FREE FALL JAZZ

Archive for " gennaio, 2016 "

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Parlare di un disco come questo, che senz’altro rientra in una ristretta manciata di capolavori del jazz davvero indispensabili potrebbe risultare scontato, più che altro perché si tratta di una registrazione giusto di 60 anni fa, sulla quale sembra di aver già detto e analizzato un po’ tutto. Tuttavia, potrebbe essere utile farlo in un periodo come questo nel quale l’ampio processo di commistione linguistica in atto da tempo intorno alla musica improvvisata sta creando disorientamento tra molti jazzofili di vecchia e nuova data, favorendo una certa confusione di idee intorno al jazz. Dico questo perché, al di là della grandezza indiscutibile e senza tempo della musica ivi contenuta e del musicista, il disco si presta ad una serie di considerazioni che possono rivelarsi molto utili allo scopo. Innanzitutto, la faccenda tanto citata e discussa sulla presunta “universalità” del linguaggio jazzistico, a mio avviso concetto oggi abbastanza abusato e utilizzato in modo per lo più ambiguo. (Continua a leggere)

Pianista dallo stile sobrio ed elegante, Danny Grissett si è fatto conoscere in primo luogo per la lunga militanza nel quintetto di Tom Harrell, con cui ha inciso diversi ottimi album, nonché al fianco di Jeremy Pelt, Jimmy Greene, Lage Lund e molti altri. Può vantare anche una consistente discografia da leader, di cui ‘The In-Between’ è il quinto capitolo. Cinque standard, incluse belle versioni di ‘Stablemates’, ‘The Kicker’ e ‘How Deep Is The Ocean’, e cinque brani originali, una notevole varietà di situazioni e atmosfere, ma la comune volontà di esplorare le premesse del tema tenendosi vicini al carattere emotivo del tema stesso, prendendosi tutte le libertà del caso con la forma: è questa, ascolto dopo ascolto, la sensazione che si ricava. (Continua a leggere)

Chi sono gli Industrial Revelation? E’ presto detto. Si tratta di un formidabile quartetto di giovani musicisti di Seattle: D’Vonne Lewis (batteria, fondatore della band), Evan Flory-Barnes (contrabbasso), Ahamefule J. Oulo (tromba) e Josh Rawlings (piano e tastiere). La loro idea di musica non è lontanissima da quella di Christian Scott, ovvero un’esplorazione che parte dal jazz, si avventura in territori limitrofi vari (rock, hip-hop, neo soul etc etc) e poi al jazz ritorna, con un suono di gruppo vicino, per certi versi, al magnifico quartetto di Wynton Marsalis degli anni ’80, quello di ‘J Mood’ e ‘Live At The Blues Alley’. Vi proponiamo un brano registrato negli studi dell’emittente KPLU, con la promessa di riparlarne al più presto.


Figlio di Donald, uno degli innumerevoli talenti scoperti da Art Blakey, e come lui pianista, Keith Brown non è un nome molto conosciuto. Ha lavorato come session man in vari ambiti della black music, dal soul al jazz, e ha già inciso un buon disco in trio pochi anni fa. Con ‘The Journey’, il giovane Brown alza il tiro e ci offre un lavoro ambizioso, un vero e proprio viaggio attraverso tutte le proprie esperienze di musicista, sintetizzate in un freschissimo jazz dal taglio contemporaneo, innervato di soul, neo-soul, funk, hip-hop – colori, melodie, ritmi e arrangiamenti parlano chiaro, anche se il gruppo è spesso e volentieri acustico. Da questo punto di vista, possiamo pensare a punti di riferimento come Lafayette Gilchrist e soprattutto Russell Gunn, due veri e propri maestri anticipatori nella sintesi fra jazz e resto della musica nera contemporanea. (Continua a leggere)

Anno 1964. Eric Dolphy ha appena terminato il tour europeo con Charles Mingus e si prepara ad organizzarne uno tutto suo. L’amico sassofonista Nathan Davis era stato incaricato di mettere assieme una band all-star per l’occasione, scegliendo accuratamente fra i giovani talenti della scena americana: Woody Shaw, Bobby Hutcherson, Richard Davis, Billy Higgins. (Continua a leggere)

Franco D’Andrea si aggiudica nuovamente il titolo di “Musicista italiano dell’anno” al Top Jazz 2015, storico riconoscimento assegnato dalla rivista Musica Jazz in base al voto espresso da una rosa scelta di critici musicali del settore, e annuncia l’uscita di ben 3 album nel 2016 e le prime date in Italia e in Europa. (Continua a leggere)

Come già sappiamo, il nuovo album di Brandee Younger, ‘Wax & Wane’, uscirà il 19 febbraio – giova ricordare che saranno della partita Chelsea Baratz (sax, collaboratrice abituale della Younger), Anne Drummond (flauto), Dezron Douglas (basso), Mark Whitfield (chitarra) e Dana Hawkins (batteria), mentre l’impegnatissimo Casey Benjamin si occuperà della produzione. (Continua a leggere)

Hank Crawford è uno di quegli infaticabili lavoratori della black music che meriterebbero maggior considerazione. Polistrumentista (sax contralto e baritono, pianoforte), arrangiatore per complessi soul e r&b, direttore musicale della band di Ray Charles dal ’59 al ’63, persino rocker nel gruppo Little Hank And The Rhythm Kings, Crawford ha messo le sue grandi doti al servizio dell’espressività, trovando un approdo naturale in quel soul jazz che esplose negli anni ’60 – e che qui da noi è sempre stato visto col fumo negli occhi… e il cemento nelle orecchie, verrebbe da aggiungere, grazie al lavoro di certa ottusa critica. ‘True Blue’ è uno dei molti dischi incisi dal sassofonista negli anni ’60 su Atlantic, la casa discografica dei fratelli Ertegun. (Continua a leggere)

Le orchestre delle istituzioni musicali americane permettono agli studenti di farsi le ossa sotto tantissimi punti di vista, non ultimo il palco, in giovane età – è li che si forgiano i talenti di domani, giusto? Nell’ultima edizione del festival jazz di Newport, l’orchestra della Berklee School Of Music affianca niente meno che il grande trombettista Sean Jones in un’interpretazione eccezionale di ‘Transitions’, in origine sull’eccellente ‘The Search Within’.


La domenica è solitamente giorno nel quale il pranzo rappresenta il clou della festa, ricco di quelle pietanze difficili da preparare e gustare durante la settimana lavorativa. Essere appassionati di musica, e in particolare di jazz, abitando in regione Lombardia, significa sostituire senza remore di sorta certe prelibatezze culinarie con altre di genere musicale che manifestazioni come Aperitivo in Concerto sono in grado di assicurare. Questa domenica, il menù prevedeva la presenza sul palco in prima assoluta italiana dell’ottetto del pianista, compositore e big band leader newyorkese di origine cubana Arturo O’ Farrill. (Continua a leggere)

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