chiamava Alice, notissima come valida pianista jazz nonché… seconda moglie di John Coltrane. Con tutto questo background, certo non comune, si resta davvero spiazzati all’ascolto di ‘The Epic’. Perché, contrariamente alle aspettative (le mie per lo meno), qui di hip-hop non c’è nessunissima traccia. Piuttosto, Kamasi e la sua nutrita truppa mettono in primo piano tutto il loro amore per la musica nera degli anni ’70. Un prezioso fondale di archi e coro arricchisce l’interazione del gruppo in cui, oltre al robusto sax del leader (fra John Coltrane, John Gilmore e Booker Ervin) figurano tromba, trombone, due bassi (elettrico e non), piano, tastiera, chitarra e due batterie. Da un lato si getta l’occhio a funk e soul, in particolare George Clinton, Curtis Mayfield, James Brown e Sly Stone, dall’altro a quel jazz elettrico che ai tempi traeva linfa vitale proprio da quegli stessi suoni: Miles Davis (‘Live/Evil’ soprattutto), Blue Mitchell, Cannonball Adderley, i primi Weather Report, persino quei criticatissimi, spesso a torto, dischi di Freddie Hubbard come ‘First Light’ o ‘Windjammer’. La band suona compatta e grintosa su pezzi lunghi e coinvolgenti, con tanto groove e interventi solisti ben inseriti in una trama sonora organica, fluida, mai sovraffollata. Tre brani, uno per disco, presentano la bella voce di Patrice Queen, e potrebbero funzionare alla grande in una programmazione radio un po’ coraggiosa.

Difficilmente avrete tempo di spararvi queste tre ore di musica da cima a fondo ogni volta. Ma la qualità e il talento ci sono. ‘The Epic’ arriva, completamente inaspettato, a trarre le fila di un discorso che ancora aspettava una degna continuazione o una prima compiuta storicizzazione. A suo modo, un esperimento radicale e fuori da qualsiasi nicchia di mercato odierna… se non quello della grande black music doc.
(Negrodeath)

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