La stagione 2014-2015 di Aperitivo in concerto, che era stata inaugurata il 19 Ottobre con il concerto di Jaques Morelenbaum Cello Samba Trio, è proseguita in questa domenica novembrina con l’atteso concerto del settantaseienne sassofonista Charles Lloyd, in prima e unica data italiana, con una formazione a dir poco stimolante e la presentazione di una lunga e variegata suite intitolata “Wild Man Dance Suite”, che ha visto la presenza di alcuni tra i più interessanti giovani musicisti sulla scena jazzistica contemporanea. E’ apprezzabile notare come Lloyd si sia affidato, tradizionalmente in carriera, a sideman molto giovani e di grande talento (si pensi anche solo al suo primo celebre quartetto che comprendeva due grandissimi ma ai tempi pressoché sconosciuti Keith Jarrett e Jack De Johnette), in grado di stimolarne continuamente la creatività e di rendere sempre fresca la propria musica. Spicca in particolare il suo grande fiuto per disporre di talentuosi giovani pianisti: da Jarrett, appunto, passando per Michel Petrucciani, Brad Mehldau, Jason Moran, arrivando all’oggi, al ventiseienne Gerald Clayton, figlio d’arte di John Clayton, che si è rivelato davvero molto più che una semplice promessa.
Concerto sold out già da tempo e che ha visto un Teatro Manzoni al completo in ogni ordine di posto. L’esibizione non ha tradito le attese, proponendo una musica ricca di episodi molto diversi tra loro, ma uniti con un senso progettuale che è peraltro tipico del modo di comporre in ambito jazzistico, in strutture aperte ed in delicato equilibrio tra scrittura e improvvisazione. Un modo che è certamente figlio di una concezione in qualche modo affine a quella del mitico quartetto coltraniano, quella che ha prodotto capolavori come “A Love Supreme” e “First Meditation” e che in alcuni momenti ha ricordato anche il quartetto americano jarrettiano di “Death and The Flower”, ma che si caratterizza in modo sufficientemente personale, riuscendo a fondere fonti di ispirazione musicale le più diverse, per lo più esogene alla ortodossia jazzistica, introducendo suoni e umori della tradizione mediterranea, rappresentati nella circostanza dalla lyra di Costantinopoli, conosciuta anche come “lira cretese” e suonata dal virtuoso Socratis Sinopolous. Un musicista greco che ha già partecipato, insieme ad altri, ad un precedente progetto musicale di Lloyd, rintracciabile in una sua incisione del 2011 dal titolo “Athens Concert”. E’ d’altronde nota e consolidata in Charles Lloyd l’elaborazione di un jazz che, pur ispirandosi in modo evidente all’aspetto più lirico e meditativo del sassofonismo di John Coltrane, viene da sempre arricchito da suggestioni sonore provenienti da tradizioni culturali assai diverse da quella di propria appartenenza africana-americana in una concezione della musica improvvisata decisamente attualizzata, ma sempre fortemente legata alle proprie radici.
La musica, come già accennato, si è articolata in diversi episodi, in una suite durata oltre l’ora e mezza e che ha coperto l’intero concerto, mettendo in mostra le diverse doti dei componenti del gruppo del sassofonista di Memphis. Momenti meditativi e lirici, davvero notevoli, che hanno evidenziato in particolare le non comuni doti del giovane Gerald Clayton, si sono alternati a sezioni più libere e ritmicamente coinvolgenti, richiamando blues, swing, musica modale e free, ma tutta la sezione ritmica, composta non a caso interamente da afro-americani, si è distinta, sia a livello di coesione a sostegno del solista di turno, sia in fase solistica. Il bassista Joe Sanders ha brillato in un solo doppiato dalla voce alla maniera di Major Holley, mentre la sensibilità musicale e la completezza tecnica del batterista Eric Harland, uno tra i migliori e più richiesti drummer sulla scena, sono ormai ben note e messe a disposizione anche in questa non semplice circostanza per un batterista, nell’assecondare la lirica e tenue sonorità del leader. Ha chiuso l’ ottimo concerto un sorprendente ritmato bis, nel quale Lloyd si è esibito nell’insolita e inaspettata veste di rapper.
(Riccardo Facchi)
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