FREE FALL JAZZ

Orrin Evans's Articles

149746362259417b46e3444Ormai prossimo ai quarant’anni, e perciò sulla soglia della maturità umana e artistica, il trombettista Sean Jones rappresenta il classico esempio (ma sono moltissimi i casi citabili) di un jazzista americano di prim’ordine che in Italia non riesce a trovare adeguato spazio concertistico a causa della ben nota programmazione ottusa e miope delle nostre direzioni artistiche che, in un diabolico mix tra artificiose pretese “cultural-progressiste” e ristrettissime conoscenze in materia, tendono ad appoggiarsi ad un circolo chiuso di agenzie proponenti sempre gli stessi nomi, sin quasi allo sfinimento, disegnando al pubblico un quadro delle proposte presenti sulla scena contemporanea del jazz a dir poco settario e pesantemente limitato. (Continua a leggere)

Il cammino di Orrin Evans, talentuoso e prolifico, prosegue anno dopo anno con un’agenda fittissima di concerti ed incisioni, da sideman come da leader. Si tratta ormai di un musicista ben affermato sul piano internazionale, che da anni persegue la via della riaffermazione e del rinnovamento del piano jazz, quello di scuola più che mai nera – non a caso parliamo di uno dei primi sostenitori e teorici della contestata BAM, che comunque trova una delle sue più lucide articolazioni proprio nell’opera di Evans. ‘#knowingishalfthebattle’, scritto così, proprio come un hashtag, è il logico successore del precedente ‘The Evolution Of Oneself’ e vede alla base il trio piano, basso (Lucques Curtis) e batteria (Mark Whitfield jr) a cui si uniscono diversi ospiti a seconda delle necessità. (Continua a leggere)

Uscirà il prossimo sette ottobre ‘#knowingishalfthebattle’ (sì, così, con l’hashtag), nuovo album dell’instancabile Orrin Evans, ovviamente su Smoke Sessions. La formazione, lo si legge qui sopra, comprende nomi rinomati come Kevin Eubanks (trombone), Kurt Rosenwinkle (chitarra), Luques Curtis (basso) e Mark Whitfield Jr. (batteria), più gli ospiti Caleb Curtis (sax) e M’balia Singley (voce). (Continua a leggere)

Donald Edwards si era segnalato con merito un paio di anni fa, con la pubblicazione del magnifico ‘Evolution Of An Influenced Mind’. Si trattava di un album moderno ed evoluto, ricco di composizioni originali e varietà stilistica, ma sotto il segno della particolare visione del batterista, desideroso di tradurre in musica tutto ciò che lo ha influenzato. In questo senso, il nuovo disco è una continuazione perfetta del precedente, tanto dal punto di vista sonoro che concettuale: stavolta sono esaminati i passaggi cardine della vita, soprattutto per mezzo di una suite in sette parti che occupa la prima metà dell’opera. Il sestetto di ‘Evolution’ è confermato quasi interamente, quindi possiamo godere nuovamente delle complesse interazioni di Walter Smith III (sax), David Gilmore (chitarra) e Orrin Evans (piano), spinti in avanti dalla nervosa batteria del leader. (Continua a leggere)

Si dice sempre, a ragione, di come non sia semplice suonare la musica di Thelonious Monk risultando convincenti e attuali. Da un lato ci sono tutte le peculiarità melodiche e ritmiche che costituiscono il carattere stesso del grande pianista e compositore, dall’altro la necessità di sviluppare un discorso personale a partire da lì, senza che però questo carattere si perda. Negli anni i tentativi sono stati moltissimi, fin dai tempi in cui Monk era ancora in vita – non si contano le versioni dei suoi brani, nè gli album dedicati, vedasi gli esempi di Johnny Griffin e Lockjaw Davis passando per Steve Lacy, Wynton Marsalis, Eric Reed e innumerevoli altri. Adesso arriva il momento di Tim Warfield, grande sassofonista mai troppo lodato dalle nostre parti. (Continua a leggere)

‘The Evolution Of Oneself’ segna, per Orrin Evans, il traguardo dei vent’anni di indefessa attività, nonché un sunto di tutto ciò che ha contribuito alla sua evoluzione di artista e uomo. Oltre alla musica, si parla della famiglia: a partire dalla moglie Dawn, che recita il testo di ‘All The Things You Are’ nella seconda versione del brano (una prima inaugura l’album e una terza, cantata da JD Walter, lo chiude), passando per i figli Miles (cui è dedicata ‘For Miles’) e Matthew, autore dei tre diversi remix hip-hop di ‘Genesis’. Questi suddividono idealmente il disco in tre capitoli, affrontati assieme ai formidabili Christian McBride e Karriem Riggins. (Continua a leggere)

16, 17 e 18 APRILE @Auditorum Showville

Via Giannini, 9
(ex traversa di via Conte Giusso)
Bari

Per tre giorni Bari diventerà la capitale di BAM -Black American Music-, con “BAMfestival”. Tra gli ospiti, alcuni degli artisti più importanti della scena newyorkese come Gary Bartz, Nicholas Payton,Johnny O’Neal, Saul Rubin Zebtet, Orrin Evans e Fabio Morgera. (Continua a leggere)

Orrin Evans è di casa allo Smoke, uno dei jazz club più vivi e frequentati di New York. Non poteva che essere lui, quindi, uno dei primi musicisti ad incidere per la neonata Smoke Sessions, una nuova casa discografica collegata al locale. Per l’occasione, un quintetto nuovo di zecca: era infatti da ‘Easy Now’ del 2005 che il pianista si era dedicato al trio e, più recentemente, all’orchestra. Chiamando a raccolta vere e proprio stelle contemporanee come Sean Jones (tromba), JD Allen (tenore), Luques Curtis (contrabbasso) e Bill Stewart (batteria), Evans dedica ‘Liberation Blues’ all’amico contrabbassista Dwayne Burno, scomparso poche settimane prima per una malattia ai reni. Ed infatti ‘Liberation Blues’ è pure il titolo della suite omonima – cinque brani, due dei quali originali di Burno, ‘Devil Eyes’ e ‘Juanita’. (Continua a leggere)

Non poteva mancare un episodio di Beyond Category dedicato al grandissimo Orrin Evans, il cui nuovo album ‘Liberation Blues’ recensiremo a breve. Eccolo qui, in quartetto assieme all’amico JD Allen, mentre suona e risponde alle domande di Eric Felten.


Torniamo con piacere ad occuparci di Orrin Evans in occasione dell’uscita di ‘Mother’s Touch’, secondo capitolo della sua Captain Black Big Band. Dopo il già eccellente disco di debutto registrato dal vivo a New York, l’orchestra è colta ora nello studio di registrazione. Del cast fanno parte molti musicisti che spesso collaborano fra di loro e con Evans stesso, al punto che l’orchestra è quasi una somma delle esperienze dei singoli sotto l’attenta guida del pianista di Philadelphia – un musicista, giova ripeterlo, che come pochi ormai si muove nel panorama mainstream contemporaneo, con una credibilità e un’esperienza ormai a prova di bomba in veste di leader, compositore, arrangiatore e, ovviamente, di pianista. (Continua a leggere)