FREE FALL JAZZ

Sonny Rollins's Articles

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Parlare di un disco come questo, che senz’altro rientra in una ristretta manciata di capolavori del jazz davvero indispensabili potrebbe risultare scontato, più che altro perché si tratta di una registrazione giusto di 60 anni fa, sulla quale sembra di aver già detto e analizzato un po’ tutto. Tuttavia, potrebbe essere utile farlo in un periodo come questo nel quale l’ampio processo di commistione linguistica in atto da tempo intorno alla musica improvvisata sta creando disorientamento tra molti jazzofili di vecchia e nuova data, favorendo una certa confusione di idee intorno al jazz. Dico questo perché, al di là della grandezza indiscutibile e senza tempo della musica ivi contenuta e del musicista, il disco si presta ad una serie di considerazioni che possono rivelarsi molto utili allo scopo. Innanzitutto, la faccenda tanto citata e discussa sulla presunta “universalità” del linguaggio jazzistico, a mio avviso concetto oggi abbastanza abusato e utilizzato in modo per lo più ambiguo. (Continua a leggere)

In un periodo storico nel quale, specie in Europa, sembra prevalere nella musica improvvisata una deriva verso un progressivo allontanamento da certe peculiarità africane-americane proprie del jazz, almeno per come molti di noi lo hanno conosciuto ed imparato ad amare nel secolo scorso, si assiste oggi sempre più spesso in tale ambito ad una sorta di sublimazione delle componenti ritmiche e poliritmiche, in favore di proposte che puntano più ad un utilizzo coloristico e timbrico degli strumenti ritmici (in particolare della batteria) sottraendoli dagli usuali compiti di scansione. Proprio per tale ragione e in un certo senso in contrapposizione a tale tendenza, ho scelto di riproporre all’attenzione questo album di Sonny Rollins del 1966 che, pur non essendo tra i suoi più citati è in realtà un suo sottostimato capolavoro, ed è, a mio avviso, quanto mai esemplificativo in termini musicali del concetto che così sommariamente ho tentato di esporre. (Continua a leggere)

Nel 2010 Sonny Rollins ha compiuto ottant’anni, celebrati con un bellissimo tour che ha toccato pure Bologna (chi scrive era presente e ricorda la serata con grande emozione). (Continua a leggere)

Il jazz non è estraneo al mondo dei Simpsons. La piccola Lisa suona il sassofono, e poi come dimenticare il personaggio di Gengive Sanguinanti Murphy, il sassofonista alcolizzato e girovago di Springfield? La sua figura ricalca parecchi (se non tutti) gli stereotipi bohemienne sul jazz, ma se proprio dovessimo indicare una figura di riferimento, difficile non pensare a Sonny Rollins solo soletto sul ponte di Williamsburg. L’incontro di Sonny e Lisa, adesso, è davvero vicino. Nell’episodio ‘Whiskey Business’, in onda il 5 maggio su FOX, Sonny appare come ologramma a Lisa che vuole opporsi allo sfruttamento olografico, stile Tupac Shakur al festival di Coachella, del suo idolo Gengive Sanguinanti. Fremiamo di attesa!

Nella bella collocazione di Villa Leoni, torna, con tutte le difficoltà del caso, JAM – Jazz a Mira, oltre che con i concerti, anche con attività collaterali come la bella mostra fotografica di Luca D’Agostino, dibattiti sul futuro di questa musica (particolarmente interessante quello su SIAE, Enpals, ecc…) e inoltre una rassegna “collegata”,  quella sui vini, che sta diventando un po’ un trait d’union con il jazz. Nicola Fazzini ha avuto il merito di una ottima organizzazione (supportato dalla scuola di Musica Thelonious Monk, dall’associazione Keptorchestra e da Radio Ca Foscari), ma soprattutto di invitare il Trio di Steve Lehman, di passaggio in Italia. La presenza del compositore e sassofonista nuovaiorchese al Teatro Villa Dei Leoni ci permette di avere un’immagine dell’attività musicale della sua città. (Continua a leggere)

Lo avrete forse già sentito, ma vale la pena ribadire. Mercoledì scorso, durante la cerimonia per gli awards assegnati dalla Jazz Journalist Association (svoltasi al Blue Note di New York),  Sonny Rollins ha fatto incetta, portandosi a casa ben 3 statuette: musicista dell’anno, miglior sassofonista tenore e e disco dell’anno (per ‘Road Shows Vol. 2′).

Il musicista, che non ha potuto presenziare alla premiazione (non vorrei dir castronerie, ma suppongo sia già impegnato nel tour che lo porterà anche al nostro Umbria Jazz), ha scritto di suo pugno un comunicato di ringraziamento: “Sono nato con un dono, e per questo sono molto riconoscente. Ho copiato ed imparato dai miei predecessori, ai quali sono molto grato. E con la medesima gratitudine accetto oggi questo premio”.

Le premiazioni hanno anche confermato l’ascesa di “giovani leoni” che a noi piacciono tanto come Ambrose Akinmusire e Ben Williams (rispettivamente nelle categorie miglior trombettista e miglior emergente), ma hanno anche reso il giusto riconoscimento a un altro grande mai troppo celebrato: Horace Silver, che si è portato a casa la statuetta per il “Lifetime achievement in jazz”.

Di seguito un elenco dettagliato dei musicisti premiati: (Continua a leggere)

In occasione del 25 Aprile, Festa della Liberazione, non ci va di lasciarvi in bianco. E quindi, pubblichiamo il piccolo documentario su ‘Freedom Suite’, capolavoro di Sonny Rollins che certo non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di un documentario della Concord Records per presentare l’album rimasterizzato all’interno della Orrin Keepnews Collection, una serie di ristampe iniziata nel 2006 e curata dal mitico Orrin in persona, qui intervistato. E ora, Frrrrrredom!