Cosa oggi può essere definito nello scenario contemporaneo della musica improvvisata “avanguardia” o “musicalmente avanzato” e secondo quali schemi critici e culturali di riferimento lo si afferma? (Continua a leggere)
Scriviamo spesso e volentieri di quanto il panorama americano brulichi di nuovi proposte che riescono a portare avanti il jazz senza prescindere dalle sue caratteristiche. Bene, il quartetto degli Industrial Revelation, da Seattle, si aggiunge al numero dei brillanti giovani di belle speranze. Giovani che, fra mille difficoltà e apprezzabile ottimismo, fanno di tutto per divulgare la propria musica in giro, gestendosi rigorosamente in proprio. Abbiamo recensito il bellissimo ‘Revelation And The Kingdom Of Nri’ qualche mese, adesso ascoltiamo le parole di D’Vonne Lewis, batterista e leader del gruppo, in vista del concerto di Milano del 26/02. (Continua a leggere)
Se la battaglia per riportare di nuovo il jazz (senza sconti né ruffianerie) in mezzo al pubblico casuale sembra persa in partenza, purtroppo, gli Industrial Revelation sono uno di quei nomi che meglio potrebbe riuscire ad oltrepassare i confini del ghetto jazzistico e farsi apprezzare. Il quartetto di Seattle, guidato dal batterista e compositore D’vonne Lewis, sintentizza un sound moderno, originale, sofisticato ed accessibile, anche nel caso di un imponente doppio album come ‘Liberation & The Kingdom On Nri’. Groove e melodia sono i due punti essenziali degli Industrial Revelation, che costruiscono i loro brani sull’energia ritmica, armonie quasi pop e splendide melodie, con grande risalto per la tromba di Ahamefule J. Oluo: il suono robusto, l’attacco esplosivo, lo stile quasi cantato e squillante si ricollegano alle grandi trombe del sud, da Louis Armstrong a Clark Terry fino a Nat Adderley e Wynton Marsalis. (Continua a leggere)
Chi sono gli Industrial Revelation? E’ presto detto. Si tratta di un formidabile quartetto di giovani musicisti di Seattle: D’Vonne Lewis (batteria, fondatore della band), Evan Flory-Barnes (contrabbasso), Ahamefule J. Oulo (tromba) e Josh Rawlings (piano e tastiere). La loro idea di musica non è lontanissima da quella di Christian Scott, ovvero un’esplorazione che parte dal jazz, si avventura in territori limitrofi vari (rock, hip-hop, neo soul etc etc) e poi al jazz ritorna, con un suono di gruppo vicino, per certi versi, al magnifico quartetto di Wynton Marsalis degli anni ’80, quello di ‘J Mood’ e ‘Live At The Blues Alley’. Vi proponiamo un brano registrato negli studi dell’emittente KPLU, con la promessa di riparlarne al più presto.