FREE FALL JAZZ

Archive for " luglio, 2013 "

È passato qualche giorno ormai. Due, tre, una settimana, un mese? Qui, al reparto di psichiatria intensiva, il tempo scorre inesorabile ma senza ritmo. I dottori mi suggeriscono di scrivere qualcosa. Dicono che mi farà bene. Una frase, un accenno… Ogni sforzo è vano. Ecco che appena inizio a ricordare qualcosa del festival, tutto sembra più bello e leggero, ma quando, guardandomi intorno allibito, scopro di non essere più tra la musica, le bancarelle e il lago, subito ritorno nello stato vegetativo in cui mi trovo da giorni. La sensazione è quella di avere uno Steinway sul petto. Credo però di aver fatto dei progressi. La terapia funziona… L’aver scritto “festival” senza cadere in un baratro di nichilismo cosmico è da considerarsi un gran successo. Dicono che se scrivo è meglio. Dicono che devo sforzarmi, dicono… (Continua a leggere)

In seguito alla recensione del bellissimo ‘Gamak’ siamo stati letteralmente tempestati di richieste per altri articoli sul sassofonista newyorkese. Ok, non è affatto vero, però avendo reperito l’esibizione del quartetto di Rudresh all’interno del Winter Jazz Fest di New York, nel gennaio del 2012, pensiamo di fare cosa gradita riproponendovela qui in due spezzoni.



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DUE STORICHE BAND PER DUE GRANDI EVENTI DELL`ESTATE RIMINESE

SPYRO GYRA 18 LUGLIO 2013

TRIBAL TECH 25 LUGLIO 2013

Rockisland Molo di Rimini | Concerto ore 22:00 circa.

Spyro Gyra, uno dei gruppi Jazz Fusion/Crossover di maggiore successo .

Tribal Tech by Scott Henderson, considerato da riviste musicali, “Guitar World” e “Guitar Player”, il chitarrista n. 1 davanti a nomi come Pat Metheny, Allan Holdsworth ed Eric Clapton.

OPENING ACT “THE START POINT” BY MARCELLO SUTERA.

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Che la Criss Cross sia un’etichetta particolarmente amata da queste parti lo avrete intuito, visto che ne abbiamo a più riprese elogiato le emissioni. No, non sono nostri amici, né ci hanno promesso mari e monti in cambio del nostro illustre parere da uomini Del Monte: molto più semplicemente, l’etichetta olandese è portabandiera di gran parte del miglior post bop (ma non solo) ascoltato negli ultimi anni. Merito anche del fiuto del patron Gerry Teekens, che, pur in tempi di magra, non si tira indietro quando si tratta di dare un’opportunità a talentuosi virgulti.

Tim Warfield, nello specifico, non è proprio di primo pelo: per la Criss Cross ha esordito nel lontano ’95 e con ‘Eye Of The Beholder’ giunge al suo settimo album in proprio. Attorno a lui troviamo un altro habitué di casa Criss Cross come il pianista Cyrus Chestnut e la tromba dai tratti hubbardiani di Nicholas Payton (di recente ascoltato anche sull’ottimo ‘Unanimous’ di Ulisses Owens Jr.), con la sezione ritmica di Rodney Whitaker (basso) e Clarence Penn (batteria) a chiudere il cerchio. Chi già apprezza Warfield può anche chiudere qui, aggiungere un’altra tacca al filotto e comprare a scatola chiusa; per chi invece è a digiuno, si tratta di un bel modo per cominciare a fare conoscenza. (Continua a leggere)


Come già sapete, il 4 luglio prossimo prende il via il 47esimo Montreaux Jazz Festival, uno degli eventi Jazz (e dintorni) più attesi e conosciuti dell’anno. Free Fall Jazz sarà presente alla seconda serata: The ACT Night. Eccovi la line-up, due righe sui tre artisti che andranno in scena, giusto per stuzzicare un po’ la vostra curiosità o uccidervi di noia se già siete sul pezzo.

Michael Wollny
Ho già parlato di Michael e del suo eccentrico trio, gli [em], tempo fa. Classe 1978, in ACT dal 2005, il giovane tetesco vanta molte collaborazioni e performance da leader per un totale di undici album (eggià, undici…). Nonostante l’ancora “breve” carriera, il suo nome riecheggia insieme ad epiteti come “grandioso”, “talentuoso”, “formidabile” e “leggendario” tra i corridoi della critica europea e internazionale. Un personaggio eclettico, ma molto alla mano; un’estetica e un linguaggio dal timbro indefinibile, spiazzante… profondo. Echo Jazz 2010, 2011 e 2013 per ‘Wasted & Wanted’ dei già citati [em]. In questa breve introduzione al personaggio, concedetemi una piccola curiosità: Soggy Loch (fondatore e presidente di ACT), in ogni sua intervista, maldestramente portato a parlare di Esjborn Svensson e della sua triste e prematura scomparsa, parla di Wollny come uno dei principali motivi per cui ancora oggi possiamo parlare di ACT e godere dei grandi artisti che ogni hanno offre sul piatto del sensibile ascoltatore. (Continua a leggere)

Il jazz è musica metropolitana e cosmopolita, lo si dice fin dai tempi del nonno di King Oliver. Ebbene, il percorso musicale di Rudresh Mahanthappa incarna in maniera davvero esemplare questo concetto. Sassofonista americano di origini indiane, nel corso della sua carriera Rudresh ha seguito un percorso simile a quello del primo quartetto Masada (affermazione tutta mia da prendere cum grano salis, e a tonnellate): come John Zorn ha assorbito e rigenerato nel jazz la musica ebraica trasformandola in una nuova musica ebraica contemporanea, così ha fatto lui, inglobando nel jazz moderno la musica indiana e inserendo il risultato nel contesto più ampio della musica americana di oggi, dal funk all’hip hop al rock al blues, e non solo. (Continua a leggere)

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