FREE FALL JAZZ

Archive for " settembre, 2015 "

No, non stiamo invitando nessuno a uccidere i propri figli, nè lo sta facendo Caterina Palazzi. L’infanticidio che dà il titolo all’atteso secondo album della contrabbassista romana (che le è persino costato un temporaneo ban dal circuito iTunes!) è puramente metaforico (“…inteso quindi come perdita di un’ingenuità ludica e fanciullesca in ragione di una maturità turbolenta e spesso amara”, specificava lei stessa in un comunicato di qualche tempo fa). Per la cronaca, si tratta di una delle migliori uscite dell’anno, clamorosa sintesi di free jazz, prog, noise rock, psichedelia e atmosfere da colonna sonora anni ’70. Chi ha amato le sonorità calme e “notturne” del predecessore ‘Sudoku Killer’ (distante ormai 5 anni) potrebbe restare spiazzato, ma la sterzata stilistica di Caterina e i suoi (i fidi Giacomo Ancillotto e Maurizio Chiavaro, rispettivamente chitarra e batteria, più il nuovo arrivato Antonio Raia al sax tenore) è ricchissima di idee e non deluderà i più avvezzi alle sonorità “di confine”. Troppo rock per il jazz? Troppo jazz per il rock? Per quanto ci riguarda, si tratta di quesiti sterili: ‘Infanticide’ è solo ottima musica. Scusate se è poco. (Continua a leggere)


La lettura in questi mesi di diversi scritti in rete sulla materia jazzistica mi ha condotto a riflettere sul modo nel quale viene oggi maggioritariamente inteso il jazz nel nostro paese e a scrivere qualche riga intorno al provocatorio tema indicato nel titolo. (Continua a leggere)

Il periodo prolifico di Henry Threadgill prosegue, visto che dopo due album con i vecchi amici di Chicago (Leo Smith e Jack De Johnnette) registrati nel 2014, è subito pronto con la nuova opera dei suoi Zooid. Una formazione davvero longeva, in giro dal 2001, con cui il sassofonista, flautista e compositore ha sviluppato un inconfondibile jazz da camera, che si sviluppa secondo una logica ad incastri fra i vari strumenti ed un suono cupo, privo di appigli ritmici o melodici immediati, ma solitamente intrigante. Segnate quel “solitamente”, perché stavolta Threadgill ha peccato di logorrea. ‘In For A Penny, In For A Pound’ è infatti un doppio album: ogni cd presenta una lunga suite divisa in tre parti, di cui la prima è un breve prologo mentre le altre sono mastodonti dai dodici ai venti minuti, di volta in volta studiate per mettere in risalto un solista o un particolare sottinsieme di musicisti. (Continua a leggere)


Il musicologo e direttore artistico di “Aperitivo in Concerto” Gianni Morelenbaum Gualberto ci ha spedito per la pubblicazione in rete un interessantissimo contributo scritto, che propone una attenta riflessione sulla figura artistica, spesso immotivatamente sottovalutata, di Oscar Peterson. Si tratta in realtà, precisa Gualberto, di note introduttive scritte di un fiato, in vista di un saggio in preparazione che andrebbe ad analizzare in dettaglio la sua opera e il suo contributo. Lo ringraziamo per la gradita opportunità che ha voluto riservarci. (Continua a leggere)

Negli ultimi anni si è parlato in lungo e in largo di Robert Glasper sulla scia dei due ‘Black Radio’, invero piuttosto deboli. In realtà il texano aveva dimostrato il suo talento altrove, nei due album in trio e nelle molte collaborazioni come sideman. Oggi ‘Covered’, registrato dal vivo ai Capitol Studios di Los Angeles di fronte ad un piccolo pubblico, tira le fila del discorso: ricostruisce il trio con i fidati Vincente Archer (contrabbasso) e Damion Reid (batteria), rilegge in chiave acustica alcuni estratti dai ‘Black Radio’ e aggiunge al mix pure qualche canzone contemporanea ed un evergreen come ‘Stella By Starlight’. Il pianista privilegia la percussività e l’aspetto ritmico del pianoforte, ma con un tocco spesso e volentieri leggero, scomponendo i temi melodici in brevi frammenti che poi vengono iterati, variati con sicurezza e fantasia; basso e batteria, mai coperti dal piano, elaborano pattern vicini all’hip-hop e alla musica elettronica, con ostinati, secchi colpi di rullante e la flessibilità del jazz in filigrana. (Continua a leggere)

Fra le prossime uscite da appuntarsi sull’agenda dello smartphone non possiamo non segnalare ‘Shift’, terza uscita da leader del bravissimo sassofonista Logan Richardson, allievo di Greg Osby e già autore degli ottimi ‘Cerebral Flow’ ed ‘Ethos’ (colpevolmente mai recensiti qui sopra). (Continua a leggere)

Quando esce un nuovo disco di Charles Gayle il rischio è di finire a ripetere sempre le stesse cose, dagli anni vissuti suonando per strada a New York alle esibizioni truccato da Streets il clown, magari ignorando che negli ultimi anni il musicista (e probabilmente anche l’uomo) è passato attraverso numerosi cambiamenti. È importante sottolinearlo, perché lavori come ‘Streets’ (2012) o il nuovo ‘Christ Everlasting’ sono frutto proprio delle metamorfosi di cui sopra. Figli di un Gayle che si stacca dai parossismi che hanno segnato i suoi dischi degli anni 90 (su tutti, ‘Repent’, ‘Touchin’ On Trane’ e ‘Consecration’), di un Gayle che sempre più spesso inizia ad alternare il sax tenore con il piano (suo strumento d’origine), di un Gayle che inizia ad esplorare gli standard jazzistici. (Continua a leggere)

Il 12 aprile 2014 Wynton Marsalis e la JLCO hanno suonato un intero set dedicato all’opera di Dave Brubeck, rileggendo la musica del geniale pianista e compositore con nuovi, interessanti arrangiamenti e tanta energia. Possiamo pure noi godere dello spettacolo al Rose Theatre, per fortuna, con questa bella registrazione!


Francesco Bearzatti pubblicherà il nuovo album ‘This Machine Kills Fascists’ il 16 ottobre. Il disco, realizzato con il Tinissima Quartet (Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria, è un omaggio a Woody Guthrie (this machine kills fascists era scritto sulla sua chitarra) ed esce per CAM Jazz (distribuito da Goodfellas). (Continua a leggere)

Indimenticato caratterista del cinema italiano anni 70 e grande appassionato di jazz, Mauro Vestri ci ha lasciati in questi giorni e pare sia una storiaccia. 92 minuti di silenzio.

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