Sabato 06 febbraio sarà il funky groove ad alto carico energetico del James Carter Organ Trio ad inebriare il pubblico del Jazz Club Ferrara con un concerto che affonda le radici nel soul jazz degli anni ’60. A fianco del leader, che da sempre si contraddistingue per la straordinaria tecnica applicata ad ogni genere di strumento a fiato, troviamo Gerard Gibbs all’organo e Alex White alla batteria. (Continua a leggere)
Parlare di un disco come questo, che senz’altro rientra in una ristretta manciata di capolavori del jazz davvero indispensabili potrebbe risultare scontato, più che altro perché si tratta di una registrazione giusto di 60 anni fa, sulla quale sembra di aver già detto e analizzato un po’ tutto. Tuttavia, potrebbe essere utile farlo in un periodo come questo nel quale l’ampio processo di commistione linguistica in atto da tempo intorno alla musica improvvisata sta creando disorientamento tra molti jazzofili di vecchia e nuova data, favorendo una certa confusione di idee intorno al jazz. Dico questo perché, al di là della grandezza indiscutibile e senza tempo della musica ivi contenuta e del musicista, il disco si presta ad una serie di considerazioni che possono rivelarsi molto utili allo scopo. Innanzitutto, la faccenda tanto citata e discussa sulla presunta “universalità” del linguaggio jazzistico, a mio avviso concetto oggi abbastanza abusato e utilizzato in modo per lo più ambiguo. (Continua a leggere)
Un repertorio di classici della carriera John Coltrane. Una rilettura che ne metta in luce la continuità reciproca e quanti rimandi vi siano, in essi, al passato del jazz. Una grande carica rhytm’n'blues, genere in cui Coltrane si fece le ossa. In un organ trio. Una performance paurosa per trasporto, energia, esplorazione, attualizzazione e gradevolezza. Un miracolo? Quasi… si parla di James Carter e del suo incredibile organ trio! Già pubblicato da poco dagli amici di Tracce di Jazz, ma repetita iuvant.