Dopo una notevole serie di album autoprodotti e la vittoria della Thelonious Monk Competition 2014, il trombettista Marquis Hill approda su una casa discografica di spicco, guadagnandosi l’opportunità di farsi conoscere presso un pubblico più ampio. ‘The Way We Play’ schiera una band rodatissima, il fido Blacktet (in cui spiccano in particolar modo la batteria di Mkaya McCraven e il vibrafono di Justin Thomas) al gran completo, e si pone l’obiettivo riammodernare il repertorio jazzistico con originali riletture di standard (‘Moon Rays’, ‘My Foolish Heart’, ‘Polka Dots’, ‘Maiden Voyage’, ‘Straight No Chaser’, una splendida ‘Moon Rays’) e di rappresentare l’anima musicale di Chicago. Non per niente il disco viene introdotto da una rielaborazione del tema dei Bulls, su cui viene annunciata la formazione al completo, da Makaya McCraven fino al leader. (Continua a leggere)
Avevamo annunciato da poco le imminenti uscite di Russell Gunn, Etienne Charles e Marquis Hill per il 2016. Mentre del primo abbiamo appena pubblicato un brano, degli altri due ci occupiamo adesso. (Continua a leggere)
Mike Reed pensava di concludere la missione del gruppo People, Places & Things con il terzo album, una volta conclusa la narrazione in musica delle diverse anime ed epoche della sua Chicago. In realtà già il quarto volume lasciava pensare ad un proseguimento, e ora abbiamo pure un quinto capitolo che lo ribadisce – per fortuna! Con ‘A New Kind Of Dance’ il batterista vuole fare musica che spinga, in maniera diretta o indiretta, a ballare. “Questo è il nostro continuo tentativo di far muovere la gente, che sia nelle loro teste o riflesso dai loro corpi”, si legge nelle note di copertina, con una limpidezza esemplare che mette in risalto il cuore stesso del jazz. Nel disco il quartetto, completato dai sax di Greg Ward (alto) e Tim Haldeman (tenore) e dal contrabbasso di Jason Roebke, affronta con scioltezza e libertà ritmica una serie di brani concitati e nervosi, con un occhio di riguardo per temi orecchiabili e un tantino convulsi in stile bebop. (Continua a leggere)
Fra i migliori nuovi talenti del jazz contemporaneo, il trombettista Marquis Hill si è distinto per una serie uscite autoprodotte (l’ultima delle quali è l’ottimo ‘Modern Flows’) e la vittoria, nel 2014, della prestigiosa Thelonious Monk Competition. Sapevamo che la discografia aveva bussato alla sua porta, oggi sappiamo che l’ha spuntata la Concord e che il prossimo 24 giugno uscirà ‘The Way We Play’. (Continua a leggere)
Le quotazioni di Marquis Hill stanno salendo ed è difficile non esserne contenti, visto il talento dimostrato finora dal giovane trombettista. Già vincitore della difficile Thelonious Monk Competition nel 2014 e autore di una manciata di album autoprodotti, l’ultimo dei quali recensito pure da noi (l’ottimo ‘Modern Flows vol.1′), Marquis Hill è oggetto di una nuova puntata di Jazz Night In America, trasmissione della sempre benemerita NPR. Qui di sotto il filmato, dove si alternano al solito musica dal vivo e intervista.
Quando, fra la fine degli anni ’60 e l’inizio della decade successiva, Miles Davis incise una serie di album in studio per avvicinare la sua musica al funky, aprì un vaso di pandora i cui effetti si avvertono ancora oggi. Fra questi, l’utilizzo dello studio come ulteriore strumento di registrazione: lunghissime jam strumentali poi sottoposte ad un paziente lavoro di taglia, incolla, smonta, rimonta, duplica, moltiplica, isola, manda in loop etc per dare un significato del tutto nuovo al materiale di partenza. Fu l’inizio, involontariamente, del modus operandi dell’hip-hop, che dal jazz discende e che al jazz ritorna, grazie a tanti bravissimi giovani musicisti. Fra questi pure il batterista Makaya McCraven, che fa suo il metodo di Miles Davis e Teo Macero applicandolo a quarantotto ore di jam. (Continua a leggere)
Vale all’incirca quello che già abbiamo scritto per il 25 aprile: una bella ricorrenza inquinata da un gran dispiego di musica orribile, quasi sempre la stessa, fra concertoni a Roma, concertini a Taranto, concertelli a Sassate Sul Muso. (Continua a leggere)
Marquis Hill è un giovane trombettista americano. Di belle speranze, si dice di solito. In questo caso forse le speranze sono più che belle, visto che, oltre ad essere molto richiesto, ha vinto la Thelonious Monk Competition nel 2014 e si appresta ad un ingresso da protagonista nei piani del jazz che conta. Fino ad oggi, invece, Marquis Hill ha pubblicato una serie interessante di lavori autoprodotti, tutti quanti disponibili in formato elettronico dal suo sito. ‘Modern Flows vol.1′ è solo l’ultimo della serie, ma conferma l’indirizzo stilistico: un jazz modernissimo, profondamente intriso di tutto ciò che è la musica “urban” (hip-hop, soul, neo-soul), ricco di groove e con una predilezione per tessiture sonore vellutate, avvolgenti, in contrasto con una sezione ritmica robusta ed energica. (Continua a leggere)