FREE FALL JAZZ

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L’arpa è associata, nell’immaginario comune, a sonorità eteree e musica da camera, anche per sue caratteristiche fisiche e sonore. L’arpa nel jazz poi presenta una casistica talmente ridotta da non avere una cospicua tradizione di riferimento. Il terreno è libero, l’edificio tutto da costruire, fatte salve le fondamente edificate da Dorothy Ashby ed Alice Coltrane ai tempi. Brandee Younger, di cui ci siamo già occupati in occasione dell’ottimo esordio registrato dal vivo, è tornata con ‘Wax & Wane’ proprio per calare il suo strumento nella realtà contemporanea di questa musica – a partire dal vasto arcipelago black. Molti saranno sorpresi all’idea di un disco tanto intriso di funk e hip-hop e ben lontano da compunto camerismo o composizioni avanguardistiche; la Younger tuttavia riesce a far swingare il suo strumento sui possenti groove (degli di un disco di James Brown o, perché no, di D’Angelo) della sezione ritmica, dove si distingue il basso elettrico di Dezron Douglas. (Continua a leggere)

Come già sappiamo, il nuovo album di Brandee Younger, ‘Wax & Wane’, uscirà il 19 febbraio – giova ricordare che saranno della partita Chelsea Baratz (sax, collaboratrice abituale della Younger), Anne Drummond (flauto), Dezron Douglas (basso), Mark Whitfield (chitarra) e Dana Hawkins (batteria), mentre l’impegnatissimo Casey Benjamin si occuperà della produzione. (Continua a leggere)

Ognuno di noi, alla richiesta di elencare una serie di trombettisti jazz, potrebbe fare centinaia di nomi. Stessa cosa per sassofonisti, batteristi, pianisti, contrabbassisti, cantanti. Già meno per clarinetti e tromboni, ma qualcosa viene fuori. E l’arpa? Ecco, lì cominciano davvero i problemi. Alice Coltrane, l’antesignana Dorothy Ashby e poi il niente o quasi. Si tratta di uno strumento, a pensarci bene, che per le sue caratteristiche sembra davvero poco adatto a questa musica. Adesso entra in gioco Brandee Younger. Giovane e bella com’è, avrebbe potuto scegliere la via di Diana Krall, quella del pop sofisticato tinto di jazz, enfatizzando il glamour. Invece Brandee ha scommesso sul jazz vero e proprio, lavorando sia per vari musicisti di stanza a New York sia con il suo gruppo, che finalmente possiamo ascoltare in questo bel cd dal vivo autoprodotto. (Continua a leggere)