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Pomigliano Jazz's Articles

Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura presenteranno un progetto inedito e speciale, dal titoloVesuvio in Maggiore”, sulla vetta del vulcano più famoso al mondo, nell’ambito del festival Pomigliano Jazz in Campania. Domenica 6 agosto, a quota 1200 metri sull’orlo del cratere del gran cono, il trombettista sardo e il compositore e bandoneonista marchigiano daranno vita a una performance unica, con un programma musicale concepito per il luogo che ospita l’esibizione. Il live acustico al tramonto sul cratere del Vesuvio, è un’esperienza dall’impatto emozionale forte, quasi irripetibile, sia per la magia della musica che per la straordinaria suggestività del posto. (Continua a leggere)

Da quasi vent’anni l’associazione Pomigliano Jazz porta in provincia di Napoli, perlopiù gratis, i più grandi nomi del jazz internazionale, e questa è cosa nota che ribadiamo giusto a titolo introduttivo. La novità, che potenzialmente stuzzica molto, è la loro ultima iniziativa: una trasmissione radiofonica dedicata, ovviamente, alla musica jazz.

Jazz In Campania, questo il titolo, andrà in onda sulle frequenze di Radio CRC ogni sabato dalle 21 alle 23 (in replica la domenica dalle 22 a mezzanotte) a partire dal 15 Febbraio. A condurre il programma Vincenzo Perna e Giovanni Pacchiano, che affiancano in studio Onofrio Piccolo. Non mancherà l’intervento di ospiti (questa settimana Aldo Vigorito ed Enrico Pieranunzi), mentre per quanto riguarda la programmazione musicale uno spazio sarà dedicato anche alla riproposizione di registrazioni tratte da concerti storici di Pomigliano Jazz (in questa puntata 3 brani dal concerto del 2001 di Chick Corea accompagnato dalla sezione ritmica di Avishai Cohen e Jeff Ballard).

Resta la curiosità di scoprire il resto della scaletta musicale: l’appuntamento è dunque per sabato sera alle 21. Chi risiede a Napoli e dintorni potrà sintonizzarsi direttamente in FM, tutti gli altri potranno ascoltare lo streaming sul sito di Radio CRC o sulle sue app gratuite disponibili per Apple Store e Google Play. (Nico Toscani)

Foto di DMV Comunicazione/Titti Fabozzi

Avevo pensato di aprire queste righe con un’introduzione tipo “Sabato sera ho visto il jazz. Il suo nome è Benny Golson”: pomposa quanto volete, ma, vi giuro, neanche troppo lontana dalla realtà. Di concerti (non solo jazz) ne ho visti tanti, ma davvero pochi sono quelli in cui lo spettacolo sul palco è capace di coinvolgere per tutto il tempo senza punti morti e, soprattutto, di lasciarti sulle labbra un sorriso a 32 denti, misto di divertimento e soddisfazione. Benny Golson ci è riuscito. E ci è riuscito perché sul palco il primo a divertirsi, forse anche più di noi, è lui stesso. Quelle assi le calca con l’entusiasmo del primo giorno: lo scruti un paio di minuti ed è chiarissimo che a lui piace stare lì e non desidera altro. (Continua a leggere)

Foto di DMV Comunicazione/Titti Fabozzi

Archie Shepp sull’afrocentrismo del jazz (o, per dirla con parole sue, di “quella parola inventata dai bianchi per descrivere l’esperienza afroamericana”) ha sempre avuto idee forti e non troppo inclini a compromessi. Fa strano vederlo dividere il palco con musicisti dall’epidermide tutt’altro che scura (bianchi che, citando la stessa intervista, “hanno imitato tutto dei neri”), per di più a suonare canzoni che con “l’esperienza afroamericana” non hanno proprio nulla a che spartire.

Grande apertura mentale o, più maliziosamente, professionista ben retribuito, ma quale che sia non ci interessa: non è un processo alle intenzioni il nostro, quanto un’analisi dei risultati. Il quartetto di Archie Shepp, come annunciato, si è infatti esibito all’ormai storico appuntamento di Pomigliano accompagnato dall’Orchestra Napoletana di Jazz cercando di imbastire un ponte tra due tradizioni antipodiche come la musica nera americana e la canzone classica partenopea (e, come vedremo, non solo). (Continua a leggere)

Appuntamento ormai storico, il festival Pomigliano Jazz in quasi 20 anni di vita ha portato in provincia di Napoli (gratis, per giunta) alcuni dei più grandi interpreti della nostra musica.

