FREE FALL JAZZ

Matthew Shipp è un uomo estremamente prolifico, e non pago dei positivi riscontri di ‘Piano Sutras’ (il disco per solo piano del 2013) è di nuovo in pista per un nuovo, interessante lavoro in trio. Coi fidi Michael Bisio (contrabbasso) e Whit Dickey (batteria) Shipp dà vita ad un album di sei pezzi che fluiscono naturalmente l’uno nell’altro, quasi a formare una suite. Che sia un effetto voluto o meno non è dato saperlo, e alla fine nemmeno importa; piuttosto la prima metà vede i tre musicisti su un livello paritario, mentre nella seconda i riflettori sembrano illuminarne uno alla volta (‘Path’, ‘Pulse Code’ e ‘Solid Circuit’ cominciano con interessanti assolo di, rispettivamente, basso con archetto, batteria e piano). Alla base del disco, comunque, troviamo musica complessa e difficile che scorre come se fosse la cosa più fluida e naturale del mondo. Temi molto semplici, forse i più orecchiabili mai ideati dal pianista, fanno da trampolino di lancio per la libera e attenta interazione del trio, in cui il basso riveste (anche) l’impegnativo ruolo di ancora mentre la batteria concentra gli sforzi sull’aspetto timbrico. E’ Shipp stesso l’indiscusso motore ritmico, vista la scioltezza con cui ripercorre le fila di certo pianismo black, quello di Ellington, Waller, Monk, Silver, Tyner, Hill, Taylor, Byard e Pullen, quello che esalta la logica ritmico-percussiva delle improvvisazioni, l’indipendenza fra le mani e un certo spirito giocoso e spiazzante. Un grande senso della dinamica permette al trio di passare da cupe e dense masse di suono ad aggraziati momenti melodici con disinvoltura ed eleganza.

Ennesima, ottima uscita da parte di un musicista che, forse, meriterebbe un bel po’ di stima e considerazione in più. Chi già la conosce non resterà affatto deluso, per tutti gli altri si tratta di un ottimo inizio.
(Negrodeath)

Comments are closed.