Ognuno di noi, alla richiesta di elencare una serie di trombettisti jazz, potrebbe fare centinaia di nomi. Stessa cosa per sassofonisti, batteristi, pianisti, contrabbassisti, cantanti. Già meno per clarinetti e tromboni, ma qualcosa viene fuori. E l’arpa? Ecco, lì cominciano davvero i problemi. Alice Coltrane, l’antesignana Dorothy Ashby e poi il niente o quasi. Si tratta di uno strumento, a pensarci bene, che per le sue caratteristiche sembra davvero poco adatto a questa musica. Adesso entra in gioco Brandee Younger. Giovane e bella com’è, avrebbe potuto scegliere la via di Diana Krall, quella del pop sofisticato tinto di jazz, enfatizzando il glamour. Invece Brandee ha scommesso sul jazz vero e proprio, lavorando sia per vari musicisti di stanza a New York sia con il suo gruppo, che finalmente possiamo ascoltare in questo bel cd dal vivo autoprodotto. ‘Live At The Breeding Ground’ recupera lo stile swingante della Ashby (di cui riprende ‘Soul Vibrations’) e lo cala in un contesto moderno, fatto di post-bop dal taglio “urban”, ovvero con infusioni di ritmi e sonorità blues, (neo)soul, funk, hip-hop e r’n'b. Fondamentale risulta l’apporto del basso propulsivo ed elastico di Dezron Douglas, come della batteria nervosa e secca di EJ Strickland, mentre ai fiati si alternano Stacy Dillard (soprano) e Chelsea Baratz (tenore). L’arpa è talmente ben calata nel contesto che a volte sembra quasi di sentire un dobro (‘Wax And Wane’), mentre altrove l’intensa esplorazione modale (‘Blue Nile’) affronta i mondi Alice e John Coltrane – la versione proposta è rispettosa dell’originale inciso proprio dalla Coltrane su ‘Ptah, the El Doud’.
Ottimo disco di puro jazz contemporaneo, al passo coi tempi, in linea con le esperienze di Tia Fuller o Christian Scott. Occhio che può essere comprato, in digitale o in cd, solo dal sito della Younger.
(Negrodeath)