Qualche giorno fa, all’annuncio della prima parte del programma di quest’anno (quella delle serate a pagamento), più di qualcuno ha storto il naso: “soliti” nomi di casa nostra (Rava e il duo Petrella/Guidi) e nomi che col jazz c’entrano ben poco (Ludovico Einaudi).

La realtà però è che anche questo tipo di varietà permette di mantenere in vita un festival che va incontro a tutte le inevitabili difficoltà che possono intaccare una manifestazione musicale nel 2013, e dunque ben vengano gli Einaudi di turno se rappresentano il prezzo da pagare per accontentare anche il pubblico più “intransigente”.

Sì, perchè le due serate ad ingresso gratuito, venerdì 20 e sabato 21 Settembre, nella nuova location del Parco Delle Acque di Pomigliano D’Arco, porteranno sul palco due monumenti davanti ai quali togliersi il cappello: Archie Shepp e Benny Golson.

Il quartetto del primo sarà accompagnato per l’occasione dall’Orchestra Napoletana di Jazz di Mario Raja, esibendosi in classici del repertorio di Shepp, ma anche in standard e in rivisitazioni di brani classici della tradizione partenopea. Un abbinamento inaspettato e sulla carta improbabile, ma che di sicuro suscita interesse e curiosità.

Golson invece snocciolerà il suo repertorio accompagnato da un inedito terzetto di musicisti nostrani: Antonio Faraò al pianoforte, Aldo Vigorito al contrabbasso e Claudio Romano alla batteria.

Noi, come sempre, ci saremo. Per il programma completo vi invitiamo a visitare il sito ufficiale e la pagina Facebook.

Rispetto alla prima serata c’è più gente, trovare posti a sedere è impresa assai ardua e molti sono quelli che si accomodano in piedi ai lati delle poltroncine. Verrebbe da pensare che gli appassionati di jazz sono tutti qui per non perdersi l’appuntamento importante, non fosse per il viavai di gente che con nonchalance si alza e si siede per tutta la durata del concerto, tra ritardatari che chiedono se quel posto vuoto è occupato, curiosi che guardano un paio di pezzi e via, altri che tolgono le tende dopo mezz’ora per chissà quale coprifuoco (alle 23 la loro utilitaria si sarebbe trasformata in zucca?) e altri ancora che si aggirano come avvoltoi, pronti a fiondare il deretano sul primo quadrato di plastica che resta libero. Come se non bastasse, a un certo punto ti giri e scopri una coppia più o meno matura che DORME abbracciata. A pochi posti di distanza, una signora segue l’esempio. (Continua a leggere)

Se avete un profilo Facebook e tra le vostre conoscenze figurano individui d’età compresa tra i 20 e i 35 anni (ma diciamo pure 40), sono pronto a scommettere che avete le scatole disintegrate dai terrificanti post sul concerto dei Radiohead – roba con un hype che manco la resurrezione di Cristo – e il vostro sogno neanche troppo recondito sarebbe stato di presentarvi ieri sera all’ippodromo delle Capannelle equipaggiati come Schwarzenegger in ‘Commando’ e uscire qualche ora dopo su tutti i telegiornali. Noi però abbiamo tenuto a bada certi istinti e ieri sera siamo andati a vedere Pomigliano Jazz che riapre i battenti (giunto ormai alla sua diciassettesima edizione), seppur in una location ridimensionata rispetto agli anni scorsi. (Continua a leggere)

Anno dopo anno, nel corso di tre lustri, Pomigliano Jazz si è ritagliato uno spazio importante tra gli eventi della nostra penisola dedicati alla musica di cui leggete su queste pagine, portando (gratis!) in provincia di Napoli nomi colossali come Herbie Hancock, Lester Bowie, Elvin Jones, McCoy Tyner, Ahmad Jamal e Anthony Braxton. L’edizione 2011 è giunta avvolta in una coltre d’incertezza: per un momento si è temuto persino per la sopravvivenza del festival, almeno finchè, a pochi giorni dalla manifestazione, non è stato finalmente rivelato il programma definitivo. Nostro personale highlight: l’esibizione, il 10 settembre, del trombettista Avishai Cohen (da non confondere con l’omonimo contrabbassista). (Continua a leggere)