FREE FALL JAZZ

Archive for " novembre, 2014 "

Non poteva mancare un episodio di Beyond Category dedicato al grandissimo Orrin Evans, il cui nuovo album ‘Liberation Blues’ recensiremo a breve. Eccolo qui, in quartetto assieme all’amico JD Allen, mentre suona e risponde alle domande di Eric Felten.


Cosa succede quando tre studenti della New School for Jazz and Contemporary Music di New York decidono di unire le forze per far ballare la gente? Qualcosa come i Moon Hooch, probabilmente. I sassofonisti Mike Wilbur e Wenzl McGowen e il batterista James Muschler sono partiti da un’idea molto semplice, ovvero suonare in maniera “naturale” una musica solitamente eseguita dal pc, la house music, portandola così ad uno stato organico e primitivo: la “cave music”. La house si basa su pattern ritmici martellanti, progressive variazioni timbriche e basilari cellule melodiche, il tutto funzionale al ballo. La cave dei Moon Hooch, fondamentalmente, ne è una fedele trasposizione: ogni brano di questo esordio ha proprio un ritmo martellante e un tema elementare, di presa rapidissima. (Continua a leggere)

Notizie interessanti dal bravissimo Jason Palmer, trombettista molto amato da queste web-parti. Tramite un post sul suo profilo Facebook, Jason ci fa sapere il contenuto del suo prossimo cd: si tratterà di rielaborazioni jazzistiche di brani di Janelle Monae. (Continua a leggere)

C’è chi tenta il bluff e chi ha in mano un poker d’assi: qui parliamo del secondo caso.

Gli assi in questione sono Enrico Zanisi, Luca Bulgarelli e Fabrizio Sferra sotto la guida esperta del flautista e sassofonista Paolo Innarella; l’album di recente uscita è ‘Les Jardins Perdue’. (Continua a leggere)

La stagione 2014-2015 di Aperitivo in concerto, che era stata inaugurata il 19 Ottobre con il concerto di Jaques Morelenbaum Cello Samba Trio, è proseguita in questa domenica novembrina con l’atteso concerto del settantaseienne sassofonista Charles Lloyd, in prima e unica data italiana, con una formazione  a dir poco stimolante e la presentazione di una lunga e variegata suite intitolata “Wild Man Dance Suite”, che ha visto la presenza di alcuni tra i più interessanti giovani musicisti sulla scena jazzistica contemporanea. (Continua a leggere)

Lady GaGa: preferiamo ricordarti così!

Lady Gaga e Tony Bennett, a quanto pare, vogliono fare un tour estivo in Europa. Sui palchi più prestigiosi d’Europa, nello specifico.  Nei quindici festival più importanti d’Europa, per spaccare il capello in quattro. (Continua a leggere)

Etienne Charles è uno dei beniamini locali, qui a Free Fall Jazz. Potevamo trascurare la puntata di ‘Beyond Category’ dedicata a lui? No, che discorsi! Una conferma delle ottime qualità del trombettista di Trinidad nonché della straordinaria scena dei musicisti centro e sud americani che danno vita ad un nuovo blend jazzistico dopo il trasferimento negli States.


Matthew Shipp è un uomo estremamente prolifico, e non pago dei positivi riscontri di ‘Piano Sutras’ (il disco per solo piano del 2013) è di nuovo in pista per un nuovo, interessante lavoro in trio. Coi fidi Michael Bisio (contrabbasso) e Whit Dickey (batteria) Shipp dà vita ad un album di sei pezzi che fluiscono naturalmente l’uno nell’altro, quasi a formare una suite. Che sia un effetto voluto o meno non è dato saperlo, e alla fine nemmeno importa; piuttosto la prima metà vede i tre musicisti su un livello paritario, mentre nella seconda i riflettori sembrano illuminarne uno alla volta (‘Path’, ‘Pulse Code’ e ‘Solid Circuit’ cominciano con interessanti assolo di, rispettivamente, basso con archetto, batteria e piano). (Continua a leggere)

Il tour invernale di Terence Blanchard, attualmente in corso, ci presenta la nuova formazione del trombettista di New Orleans, l’E-Collective. Un gruppo di jazz elettrico, uso a ritmi funk e hip-hop, con Charles Altura (chitarra), Fabian Almazan (piano/tastiere, già da tempo assieme a Blanchard), Donald Ramsay (basso) e Oscar Seaton (batteria). La ‘Oscar Groove’ che segue è stata registrata lo scorso ottobre al Blue Note di Milano.


L’epopea della Blue Note è stata ampiamente sviscerata da un ottimo libro di Richard Cook di cui abbiamo già parlato su queste pagine. Storia di questi giorni è invece l’uscita di ‘Blue Note: Uncompromising Expression’, mastodontico tomo di 400 pagine che si prefigge di analizzare uno degli aspetti più importanti tra quelli che hanno contribuito a trasformare in leggenda l’etichetta fondata da Alfred Lion: le grafiche delle sue copertine. L’autore è lo scozzese Richard Havers, che in passato ha già raccontato le gesta di un’altra etichetta storica del jazz americano, la Verve, nel volume ‘Verve: The Sound Of America’. Il libro esce, al momento solo in inglese, per Thames and Hudson e dalle nostre parti è disponibile (seppur costosetto) attraverso il circuito Amazon. In potenza sembra un ottimo complemento al libro di Cook, ma sarà nostra premura dirvi di più se/quando ce l’avremo tra le mani. Intanto, ci sembra buona idea proporvi la traduzione in italiano di un articolo in tema apparso qualche giorno fa in Inghilterra sul Telegraph (autore Martin Gayford).  (Continua a leggere)

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