FREE FALL JAZZ

Matthew Shipp's Articles

Il trio di Matthew Shipp, Michael Bisio e Newman Taylor Baker è uno dei più interessanti e originali in giro oggi, con una corposa discografia in costante aggiornamento a dimostrarlo. E parlando proprio di aggiornamento, prepariamoci: ‘Piano Song’, il nuovo album dei tre, è già stato registrato e uscirà a gennaio 2017 su Thirsty Ear.

Mike Reed pensava di concludere la missione del gruppo People, Places & Things con il terzo album, una volta conclusa la narrazione in musica delle diverse anime ed epoche della sua Chicago. In realtà già il quarto volume lasciava pensare ad un proseguimento, e ora abbiamo pure un quinto capitolo che lo ribadisce – per fortuna! Con ‘A New Kind Of Dance’ il batterista vuole fare musica che spinga, in maniera diretta o indiretta, a ballare. “Questo è il nostro continuo tentativo di far muovere la gente, che sia nelle loro teste o riflesso dai loro corpi”, si legge nelle note di copertina, con una limpidezza esemplare che mette in risalto il cuore stesso del jazz. Nel disco il quartetto, completato dai sax di Greg Ward (alto) e Tim Haldeman (tenore) e dal contrabbasso di Jason Roebke, affronta con scioltezza e libertà ritmica una serie di brani concitati e nervosi, con un occhio di riguardo per temi orecchiabili e un tantino convulsi in stile bebop. (Continua a leggere)

A dispetto della fama di persona burrascosa e polemica, Matthew Shipp, pianista e compositore fra i più attivi negli ultimi vent’anni abbondanti di jazz, si è dimostrato amichevole e gentile nel rispondere alle nostre domande. Evidentemente, questa fama è immeritata: il newyorkese parla con disinvoltura della sua musica e oltre, scivolando fra passato e presente, jazz e… punk rock. (Continua a leggere)

Il 2015 ha visto Matthew Shipp pubblicare cinque (!) album, fra cui l’ottimo ‘The Conduct Of Jazz’, e affrontare vari concerti in giro per il mondo. In questo filmato lo possiamo vedere e sentire in solitario all’ultimo festival di Saalfelden, in Austria. Buon ascolto!


Musicista sofisticato e versatile, giunto ormai ad una propria classicità, Matthew Shipp negli ultimi anni sembra incline a concentrare gli sforzi sul formato, a lui particolarmente congeniale, del piano trio. ‘The Conduct Of Jazz’ è il nuovo album e inaugura una nuova formazione, visto che al fedele bassista Michael Bisio si aggiunge ora il veterano della batteria Newman Taylor Baker. Registrato questo cambiamento, il nuovo disco vede Shipp lavorare di fino con tutto il suo vasto armamentario tecnico e compositivo, oltre che con l’enciclopedica conoscenza della storia del piano jazz. E non stupisca il titolo, visto che questo album sembra quasi una dichiarazione d’intenti, del tipo “questa musica si fa così”. (Continua a leggere)

 

Si avvicina quella fastidiosissima seccatura nota come “inverno”. Dovremo vestirci più spesso, sopportare la caduta di gocce d’acqua dal cielo, starnutire, rassegnarci al tramonto intorno alle cinque del pomeriggio e tante altre brutte cose. Ma almeno esce qualche disco per compensare l’odiosità della stagione e lenire l’attesa della primavera. (Continua a leggere)

Si chiama ‘The Conduct Of Jazz’ il nuovo disco di Matthew Shipp, in uscita il prossimo ottobre su Thirsty Ear. Oltre a Shipp e al fedele bassista Michael Bisio, è della partita il batterista Newman Taylor Baker, già con Henry Threadgill, Leroy Jenkins, Billy Harper e tanti altri. (Continua a leggere)

Avendo appena recensito l’ultimo, brillante album di Matthew Shipp, rincariamo la dose con una recente esibizione dal vivo del grande pianista americano. Piano trio ad altissimo livello! BAM!


Matthew Shipp è un uomo estremamente prolifico, e non pago dei positivi riscontri di ‘Piano Sutras’ (il disco per solo piano del 2013) è di nuovo in pista per un nuovo, interessante lavoro in trio. Coi fidi Michael Bisio (contrabbasso) e Whit Dickey (batteria) Shipp dà vita ad un album di sei pezzi che fluiscono naturalmente l’uno nell’altro, quasi a formare una suite. Che sia un effetto voluto o meno non è dato saperlo, e alla fine nemmeno importa; piuttosto la prima metà vede i tre musicisti su un livello paritario, mentre nella seconda i riflettori sembrano illuminarne uno alla volta (‘Path’, ‘Pulse Code’ e ‘Solid Circuit’ cominciano con interessanti assolo di, rispettivamente, basso con archetto, batteria e piano). (Continua a leggere)