FREE FALL JAZZ

Torniamo con piacere ad occuparci di Orrin Evans in occasione dell’uscita di ‘Mother’s Touch’, secondo capitolo della sua Captain Black Big Band. Dopo il già eccellente disco di debutto registrato dal vivo a New York, l’orchestra è colta ora nello studio di registrazione. Del cast fanno parte molti musicisti che spesso collaborano fra di loro e con Evans stesso, al punto che l’orchestra è quasi una somma delle esperienze dei singoli sotto l’attenta guida del pianista di Philadelphia – un musicista, giova ripeterlo, che come pochi ormai si muove nel panorama mainstream contemporaneo, con una credibilità e un’esperienza ormai a prova di bomba in veste di leader, compositore, arrangiatore e, ovviamente, di pianista. La sua musica, da buon teorico del BAM, si muove nel solco della tradizione african-americana in un lucido percorso di rinnovamento della stessa. Ed infatti pure l’orchestra in sè non tenta di sconvolgere le carte con trovate inaudite e radicali; anzi, il suono della Captain Black Big Band discende in maniera lineare dalle orchestre di Oliver Nelson, Charles Tolliver e Thad Jones/Mel Lewis. Atmosfere, temi e composizioni riecheggiano il jazz orgogliosamente nero, rivedendolo in chiave orchestrale: Art Blakey e i suoi Messengers, Lee Morgan, McCoy Tyner, Miles Davis anni ’60, Cannonball Adderley e Wynton Marsalis sono alcuni dei nomi che, con ogni probabilità, vi verranno in mente durante l’ascolto. Dal maestoso soul d’apertura ‘In My Soul’ all’aggressiva, travolgente ‘Tickle’ passando per la delicatezza e i ritagli atmosferici di ‘Dita’ (dove Todd Bashore si cala nei panni di Johnny Hodges con splendida naturalezza, mentre il tema è una parafrasi di ‘On The Sunny Side Of The Street’),  fino all’accorata preghiera finale in crescendo ‘Prayer For Columbine’, fra gospel e improvvisazione da second line, questo album è una continua meraviglia di jazz contemporaneo.

Verrebbe da chiedersi come mai, dopo vent’anni di carriera e un’autorevolezza acquisita sul campo, Orrin Evans non venga mai e poi mai chiamato nei nostri festival. Ma forse è meglio non sapere. Intanto, non fatevi scappare questo disco.
(Negrodeath)

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