Non era un musicista jazz, Fats Domino, ma certamente era parte della famiglia. Se il rhythm’n'blues era una semplificazione del jazz in chiave ancor più hot, incisiva e ballabile, Fats Domino ne fu un esponente di spicco. (Continua a leggere)
Hank Crawford è uno di quegli infaticabili lavoratori della black music che meriterebbero maggior considerazione. Polistrumentista (sax contralto e baritono, pianoforte), arrangiatore per complessi soul e r&b, direttore musicale della band di Ray Charles dal ’59 al ’63, persino rocker nel gruppo Little Hank And The Rhythm Kings, Crawford ha messo le sue grandi doti al servizio dell’espressività , trovando un approdo naturale in quel soul jazz che esplose negli anni ’60 – e che qui da noi è sempre stato visto col fumo negli occhi… e il cemento nelle orecchie, verrebbe da aggiungere, grazie al lavoro di certa ottusa critica. ‘True Blue’ è uno dei molti dischi incisi dal sassofonista negli anni ’60 su Atlantic, la casa discografica dei fratelli Ertegun. (Continua a leggere)
Ho deciso di pubblicare per gli amici di Free Fall Jazz una nuova versione ampliata di questo articolo multimediale che era comparso alcuni mesi fa sul portale Tracce di Jazz per cui collaboravo, dopo che mi sono reso conto, approfondendo la materia, della complessità dell’argomento Stevie Wonder in rapporto all’affascinante e articolato mondo della Black Music, di cui il jazz ne fa pienamente parte. Un mondo ancora poco esplorato in ambito di musicologia e critica jazzistica, forse perché ritenuto erroneamente subordinato al percorso evolutivo del jazz. (Continua a leggere)