FREE FALL JAZZ

Brian Blade's Articles

Durante le ferie la voglia di scrivere recensioni è al minimo storico, ma un po’ di news invece costano poco sforzo e pure qui da bordo piscina, con poco disagio, è possibile poggiare il mojito e farsi portare il tablet da una prosperosa assistente per digitare qualcosina. (Continua a leggere)

Il genio di Wayne Shorter, in questi giorni, è oggetto di meritate celebrazioni. Nell’appena trascorso fine settimana si è infatti tenuto al Lincoln Center un concerto con l’orchestra di Wynton Marsalis: molti classici del grandissimo sassofonista, compositore e improvvisatore sono stati riletti sotto una luce nuova dall’orchestra, con cui Shorter ha dialogato proficuamente – per una cronaca dell’evento, vi rimandiamo alla recensione del New York Times, sperando prima o poi di trovarne il video su YouTube. Nel frattempo, ci possiamo gustare il quartetto Shorter/Perez/Patitucci/Blade in un bel concerto al festival di Marciac.


Brian Blade ha pubblicato quest’anno il quarto disco della sua band Fellowship. Cogliamo l’occasione per condividere questo eccellente doppio set dal vivo di tre anni fa, che conferma i grandissimi pregi del batterista americano e della sua formazione.


Brian Blade è uno dei più noti e apprezzati batteristi contemporanei, con molte collaborazioni all’attivo, non ultima quella con Wayne Shorter. Meno nota è l’attività del Brian Blade leader, alla guida del suo gruppo Fellowship che dura ormai stabilmente da quindici anni. Accompagnato dai fidi sassofonisti/clarinettisti Myron Walden e Melvin Butler, dal pianista Jon Cowherd, dal bassista Chris Thomas, Blade cambia un paio di chitarristi lungo la via (manca Kurt Rosenwinkel, sostituito alternativamente da Jeff Parker e Marvin Sewell) e prosegue lungo l’indirizzo stilistico a lui congeniale. E quindi, l’esplorazione jazzistica dell’arcipelogo “americana”, in un’originale declinazione del verbo di Bill Frisell e Ron Miles. (Continua a leggere)

Nel recensire questo concerto tengo in sottofondo ‘Now He Sings, Now He Sobs’, disco ormai classico del 1968 con la ritmica di Roy Haynes e Miroslav Vitous, e penso che cosa, potenzialmente, sarebbe potuto uscire fuori dal concerto di venerdì scorso con una sezione ritmica altamente qualificata come quella composta da Christian McBride e Brian Blade. Corea ha battuto tutti i campi della musica jazz, da quello classico a quello elettrico, fino all’avanguardia – i mitici Circle -,  finendo alla fusion, mantenendo però inalterato il tocco pulito del piano, con quelle contaminazioni “spanish”, che da sempre caratterizza la sua musica. Nel concerto di apertura del Bologna Jazz Festival, all’EuropAditorium quasi esaurito, il pianista torna a riproporre il classico trio jazz. (Continua a leggere)