FREE FALL JAZZ

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È passato qualche giorno ormai. Due, tre, una settimana, un mese? Qui, al reparto di psichiatria intensiva, il tempo scorre inesorabile ma senza ritmo. I dottori mi suggeriscono di scrivere qualcosa. Dicono che mi farà bene. Una frase, un accenno… Ogni sforzo è vano. Ecco che appena inizio a ricordare qualcosa del festival, tutto sembra più bello e leggero, ma quando, guardandomi intorno allibito, scopro di non essere più tra la musica, le bancarelle e il lago, subito ritorno nello stato vegetativo in cui mi trovo da giorni. La sensazione è quella di avere uno Steinway sul petto. Credo però di aver fatto dei progressi. La terapia funziona… L’aver scritto “festival” senza cadere in un baratro di nichilismo cosmico è da considerarsi un gran successo. Dicono che se scrivo è meglio. Dicono che devo sforzarmi, dicono… (Continua a leggere)