FREE FALL JAZZ

Chick Corea's Articles

La grande storia del jazz a braccetto con le più innovative tendenze sonore: l’edizione 2017 del Bologna Jazz Festival, che si terrà dal 26 ottobre al 19 novembre, parlerà sia agli appassionati della tradizione e delle sue grandi star che al pubblico più giovane e curioso di vedere la musica improvvisata alle prese con i suoni della nostra contemporaneità, dall’elettronica all’hip hop. (Continua a leggere)

Il giudizio critico su Chick Corea è stato per decenni piuttosto ondivago, un po’ per pregiudizio ideologico, in altri casi per suoi oggettivi demeriti. Il personaggio, oltre il musicista, ha sicuramente manifestato nel corso della sua lunga carriera, tratti di eclettismo un po’ guascone e certamente qualche periodica furbesca scivolata nel kitsch, che forse ha avuto più a che vedere con motivazioni legate al profitto che all’arte musicale. Tuttavia, se oggi si dà uno sguardo più distaccato alla sua imponente discografia e alla sua opera compositiva, ci si rende conto che Corea è, assieme ai sostanzialmente coevi Mc Coy Tyner, Herbie Hancock e Keith Jarrett, uno dei pilastri su cui si reggono le linee guida del pianismo jazz contemporaneo. (Continua a leggere)

Da quasi vent’anni l’associazione Pomigliano Jazz porta in provincia di Napoli, perlopiù gratis, i più grandi nomi del jazz internazionale, e questa è cosa nota che ribadiamo giusto a titolo introduttivo. La novità, che potenzialmente stuzzica molto, è la loro ultima iniziativa: una trasmissione radiofonica dedicata, ovviamente, alla musica jazz.

Jazz In Campania, questo il titolo, andrà in onda sulle frequenze di Radio CRC ogni sabato dalle 21 alle 23 (in replica la domenica dalle 22 a mezzanotte) a partire dal 15 Febbraio. A condurre il programma Vincenzo Perna e Giovanni Pacchiano, che affiancano in studio Onofrio Piccolo. Non mancherà l’intervento di ospiti (questa settimana Aldo Vigorito ed Enrico Pieranunzi), mentre per quanto riguarda la programmazione musicale uno spazio sarà dedicato anche alla riproposizione di registrazioni tratte da concerti storici di Pomigliano Jazz (in questa puntata 3 brani dal concerto del 2001 di Chick Corea accompagnato dalla sezione ritmica di Avishai Cohen e Jeff Ballard).

Resta la curiosità di scoprire il resto della scaletta musicale: l’appuntamento è dunque per sabato sera alle 21. Chi risiede a Napoli e dintorni potrà sintonizzarsi direttamente in FM, tutti gli altri potranno ascoltare lo streaming sul sito di Radio CRC o sulle sue app gratuite disponibili per Apple Store e Google Play. (Nico Toscani)

Amato, odiato, discusso, invidiato, riverito, Chick Corea a settantun’anni è ormai un musicista arrivato che, in teoria, non ha più niente da dimostrare a nessuno. La sua carriera, in quasi cinque decadi, ha attraversato molte fasi, ognuna delle quali ha i suoi sostenitori come i suoi detrattori. Il nuovo ‘The Vigil’ lo possiamo vedere, forse, come un tentativo di sintesi di alcuni dei volti più amati del pianista: il post-bop evoluto di fine anni ’60, la fusion degli anni ’70, il pastiche latineggiante, il kitsch populista si ritrovano tutti insieme,  confermati come mattoni fondanti dell’estetica dell’estroso Armando, che con la consueta generosità allestisce un sostanzioso banchetto per i numerosi ammiratori. (Continua a leggere)

Nel recensire questo concerto tengo in sottofondo ‘Now He Sings, Now He Sobs’, disco ormai classico del 1968 con la ritmica di Roy Haynes e Miroslav Vitous, e penso che cosa, potenzialmente, sarebbe potuto uscire fuori dal concerto di venerdì scorso con una sezione ritmica altamente qualificata come quella composta da Christian McBride e Brian Blade. Corea ha battuto tutti i campi della musica jazz, da quello classico a quello elettrico, fino all’avanguardia – i mitici Circle -,  finendo alla fusion, mantenendo però inalterato il tocco pulito del piano, con quelle contaminazioni “spanish”, che da sempre caratterizza la sua musica. Nel concerto di apertura del Bologna Jazz Festival, all’EuropAditorium quasi esaurito, il pianista torna a riproporre il classico trio jazz. (Continua a leggere)

Potremmo spendere intere pagine provando a spiegare perché solo l’idea di una joint venture Corea/Bollani ci faccia venire i brividi, ma sarebbe un ingeneroso supplizio nei confronti di chi legge. Alla fine il disco arriva ugualmente nei negozi e assieme a lui il puntualissimo e UNANIME consenso della critica: “un’intesa che ha dello straordinario”, “un raffinato jazzista di casa nostra all’altezza di una leggenda del genere”, “soavi melodie, geniali improvvisazioni”. Non cito testualmente, ma ci siamo capiti. Tuttavia è anche ora che qualcuno lo dica: ‘Orvieto’ è una sòla. Fumo negli occhi per presunti intenditori, cultori del bello e pseudo-intellettuali per cui il jazz è una spilletta da ostentare a garanzia della propria credibilità.

Dietro questi 80 (OTTANTA) minuti di plin plin plin (registrati live, senza accompagnamento, ad Umbria Jazz negli ultimi giorni del 2010) c’è davvero ben poco. Che i nostri si cimentino con materiale creato ”a braccio” appositamente per l’occasione o con la rilettura di qualche bossa nova (corrente della quale, a quanto pare, sono entrambi molto ghiotti) non fa differenza: le improvvisazioni suonano caotiche e la tanto sbandierata sintonia tra i due pianisti pare essere piuttosto fantomatica. (Continua a leggere)