FREE FALL JAZZ

Eric Harland's Articles

Periodo dell’anno molto ricco di uscite, l’autunno. Oltre a Mary Halvorson, di cui vi abbiamo già parlato poco tempo fa, dobbiamo segnalare pure l’arrivo di James Brandon Lewis, Jonathan Finlayson e del supergruppo Aziza. (Continua a leggere)

Il concerto che segue è parte dell’esibizione della splendida band di Eric Harland, portentoso batterista, immortalata nel disco ‘Eric Harland Voyager: Live By Night’. Un gruppo strepitoso (oltre al leader troviamo Walter Smith III al sax, Taylor Eigsti al piano, Julian Lage alla chitarra, Harish Raghavan al basso) in una performance energica e fantasiosa di grande jazz moderno.


Eric Harland è uno dei migliori e più ricercati batteristi della sua generazione, e a ragione, vista la grande adattabilità e lo stile originalissimo e subito riconoscibile. Con ‘Vipassana’, Eric presenta al completo la band Voyager, già comparsa nell’ottimo esordio ‘Live By Night’, spingendo ancora oltre la sua personale visione di jazz come trampolino di lancio per l’esplorazione di altri orizzonti sonore, hip-hop e neo soul in particolare, ma non solo. Ogni brano presenta una cellula tematica ben caratterizzata e minimale, un mattoncino che poi viene utilizzato dalla band per dare vita a brani ritmati e avvincenti. Harland adotta groove potenti impegnandosi in progressive microvariazioni, quasi come un beatmaker hip-hop, il piano di Taylor Eigsti crea armonie estremamente ampie e risuonanti, il basso ancora il tutto con ostinati potenti, chitarra (Julian Lage) e sax (Walter Smith III) fluttuano sulla sezione ritmica tessendo linee ariose, ben connesse col tema e ricche di botta e risposta. (Continua a leggere)

James Farm non è il nome di una persona, ma di una band, un quartetto di stelle come Joshua Redman (sax), Aaron Parks (piano), Matt Penman (basso) ed Eric Harland (batteria). Pubblicato nel 2014, ‘City Folks’ è il secondo album dei James Farm, un lavoro che conferma tutti i pregi già evidenziati nell’esordio (a furia di “domani lo recensisco” è arrivato il seguito, mea culpa!): temi orecchiabili, quasi pop, vicini a Keith Jarrett e Charles Lloyd, sviluppati in brani molto compatti e ben articolati. E moderni, al punto che armonie e ritmi sarebbero adatti a dischi alternative, indie-folk e rock, ma vengono manipolati secondo una prospettiva jazz contemporanea. Si distinguono, in primo luogo, i poderosi groove di Penman e del fantastico Eric Harland: il loro inarrestabile dinamismo fornisce un’infinità di spunti a piano e sax. (Continua a leggere)

La stagione 2014-2015 di Aperitivo in concerto, che era stata inaugurata il 19 Ottobre con il concerto di Jaques Morelenbaum Cello Samba Trio, è proseguita in questa domenica novembrina con l’atteso concerto del settantaseienne sassofonista Charles Lloyd, in prima e unica data italiana, con una formazione  a dir poco stimolante e la presentazione di una lunga e variegata suite intitolata “Wild Man Dance Suite”, che ha visto la presenza di alcuni tra i più interessanti giovani musicisti sulla scena jazzistica contemporanea. (Continua a leggere)

Non proprio field recording (ossia la registrazione di rumori d’ambiente), ma quasi: è ciò che spesso chiedono quelli del sito americano npr.com ai musicisti che riescono ad “agganciare”. Sessioni improvvisate in cui i “malcapitati” sono invitati a jammare in luoghi insoliti, integrando i propri strumenti con materiali non esattamente ortodossi. Vi proponiamo qui 3 minuti di piccolo capolavoro: la tromba di Avishai Cohen si sposa con il tappeto ritmico creato dal fenomenale Eric Harland (il cui personale curriculum comprende gente come McCoy Tyner, Greg Osby e Terence Blanchard, giusto per dire), che percuote le bacchette su due rottami metallici. Un espediente vecchio come il cucco, ma di rado così efficace: chapeau.